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Sono malato. Come posso vivere la Settimana Santa in casa?

uomo depresso

Ximena Salazar-CC

Desde la fe - pubblicato il 31/03/15

Chi partecipa di più alla Redenzione non è chi assiste materialmente agli offici della Settimana Santa, ma chi si unisce vitalmente al Mistero Pasquale del Signore

Che paradosso! Molte persone che potrebbero andare in chiesa in questa Settimana Santa non ci andranno, semplicemente perché non hanno voglia, e ad altri che desidererebbero ardentemente partecipare agli offici non sarà possibile perché sono malati o anziani, o solo perché non hanno chi li porti in chiesa, e proprio in questo momento in cui per via del loro stato comprendono meglio la Passione del Redentore.

Per tutti loro, però c'è una verità consolatrice della quale oggi vorrei parlarvi. Chi partecipa di più alla Redenzione non è chi assiste materialmente agli offici della Settimana Santa, ma chi si unisce vitalmente al Mistero Pasquale del Signore. Una persona può partecipare a tutto ciò che viene organizzato dalla sua parrocchia ma per mera abitudine, o senza retta intenzione; può andarci anche con desiderio di protagonismo, di fama e prestigio, o per trarre vantaggi personali, eccetera. Non ci troviamo nei Paesi in cui andare in chiesa vuol dire rischiare la vita.

Chi non rettifica la propria intenzione approfitterà poco del fatto di poter andare in chiesa, o forse non ne approfitterà affatto, o addirittura ne avrà un danno; gli si addormenterà di più la coscienza e penserà di essere un eroe perché arriva stanco a casa. Ma a cosa valgono i sacrifici fisici se non portano alla conversione? A cosa servirebbe la nostra stanchezza se continuassimo a mettere in atto gli stessi vizi?

Sicuramente la malattia o la vecchiaia di per sé non mi farebbero cambiare atteggiamento riguardo a Dio e alla salvezza che mi offre, ma quando ci si sente visitati dalla malattia e la sofferenza schiaccia, quando si sperimentiamo la propria impotenza, i limiti e la finitezza temporale, quando si intravede la morte, tutto cambia. È l'opportunità di volgere lo sguardo a Dio, alle realtà eterne, di supplicare l'assistenza divina per non cadere nell'angoscia, di chiedere la grazia di non ripiegarsi su se stessi e di non affondare nella depressione.

La Settimana Santa vissuta dal mio letto di malattia o da una seggiolina in casa può essere l'opportunità che aspettavo per uscire dalla mia ribellione contro Dio, di meravigliarmi dell'amore che ha avuto per me donando suo Figlio per la mia salvezza, di unirmi alla Passione di quel Figlio per collaborare alla Redenzione della mia famiglia e dell'umanità. Altri ci sono riusciti, perché io non dovrei farlo?

Santa Teresina del Bambin Gesù, malata di tubercolosi, prostrata in un letto, con terribili accessi di tosse e vomito di sangue, con momenti di incoscienza per il dolore e spaventosi dubbi di fede, sapeva che, anche se in quei momenti non vedeva la luce per via delle spesse nubi che la circondavano, dietro di queste il sole continuava a brillare, e passato il momento delle tenebre quel sole non solo l'avrebbe illuminata, ma l'avrebbe anche avvolta e trasformata in luce.

Se il Signore ci ha guardato con occhi di predilezione e ci ha resi partecipi della sua croce, anche se ora non lo comprendiamo, anche se per noi è come una notte oscura, approfittiamone! Contempliamo la Passione del Signore, uniamoci ad essa, accettiamo la nostra sofferenza e offriamola a colui che “mi ha amato e si è donato per me”, a colui che “mi ha amato per primo”, offriamola per la nostra salvezza, per quella dei nostri cari, per i sacerdoti, per il Santo Padre e per l'umanità intera.

Dalla nostra casa, dal nostro letto, possiamo pregare; possiamo guardare qualche film (solo qualcuno, perché non serve stare incollati alla televisione) che ci muova il cuore; qualche anima caritatevole ci può leggere le letture della Messa e altri offici di questa settimana, o permetterci di seguire le celebrazioni via Internet; e lì, dalla nostra croce, con la nostra preghiera potremo sostenere la Chiesa e salvare l'umanità. Amen.

[Traduzione dallo spagnolo a cura di Roberta Sciamplicotti]

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