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Giovanni Paolo II non solo un Papa, un Papà

Paula Olearnik of Poland embraces Pope John Paul II – CPP

© ALESSIA GIULIANI/CPP

<span class="standardtextnolink"><a class="standardtext">ALESSIA GIULIANI/CPP</a></span><br /> <span class="standardtextnolink">Paula Olearnik of Poland embraces Pope John Paul II during a ceremony in St. Peter&#039;s Square at the Vatican in this April 1, 2004, file photo. The pontiff often urged Catholic youth to dedicate themselves to God.</span>

Sabrina Fusco - Aleteia - pubblicato il 02/04/15

Il ricordo di una giovane donna della "generazione Wojtyla"

Sono passati 10 anni da quel 2 Aprile 2005, da quella sera in cui giunse la Pasqua di Giovanni Paolo II, il suo passaggio da questa vita all’eternità.
Ricordo il dolore per una perdita così grande, avevo 25 anni e solo nel silenzio trovai le parole per esprimerlo.

Fu una guida per tutti, credenti e non, perché era l’unico che in quegli anni infondeva coraggio e serenità. Le sue erano parole di verità, la Verità di Cristo; parole d’amore, l’Amore di Cristo; parole di vita, la Vita di Cristo.

Entrò nella storia in punta di piedi e ne cambiò il corso.

In quel lontano 16 ottobre 1978 il neoeletto Papa comunicava al mondo il suo amore e la fiducia totale per «Madonna Santissima», dedicandole interamente la sua missione petrina e con la frase «Se mi sbaglio mi corrigerete» si conquistò la simpatia dei fedeli.

Il suo è stato il terzo pontificato più lungo nella storia della Chiesa, quasi 27 anni durante i quali Karol Wojtyla fu “parroco” di un’intera umanità.

Conosciamo bene il suo forte impatto con gli avvenimenti storici, il suo battersi per la pace nel mondo e il dialogo interreligioso. Domandò perdono per gli errori commessi nel passato dai cattolici e a nome di quest’ultimi assicurò il perdono per le persecuzioni subite nella storia.

Sono molte le cose che riuscì a realizzare Giovanni Paolo II. Il mondo lo ricorderà per questo, ma noi giovani continuiamo a ricordarlo come un papà, un vero padre con il quale avere un dialogo sincero. Lui che comunicava con i suoi simpatici gesti e i meravigliosi messaggi e noi che rispondevamo con il nostro affetto e il nostro entusiasmo.

Ci ha dato tanto, ci ha dato tutto.

Ci ha portato a Cristo con amore e fiducia esortandoci a mettere Lui al centro della nostra vita.
Di fronte al nostro desiderio di felicità e alla sete di verità e pace, la risposta del Santo Padre è sempre stata solo una: Gesù.

Lo abbiamo amato, Karol Wojtyla , non perché ci proponeva strade semplici da percorrere e portoni grandi dove entrare, ma perché, andando contro la logica del mondo, ci invitò ad “abbracciare” la croce, unica via che conduce a Cristo.

Ed è proprio una croce di legno che il Papa regalò ai giovani nel 1984, quando stabilì che la Domenica delle Palme fosse dedicata alla gioventù. Quella croce, che da allora viaggia per il mondo, divenne simbolo delle Giornate Mondiale della Gioventù (GMG).

Nasce la geniale idea degli incontri mondiali, ogni due o tre anni, in varie città: Buenos Aires (1987), Santiago de Compostela (1989), Czestochowa (1991), Denver (1993), Manila (1995), Parigi (1997), Roma (2000), Toronto (2002). Eventi straordinari in cui i giovani si riunivano insieme per pregare Dio, guidati da quel giovane anziano vestito di bianco che per primo, così tanto, aveva creduto in loro. La gioia, i sentimenti e le emozioni di quelle giornate invadono i nostri cuori e infondono coraggio per proseguire lungo il cammino della vita. Giornate nelle quali il Papa scuoteva gli animi : «Cristo vi chiama a cose grandi. Non deludetelo. Deludereste voi stessi».

Negli anni del suo pontificato, Giovanni Paolo II non si stancò mai di ripetere le parole: «Non abbiate paura». Conosceva infatti i nostri timori e ciò che turba i nostri cuori. La paura del futuro, paura di confrontarsi col prossimo, paura d’amare, di perdonare, di essere testimoni e santi del terzo millennio. Ma di fronte a tutte queste paure, si rivolse a noi giovani con ferma fiducia: «Voi siete la speranza della Chiesa, voi siete la mia speranza».

La speranza è nel futuro, noi siamo il futuro.

Lui che è stato la nostra guida per 27 anni, credeva in noi, credeva nei nostri sogni, nella nostra voglia di vita.

«Voi porterete l’annuncio di Cristo nel nuovo millennio. Tornando a casa, non disperdetevi. Confermate ed approfondite la vostra adesione alla comunità cristiana a cui appartenete. Da Roma, dalla Città di Pietro e di Paolo, il Papa vi accompagna con affetto e, parafrasando un’espressione di Santa Caterina da Siena, vi dice: “Se sarete quello che dovete essere, metterete fuoco in tutto il mondo!”» (Giovanni Paolo II, XV GMG).

Sono passati molti anni, ma quelle parole risuonano ancora nel cuore e, come un faro, continuano ad indicare la via.

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