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Cara Angelina, ascolta me, che il cancro ce l’ho davvero

Pope Francis meeting with US actress and UNHCR ambassador Angelina Jolie at the Vatican – it

AFP PHOTO / OSSERVATORE ROMANO

VATICAN-POPE-CINEMA-JOLIE<br /> <br /> This handout picture released on January 8, 2015 by the Vatican press office shows Pope Francis meeting with US actress and UNHCR ambassador Angelina Jolie at the Vatican. Pope Francis will reportedly attend a screening of Angelina Jolie&rsquo;s film, Unbroken. The film focuses on the real-life story of Louis Zamperini, an American athlete who met Hitler at the 1936 Olympics before being drafted into the Second World War after the Pearl Harbour bombing. AFP PHOTO / OSSERVATORE ROMANO/HO RESTRICTED TO EDITORIAL USE - MANDATORY CREDIT &quot;AFP PHOTO / OSSERVATORE ROMANO&quot; - NO MARKETING NO ADVERTISING CAMPAIGNS - DISTRIBUTED AS A SERVICE TO CLIENTS

La Croce - Quotidiano - pubblicato il 27/03/15

Una madre invita l'attrice a cercare la sicurezza nell'amore

di Erica Bassi

“Knowledge is power”: così l'altro giorno Angelina Jolie ha concluso la sua intervista in cui raccontava le motivazioni che l'hanno spinta a farsi operare per ben due volte, una prima volta per una mastectomia bilaterale totale, la seconda volta per farsi rimuovere le ovaie: tutto questo per una percentuale di rischio di contrarre il tumore che le era stata data dai medici tempo fa.

Mi chiamo Erica, ho 40 anni, sono sposata con Davide, ho tre bambini sotto gli otto anni e, circa un anno fa, ho scoperto di avere il cancro.

Cara Angelina, sei sposata, hai sei figli e non hai il cancro, non sei malata. Ti sei resa malata per paura, per mancanza di fiducia; forse ti sei resa malata perché credi di dover bastare a te stessa e ancora non hai scoperto che non sei padrona della tua vita. Pensi: “In questo modo i miei figli non diranno che la loro mamma è morta per un cancro al seno o alle ovaie”: bene, è vero. Ma fattene una ragione, non puoi pensare di controllare e prevenire ogni evento. E, scusa se mi permetto di ricordartelo, ma quando nasciamo abbiamo una sola certezza: ci sarà un giorno in cui moriremo. Puoi pensare di vivere tutta la vita sotto controllo, in una campana di vetro come la rosa del Piccolo Principe, con la paura del vento, degli insetti, del sole e della pioggia. Magari arrivando – paradosso dei paradossi! – a mutilare il tuo corpo (con tutto quello che ne consegue) proprio per paura di quella malattia che ti mutilerebbe.

Oppure. Sì, perché c'è un'alternativa. Che è – secondo me – quella di vivere qui ed ora, al meglio delle tue capacità e possibilità, con le persone che sono nella tua vita, nel modo più “incarnato” possibile e nella consapevolezza che non possiamo controllare ogni cosa. E che c'è chi pensa a noi.

Noi siamo di Dio, e sapere che siamo suoi e che Lui ci ama è il nostro potere. Sapere che farà sempre il meglio per noi e che non lascerà che si perda neanche un capello del nostro capo.

Trovo offensive le tue parole nei confronti miei e di tutte le persone che convivono e combattono con il tumore; e provo pena per te che vivi nel terrore di morire e così non godi della vita e per le persone che sono intorno a te. Certo, nella malattia la tentazione di lasciarsi prendere dalla paura è grande; nel mio caso ogni tanto arriva la paura perché ho tre bambini piccoli; paura di essere dimenticata da loro; paura di non vederli crescere; mi fa star male vedere la loro paura e sentire Chiara che dice: “Com'era bello quand'eravamo piccoli e avevamo la nostra vita normale e la mamma non era malata”. Chiara ha solo sei anni, è ancora piccola, non dovrebbe vivere questo. Ogni tanto mi assale la paura di lasciare solo Davide, e di non invecchiare con lui.

Il giorno che ho saputo del tumore avevo così tanta paura che non riuscivo neanche a stare in piedi e camminare. Quel giorno ho provato a pregare e non riuscivo a ricordare neanche le parole dell'Ave Maria; allora mi sono aggrappata, letteralmente, al crocefisso del mio rosario e ho detto al Signore: “Vieni tu ad abitare la mia paura e trasformala, perché da sola non posso farcela”. E pian piano, aggrappata a Lui, ho scoperto che la paura si è smorzata, si è trasformata in consapevolezza della fatica, a volte in stanchezza, ogni tanto in preoccupazione, ma il miracolo è stato che ho cominciato a vedere anche altro e oltre; siamo i destinatari di una Provvidenza travolgente, il Signore ci accarezza e ci accompagna!

Per Cristo, con Cristo ed in Cristo: è questa la conoscenza che mi dà il potere; potere di imparare, un passo dietro l'altro anche io che sono zuccona ed ho bisogno delle lezioni di recupero! – che posso vivere ogni cosa, anche la mia malattia, per Cristo, offrendogli la mia povertà e la mia fatica, insieme a Cristo che ha vissuto la sofferenza prima di me e mi cammina vicino, e dentro a Cristo, accoccolata nel suo cuore, tra le sue braccia, accolta come un bimbo in braccio a sua madre.

Cara Angelina, ti auguro di scoprire che non è la conoscenza delle percentuali di rischio che ti rende potente, ma è la scoperta di un Amore più grande e la fiducia in quell'unico Amore che ti rende davvero invincibile.

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