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La maternità ti fa bella

Woman and child

© SHUTTERSTOCK

Giuliano Guzzo - Il Blog di Giuliano Guzzo - pubblicato il 19/04/15

La positività della gravidanza dimostrata dalla medicina

La gioia incomparabile che dona la nascita di un figlio, com’è intuibile, sfugge a ogni misurazione ed oltrepassa qualsiasi parametro: la si può solo constatare nella sua bellezza e spontaneità, e nel suo continuo disegnarsi sul volto di donne che, nell’alterità che generano, realizzano pienamente loro stesse. Persino in Una donna, uno dei primi libri femministi pubblicati nella nostra penisola, Sibilla Aleramo (1876–1960), scrittrice che giovanissima patì i dolori dello stupro e di un aborto spontaneo, non trova che queste parole per descrivere l’emozione – universale e neppure del tutto decifrabile, tanto è vasta – di una gravidanza portata a termine: «Quando […] posi per la prima volta le labbra sulla testina di mio figlio, mi parve che la vita per la prima volta assumesse a’ miei occhi un aspetto celestiale, che la bontà entrasse in me, che io divenissi un atomo nell’Infinito, un atomo felice, incapace di pensare e di parlare, sciolto dal passato e dall’avvenire, abbandonato nel Mistero radioso» (Una donna, Feltrinelli, Milano 1978, p. 81).

Le magnifiche pennellate di parole che questa grande scrittrice e poetessa ci ha consegnato raccontando la maternità non c’inducano però a ritenere che – benché la gioia che questo evento regala a una donna, come dicevamo, non si lasci quantificare – la ricerca scientifica nulla ci possa dire sui benefici che la nascita di un figlio porta con sé. Tutt’altro. E’ di questi giorni, per fare un esempio, la pubblicazione di un interessante studio della Hadassah Medical School di Gerusalemme secondo cui la gravidanza tenderebbe a ringiovanire, per così dire, la mamma; questo perché si tratta di condizione unica per il corpo umano, che stabilisce la condivisione di un sistema unico per la circolazione del sangue. In sostanza è come se il figlio in grembo, col proprio sviluppo, iniettasse nel sangue materno un pizzico di giovinezza, rallentando in particolare il processo d’invecchiamento e favorendo il mantenimento dei tessuti e della capacità dei muscoli delle madre di rigenerarsi (Fertility and Sterility, 2015).

Per quanto sorprendente, non si tratta la prima evidenza scientifica in assoluto sul benessere portato dalla gravidanza: da uno studio precedente, condotto su ben ventunomila coppie, era già infatti emerso come il non avere figli sia correlato con l’aumento delle probabilità di morte prematura dovuta a tumori, malattie cardiovascolari o incidenti del doppio per gli uomini e addirittura di quattro volte per le donne; gli stessi genitori che adottano fanno mediamente registrare tassi più contenuti di problemi psichiatrici (Journal of Epidemiology Community Health, 2013). Ora, è pur vero che dette risultanze derivano dal monitoraggio di coppie che attendevano un figlio tramite la fecondazione in vitro – e che, pertanto, potevano riversare sull’arrivo del figlio un’aspettativa particolarmente intensa, e sulla sua mancata nascita una delusione altrettanto forte -, tuttavia non possono essere ignorate, anche perché risultano in linea coi benefici riscontrati sulla salute dell’avere figli in particolare per le donne (Annals of Behavioral Medicine, 2009), incluse quelle che ne hanno più d’uno (Fertility and Sterility, 2012).

La positività della gravidanza è tale che si registra persino quando è inattesa o indesiderata: da un’accurata revisione di studi pubblicata sull’argomento si è rilevato come, confrontata con le conseguenze dell’”alternativa” costituita dall’aborto volontario, la gravidanza portata a termine anche se non voluta – al di là del non irrilevante, anzi decisivo aspetto della sopravvivenza del figlio concepito – risulta l’opzione preferibile per la tutela della salute materna (Psychiatry and Clinical Neurosciences, 2013). Ragion per cui quanto sostenuto dai ricercatori della Hadassah Medical School di Gerusalemme e poc’anzi ricordato può stupire solamente coloro che ancora si ostinano a chiudere gli occhi dinnanzi alla meraviglia di una nuova vita, evento che non arricchisce solo umanamente e demograficamente, ma anche in termini di salute. Perché la bellezza della vita è tale – anche se potrebbe apparire banale sottolinearlo – da essere contagiosa, da portarne di nuova anche a chi è già venuto al mondo da tempo. E solo se ci si abbandona al «Mistero radioso» dell’Amore si può capire fino in fondo come mai questo accade.

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