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La conversione è sempre possibile

Young female legs walking towards the sunset on a dirt road – © Petar Paunchev / Shutterstock – it

Young female legs walking © Petar Paunchev / Shutterstock

Felipe Aquino - pubblicato il 03/04/15

Gli atei affermano che Dio non esiste, gli agnostici che Dio non parla, ma i credenti dicono che Dio non tace mai

Nel libro dell'Apocalisse leggiamo: “Ecco, sto alla porta e busso. Se qualcuno ascolta la mia voce e mi apre la porta, io verrò da lui, cenerò con lui ed egli con me” (Ap 3,20). Il nostro uomo interiore deve prepararsi ad essere visitato da Dio, e per questo non deve lasciarsi invadere dalle illusioni, dalle apparenze, dalle cose materiali.

Molti uomini e donne famosi – scienziati, filosofi… – che si dicevano atei sono stati un giorno toccati dalla grazia di Dio e Gli hanno donato il proprio cuore. Molti sono tornati a Dio contemplando le stelle, le equazioni della fisica e della matematica, osservando le galassie o interrogandosi sul significato dell'amore e della sofferenza.

La prova innegabile è questa: dietro un romanzo c'è sempre uno scrittore; dietro un bel quadro c'è un pittore, dietro un edificio un costruttore…

Non è perché ci sono dei ciechi che non possono contemplare la bellezza del mondo che questo smette di essere bello. “Il problema non è nel mondo, ma nella cecità”, ha detto Jean Guiton. Non è perché alcuni non credono in Dio e non lo vedono che non esiste.

Attualmente non sono poche le conversioni, intese come il ritorno di chi, dopo un'educazione cristiana forse superficiale, si è allontanato dalla fede per anni e poi ha riscoperto Cristo e il suo Vangelo.

Il Signore non si stanca mai di bussare alla porta degli uomini, anche di quelli più coinvolti in contesti sociali e culturali che sembrano divorati dalla secolarizzazione, in una vita senza Dio. Posso citare alcuni di questi convertiti: Gilbert Chesterton, Vittorio Messori, Santa Edith Stein, André Frossard, Ernesto Sábato, Francis Collins, Fedor Dostoevskij, C.S. Lewis, Narciso Yepes, Pavel Florenskij, Dorothy Day, tra tanti altri. Vediamone solo qualcuno.

Francis Collins era ateo, medico, chimico e biologo, coordinatore del maggior progetto di biotecnologia che il mondo abbia mai conosciuto, il Genoma Umano. È stato uno dei responsabili di un fatto spettacolare della scienza moderna: la mappatura del DNA umano, nel 2001. Un giorno, di fronte a un'anziana parente malata terminale, si è convertito di fronte alla fede della donna e ha detto “Credo che l'ateismo sia la più irrazionale delle opzioni”. “La scienza ha il suo campo d'azione nell'esplorazione della natura, ma è incapace di dirci perché esiste l'universo, che significato ha la nostra vita o cosa possiamo aspettarci dopo la morte”.

Ernesto Sábato, scrittore, anarchico e comunista in gioventù, abbattuto dalla sofferenza per la perdita della moglie Matilde e del figlio Jorge, è tornato a Dio: “Nella solitudine della mia stanza, abbattuto dalla morte di Jorge, mi sono interrogato sul Dio che sembra nascondersi dietro alla sofferenza”. “Mi conforta l'immagine di quel Cristo che ha sofferto anche lui l'assenza del Padre”.

Fedor Dostoevskij (1821-1881) è stato prigioniero vari anni in Siberia, e leggendo il Vangelo durante la prigionia si è convertito: “L'ho tenuto sotto il cuscino nei miei quattro anni di lavori forzati. Lo leggevo di tanto in tanto, e lo leggevo agli altri”. Ha detto: “Non credo in Gesù Cristo come un bambino. È stato attraverso il dubbio che sono arrivato alla lode”. “Cosa dovremmo fare se Dio non esistesse, se Rakitin avesse ragione nell'affermare che è un'idea inventata dall'umanità? In quel caso, l'uomo sarebbe il re del mondo. Magnifico. Ma io chiedo: come potrebbe agire bene senza Dio, chi amerebbe allora l'uomo, a chi canterebbe inni di lode?”

Papa Benedetto XVI, nell'udienza generale del 13 febbraio 2013, ha narrato alcuni casi di persone famose che sono tornate a Dio, iniziando con il caso dello scienziato ortodosso russo Pavel Florenskij. Dopo un'educazione completamente agnostica, agendo con reale ostilità nei confronti degli insegnamenti religiosi ricevuti a scuola, lo scienziato esclamò: “No, non si può vivere senza Dio!” e cambiò completamente la sua vita, al punto da diventare monaco.

Il papa ha poi raccontato il caso di Etty Hillesum, una giovane olandese di origine ebraica morta ad Auschwitz. Inizialmente distante da Dio, lo ha scoperto guardando profondamente dentro di sé e ha scritto: “Un pozzo molto profondo è dentro di me. E Dio c’è in quel pozzo. Talvolta mi riesce di raggiungerlo, più spesso pietra e sabbia lo coprono: allora Dio è sepolto. Bisogna di nuovo che lo dissotterri” (Diario, 97). Nella sua vita dispersa e inquieta, ha trovato Dio in mezzo alla grande tragedia del XX secolo, l'Olocausto. Questa giovane fragile e insoddisfatta, trasfigurata dalla fede, è diventata una donna piena di amore e pace interiore, capace di dire: “Vivo costantemente in intimità con Dio”.

Un altro caso raccontato dal papa mostra la capacità di opporsi alle attrazioni ideologiche del suo tempo per scegliere la ricerca della verità e aprirsi alla scoperta della fede. È ciò che è accaduto a un'altra donna della nostra epoca, la statunitense Dorothy Day. Nella sua autobiografia, confessa apertamente di essere caduta nella tentazione di risolvere tutto con la politica, aderendo alla proposta marxista: “Volevo andare con i manifestanti, andare in prigione, scrivere, influenzare gli altri e lasciare il mio sogno al mondo. Quanta ambizione e quanta ricerca di me stessa c’era in tutto questo!”

Il cammino verso la fede in un ambiente così secolarizzato era particolarmente difficile, ma la Grazia agisce lo stesso, come lei stessa sottolinea: “È certo che io sentii più spesso il bisogno di andare in chiesa, a inginocchiarmi, a piegare la testa in preghiera. Un istinto cieco, si potrebbe dire, perché non ero cosciente di pregare. Ma andavo, mi inserivo nell’atmosfera di preghiera…”. Dio l’ha condotta ad una consapevole adesione alla Chiesa, in una vita dedicata ai diseredati.

Un caso meraviglioso è stato quello di Felix Leseur, giornalista francese materialista e collaboratore di quotidiani anticlericali, che ha fatto di tutto per eliminare la fede della moglie Élisabeth, costringendola a leggere opere di autori razionalisti come Le origini del cristianesimo e la Vita di Gesù di Ernest Renan.

Dopo la morte della moglie, il vedovo Felix scoprì il diario della sua sposa: Journal et Pensées pour chaque Jour (Diario e Pensieri per ogni giorno). La lettura di queste note lo colpì e decise di cambiare vita. Una volta convertito, divenne frate domenicano e un grande diffusore delle opere della moglie. Oltre ad aver pubblicato il diario a Parigi nel 1917, pubblicò Lettres sur la Soufrance (Lettere sulla Sofferenza) nel 1918, La Vie Spirituelle (La Vita Spirituale) sempre nel 1918 e Lettres à des Incroyants (Lettere agli Increduli) nel 1922.

Questo caso dimostra che Dio agisce sempre quando la gente prega, anche quando può sembrarci che la nostra preghiera non abbia esito. Dio è sempre presente e ascolta quando preghiamo con fede, umiltà e perseveranza. Non dimentichiamoci che Egli è il Padre buono e ci ama. Dipende quindi da noi “pregare costantemente” (1Ts 5,17) e non scoraggiarci mai, perché anche dopo la nostra morte Dio può rispondere alla nostra supplica. Dipende da noi pregare, e sta a Lui concedere la grazia quando lo ritenga opportuno. Le Sue vie non sono le nostre.

[Traduzione dallo spagnolo a cura di Roberta Sciamplicotti]

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testimonianze di vita e di fede
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