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Cos’è la serenità, e come possiamo aumentarla?

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mons. Charles Pope - pubblicato il 21/04/15
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Dio, donami la saggezza…La parola “serenità” deriva dal latino serenus, che significa chiaro o senza nubi (intendendo il cielo). Per estensione, significa calmo, senza tempeste.

La serenità è tornata alla ribalta nei tempi moderni con l'avvento di molti programmi dei 12 Passi, che usano la Preghiera della Serenità come aiuto importante nel loro lavoro.

La parola greca forse più vicina a “serenità” è γαλήνη (galene=calma), e viene usata soprattutto per descrivere l'episodio in cui Gesù era nella barca e ha sgridato la tempesta, provocando una grande calma, serenità (cfr. Mt 8, 26). In questo senso, possiamo vedere come la vera serenità debba giungere come dono di Dio, perché le tempeste della vita possono schiacciarci e sopraffarci. Per questo, dobbiamo cercare la serenità da Dio e riceverla da Lui.

La mia esperienza personale con la serenità è che si tratta di una gioia calma, fiduciosa, pacifica; un sentimento per cui va tutto bene, tutto è nelle mani di Dio. È un sentimento per il quale so cosa spetta a me e cosa appartiene a Dio.

Vorrei esaminare quattro massime collegate alla serenità. Non sono del tutto sicuro di dove le ho trovate per la prima volta, ma le ho scoperte in una raccolta di vecchi ritagli che ho da anni. Questi detti descrivono la serenità in sé (spesso senza usare la parola specifica) e le sue fonti. Guardiamoli uno per uno (con un piccolo commento del sottoscritto). Prendono la forma delle storie dei Padri del deserto, ma sono abbastanza sicuro che siano riflessioni realmente moderne messe in forma antica. 

1. I discepoli chiesero al maestro: “Ci sono dei modi per misurare la propria forza spirituale?” “Ce ne sono molti”, rispose il maestro. “Diccene uno”, implorarono i discepoli. E il maestro rispose: “Scoprite quanto spesso vi agitate nel corso di una singola giornata”

La vita cristiana ordinaria deve essere sempre più libera da rabbia, ansia e agitazione. Questo deriva dalla fiducia crescente suscitata dalla fede. Più siamo vicini a Dio e più sperimentiamo il suo amore per noi, più sono irrilevanti per noi l'odio del mondo e l'insensibilità altrui. Siamo sempre più calmi quando non veniamo lodati o sostenuti, perché l'amore di Dio è abbastanza per noi, lo sperimentiamo come una realtà. Siamo meno ossessionati da ciò che gli altri pensano di noi. Le nostre paure lasciano spazio a un'esperienza potente della provvidenza amorevole di Dio e della sua capacità di trovare una via d'uscita anche quando sembra che non ci sia.

La rabbia e l'agitazione interiore diminuiscono man mano che lasciamo la vendetta a Dio e siamo meno propensi alla rabbia, perché la gran parte della rabbia si basa sulla paura, e se la paura lascia il posto alla fiducia il motivo di buona parte della nostra rabbia svanisce. La gratitudine per le grazie che abbiamo ricevuto rende la gelosia e l'invidia meno possibili. L'agitazione diminuisce.

Sì, la serenità è un indicatore reale del progresso spirituale. La crescente mancanza di agitazione nella nostra giornata è un segno dell'azione di Dio nella nostra anima. Ecco un dono da cercare.

2. A volte poteva esserci un'ondata di visitatori rumorosi e il silenzio del monastero veniva infranto. Questo faceva alterare i discepoli; non il Maestro, che sembrava contento sia con il rumore che con il silenzio. Un giorno disse ai suoi discepoli che protestavano: “Il silenzio non è l'assenza di suono, ma l'assenza di sé”.

Succede spesso che anche quando preghiamo nel silenzio fisico la nostra mente sia piena di tante preoccupazioni. La preghiera più profonda deve essere raggiunta in Dio, per ottenere il dono del silenzio contemplativo. Questo silenzio è interiore e non può essere disturbato facilmente dai rumori fisici del mondo. È una serenità profonda, interiore, spirituale, che avvolge l'anima. È una pace che il mondo non ha dato e che non può portare via. Anche qui c'è un dono da cercare in Dio: la serenità interiore e profonda. È un silenzio concentrato su Dio e lontano da noi stessi e dalle nostre preoccupazioni egocentriche.

3. A un discepolo che si lamentava sempre degli altri, il Maestro disse: “Se quello che vuoi è la pace, cerca di cambiare te stesso, non gli altri. È più facile indossare le pantofole che mettere la moquette a tutta la terra”.

C'è un vecchio detto che recita “Se sto meglio, stanno meglio anche gli altri”. La riforma e la trasformazione di tutto il mondo inizia con me. Si può trovare grande serenità nello stare nel nostro sentiero e lavorare alle nostre cose.

In un matrimonio, molta rabbia sbollisce quando un coniuge addolorato pensa: “Il mio matrimonio non è perfetto perché ne faccio parte io”. I matrimoni perfetti, le chiese perfette, le famiglie perfette, i luoghi di lavoro perfetti… non esistono perché non ci sono persone perfette a popolarli. E l'imperfezione inizia con me. C'è serenità nel capire questo e nell'accettarlo. Le aspettative irrealistiche (ad esempio che gli altri dovrebbero essere perfetti) sono risentimenti premeditati. E il risentimento ci ruba la serenità.

È vero che dobbiamo impegnarci in una correzione fraterna correttamente ordinata, ma la correzione fraterna ha poco effetto senza l'umiltà e la serenità che sdrammatizzano la difficoltà del momento della correzione.

4. “Come posso essere un grande uomo come te?” “Perché essere un grande uomo?”, chiese il Maestro. “Essere uomo è già un risultato abbastanza grande”.

Spesso nutriamo sogni irrealistici. Avere dei sogni non è sbagliato, ma dobbiamo anche accettare il fatto che è Dio che in ultima istanza assegna a ciascuno di noi il proprio posto nel Suo regno.

Uno dei grandi segreti della serenità è scoprire gradualmente l'uomo o la donna che Dio aveva in mente quando ci ha creati. Diventare semplicemente quello per cui siamo stati fatti e rispettare ciò che Dio sta facendo è una grande fonte di serenità. Solo Dio può darci questa conoscenza del Suo progetto per noi.

Le Scritture dicono: “Signore, non si inorgoglisce il mio cuore e non si leva con superbia il mio sguardo; non vado in cerca di cose grandi, superiori alle mie forze. Io sono tranquillo e sereno come bimbo svezzato in braccio a sua madre, come un bimbo svezzato è l'anima mia” (Salmo 131, 1-2).

C'è una storia sul rabbino Eliezer, che disse: “Mi sono detto spesso: 'Eliezer, perché non sei più simile a Mosè? Mosè era un grand'uomo!' Ma poi mi ricordo che se facessi questo un giorno Dio mi chiederebbe: 'Eliezer, perché non sei stato Eliezer?'”

Sì, è fonte di serenità non cercare di essere qualcun altro.

Quelli riportati sono solo pochi pensieri sulla serenità. Nella Scrittura, Gesù ha portato serenità quella notte nella barca calmando la tempesta.

Ecco un pensiero interessante: avete notato che Gesù ha dormito durante la maggior parte della tempesta quella notte e ha dovuto essere svegliato dai discepoli terrorizzati? Chi aveva ragione, Gesù ad essere calmo o i discepoli ad essere nel panico? A voi la scelta.

Un pensiero finale: molte persone hanno ascoltato la Preghiera della Serenità, ma il passo che la maggior parte della gente conosce sono in realtà solo le prime righe di una preghiera più lunga. Non è chiaro chi sia l'autore di questa preghiera, ma ecco il testo completo:

Signore, concedimi la serenità per accettare le cose che non posso cambiare, il coraggio per cambiare le cose che posso, e la sapienza per comprendere la preziosità della vita condotta ogni giorno con serenità, gustando ogni momento quietamente, accettando la contrarietà come il sentiero che conduce alla pace, accogliendo come Tu hai fatto questo mondo peccatore così quale è, non come mi piacerebbe che fosse. Confidando che tu, o Signore, ordinerai tutte le cose nella misura in cui io mi sottometterò alla tua volontà, perché possa vivere felice in questa vita e pienamente gioioso con Te per sempre nell'altra. 
Amen.

Monsignor Charles Pope è parroco della parrocchia Holy Comforter-St. Cyprian di Washington, D.C. (Stati Uniti). Ha frequentato il Mount Saint Mary’s Seminary ed è laureato in Divinità e Teologia Morale. È stato ordinato nel 1989 e nominato monsignore nel 2005. Ha condotto uno Studio Biblico settimanale al Congresso degli Stati Uniti e alla Casa Bianca, rispettivamente per due e quattro anni. Questo articolo è stato pubblicato in origine sul suo blog sul sito web dell'arcidiocesi cattolica di Washington.

[Traduzione dall'inglese a cura di Roberta Sciamplicotti]

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