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«La fede non è strumento di potere. I martiri ce lo ricordano»

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Radio Vaticana - pubblicato il 20/04/15
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Così il pontefice durante l’Omelia a Santa Marta di questa mattinadi Sergio Centofanti

La testimonianza dei martiri ci aiuta a non cadere nella tentazione di trasformare la fede in potere: è quanto ha detto Papa Francesco nella Messa del mattino a Casa Santa Marta.

Tanti seguono Gesù per interesse, per il potere
Commentando il Vangelo del giorno, in cui la folla cerca Gesù dopo la moltiplicazione dei pani e dei pesci non “per lo stupore religioso che ti porta ad adorare Dio” ma “per interesse materiale”, Papa Francesco osserva che nella fede c’è il rischio di non comprendere la vera missione del Signore: questo accade quando si approfitta di Gesù, scivolando “verso il potere”:

“Questo atteggiamento si ripete nei Vangeli. Tanti che seguono Gesù per interesse. Anche fra i suoi apostoli: i figli di Zebedeo che volevano essere primo ministro e l’altro ministro dell’economia, avere il potere. Quella unzione di portare ai poveri il lieto annuncio, la liberazione ai prigionieri, la vista ai ciechi, la libertà agli oppressi e annunciare un anno di grazia, come diviene scura, si perde e si trasforma in qualcosa di potere”.

Dalla tentazione del potere all'iprocrisia
“Sempre – sottolinea il Papa – c’è stata questa tentazione di passare” dallo stupore religioso “che Gesù ci dà nell’incontro con noi, a profittarne”:

“Questa anche è stata la proposta del diavolo a Gesù nelle tentazioni. Una sul pane, proprio. L’altra sullo spettacolo: ‘Ma facciamo un bello spettacolo così tutta la gente crederà in te’. E la terza, l’apostasia: cioè, l’adorazione degli idoli. E questa è una tentazione quotidiana dei cristiani, nostra, di tutti noi che siamo la Chiesa: la tentazione non del potere, della potenza dello Spirito, ma la tentazione del potere mondano. Così si cade in quel tepore religioso al quale ti porta la mondanità, quel tepore che finisce, quando cresce, cresce, cresce, in quell’atteggiamento che Gesù chiama ipocrisia”.

Dio ci sveglia con la testimonianza dei santi e dei martiri
In questo modo – afferma Papa Francesco – “si diventa cristiano di nome, di atteggiamento esterno, ma il cuore è nell’interesse”, come dice Gesù: “In verità, in verità io vi dico: voi mi cercate non perché avete visto dei segni ma perché avete mangiato di quei pani e vi siete saziati”. E’ la tentazione di “scivolare verso la mondanità, verso i poteri” e così “si indebolisce la fede, la missione, si indebolisce la Chiesa”:

“Il Signore ci sveglia con la testimonianza dei santi, con la testimonianza dei martiri, che ogni giorno ci annunciano che andare sulla strada di Gesù è quella della sua missione: annunciare l’anno di grazia. La gente capisce il rimprovero di Gesù e gli dice: ‘Ma cosa dobbiamo compiere per fare le opere di Dio?’. Gesù rispose loro: ‘Questa è l’opera di Dio: che crediate in colui che Egli ha mandato’, cioè la fede in Lui, soltanto in Lui, la fiducia in Lui e non nelle altre cose che ci porteranno alla fine lontano da Lui. Questa è l’opera di Dio: che crediate in Colui che Egli ha mandato, in Lui”.
Il Papa conclude l’omelia con questa preghiera al Signore: “Che ci dia questa grazia dello stupore dell’incontro e anche ci aiuti a non cadere nello spirito di mondanità, cioè quello spirito che dietro o sotto una vernice di cristianesimo ci porterà a vivere come pagani”.

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