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​Bagna cauda “contro” pizza: Torino aspetta Francesco

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Chiara Santomiero - Aleteia - pubblicato il 25/03/15

Mons. Nosiglia scherza: “Anche noi sapremo accogliere il papa con la nostra tipicità! E lui è dei nostri...”

A Napoli Papa Francesco ha ricevuto una pizza “al volo”, espressione della cultura gastronomica più tipica della città partenopea, un simbolo che l’ha resa celebre nel mondo: e a Torino? 

“Anche noi sapremo farci apprezzare con le nostre specialità!”: mons. Cesare Nosiglia, arcivescovo di Torino, dopo aver risposto pazientemente a tutte le domande pertinenti dei giornalisti in coda alla conferenza stampa nella quale è stato presentato a Roma il programma della visita di papa Francesco a Torino del prossimo 21 e 22 giugno, con un sorriso accetta anche la domanda di Aleteia che lo provoca a un confronto di tipicità tra Napoli e Torino, nord e sud, calore partenopeo e riservatezza piemontese.

“Ogni città e ogni diocesi ha le sue caratteristiche – afferma Nosiglia – e il papa sa che a Torino entra in una città ben diversa da Napoli, sotto tanti punti di vista, anche culturale: ognuna ha la sua tradizione, la sua storia. Guardare alla visita di Napoli appena conclusa ci aiuterà ad avere attenzioni particolari negli aspetti organizzativi e a rinnovare una presenza così bella come quella testimoniata dalla città mettendo in risalto le nostre specificità, che sono diverse ma altrettanto significative. Sono convinto che il Santo Padre apprezzerà Torino come ha apprezzato Napoli”.

D’altra parte, sostengono i piemontesi, il papa già a Napoli ha parlato nel suo dialetto d’origine: il verbo “spussadell’invettiva lanciata a Scampia – “la corruzione puzza” – viene dritto dal piemontese (secondo i genovesi non è così, ma questa è un’altra storia…).

Allora gianduiotti al posto della pizza? “Senz’altro – risponde l’arcivescovo di Torino -, ma soprattutto la bagna cauda (n.d.r la specialità tipica piemontese composta da acciughe, aglio e olio, utilizzata per intingere le verdure). Al papa piace, perché è di origini piemontesi e così gli altri piatti tipici: il bollito e gli antipasti. Quando sono arrivato a Torino non ero abituato a fare cinque o sei antipasti come si usa in Piemonte…”. “Noi – prosegue l’arcivescovo preparandosi alla “disfida” con Napoli – possiamo contare su due pranzi e una cena con il papa e quindi ci organizzeremo per pasti alla piemontese come piacciono a lui…”.

Uno dei pranzi torinesi sarà quello che Francesco consumerà in arcivescovado, il 22 giugno, con i suoi familiari. “Ma quanti sono?”, è stato chiesto in conferenza stampa. “Diversi – ha risposto Nosiglia – ma sarà fatta una selezione perché oggi tutti quelli che si chiamano Bergoglio affermano di essere parenti del papa…”.

Battute a parte, Torino si sta preparando con grande cura all’evento dell’Ostensione straordinaria della Sindone e all’evento nell’evento che sarà la visita di Francesco. “Sarà un segno di speranza – afferma Nosiglia che due giorni fa ha celebrato i funerali delle vittime torinesi dell’attentato terroristico nel museo Bardo di Tunisi – in una città che vive un grande momento di fatica ma non si rassegna, lotta e spera”. Non per niente il primo incontro di Francesco a Torino sarà quello con il mondo del lavoro, messo a dura prova dalla crisi economica, mentre protagonisti “privilegiati” dell’Ostensione sono gli ammalati e i giovani e l’attenzione educativa che costituisce il “marchio di fabbrica” di san Giovanni Bosco di cui si celebra il bicentenario dalla nascita.

Un segno della grande partecipazione della città all’evento è la disponibilità di ben 4500 volontari che hanno partecipato alla formazione in vista dell’Ostensione. Serviranno pure da “interpreti”: il programma della visita è anche in piemontese…quando si dice la tipicità!

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