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Marie Keyrouz, la suora libanese che ha cantato contro la guerra

Marie Keyrouz – it

© Greier

Reporte Católico Laico - pubblicato il 23/03/15

La sua proposta musicale oltrepassa le molteplici frontiere culturali e spirituali del suo Paese

Suor Marie Keyrouz si è esibita a Madrid la settimana scorsa nel contesto del ciclo Ellas Crean, una celebrazione del talento femminile nel centro Conde Duque. La Keyrouz è una suora libanese che si è formata come cantante e antropologa. La sua musica è intesa come una forma di espressione religiosa.

In un Paese definito dai suoni orientali e religiosamente dominato dall’islam, suor Marie riesce a sostituire le differenze culturali dell’ambiente con le similitudini, attraverso l’unione di vari stili. La sua musica attinge innanzitutto al cristianesimo maronita, che la porta ai canti antichi dell’Occidente, come quello gregoriano e quello ambrosiano, fino a compositori classici come Bach e Mozart.

Ha influenze anche del repertorio bizantino e della musica moderna libanese. La religiosa trascende le frontiere tra antico e moderno e non si adatta a un’etichetta o a un unico genere culturale, religioso o musicale.

L’assenza di questa etichetta distintiva o di un’influenza particolare è forse una metafora per la sua musica come qualcosa di trascendente, indefinibile e al di là del mondo materiale. Canta per sentirsi più vicina a Dio e per far sì che anche il pubblico lo senta vicino; un pianto religioso con il proposito di dissolvere le barriere umane.

Nel 1984 suor Marie ha fondato l’Ensemble della Pace quando il Libano si stava dissanguando per colpa di una guerra civile spesso definita religiosa, mentre in realtà tutto quello che era considerato sacro è stato represso.

Voleva riunire dei musicisti e usare il suono come uno strumento per sradicare l’identità, la forma materiale che stava provocando tanta violenza e tanto dolore, e far sì che la gente diventasse una cosa sola. Il suo messaggio di pace è stato riconosciuto a livello mondiale, e il suo talento musicale è stato lodato senza fine.

Perché ha optato per il cammino religioso?

Per me il cammino religioso inizia con una chiamata spirituale a cui si risponde con un “no” o con un “sì”, e io ho detto di sì. Fin da quando ero piccola ho cercato di centrare la mia vita sul servizio di Dio e di usare tutto ciò con cui Dio mi aveva benedetta: la mia arte, la mia voce e il mio essere.

In che modo la musica è arrivata ad avere un ruolo tanto importante nella sua vita?

Per molto tempo ho pensato che le canzoni fossero come una preghiera, e durante la guerra in Libano ho capito che la mia voce avrebbe potuto essere un’arma potente per lottare contro il male. Una canzone sacra è parola di Dio e può essere più bella o più perfetta di quella parola di Dio.

Cosa prova quando canta?

Per me è una preghiera: mi getto tra le braccia di Dio e cerco di far sì che tutti riescano a toccarlo attraverso la mia voce.

La sua musica è un insieme di influenze cristiane e orientali, in rappresentanza delle varie eredità culturali del Libano. Perché ha deciso di unire questi stili musicali diversi?

In primo luogo, vorrei specificare che sulla musica orientale hanno influito molto la musica bizantina e quella aramaica, e che per vari secoli tutti questi stili musicali hanno convissuto e hanno avuto le stesse influenze.

In secondo luogo, all’inizio nei miei concerti cantavo musica bizantina, maronita, aramaica e anche canzoni nate sotto l’influenza di musicisti classici occidentali come Bach, Vivaldi, Mozart, Gounod e Heandel. Alla fine del secolo scorso, però, ho voluto legare culture diverse per aiutare la pace. Ho iniziato a offrire un insieme di canti orientali e salmi con un’orchestrazione occidentale, ma rispettando i temi della musica orientale e i requisiti della musica classica. Questo fatto è stato piuttosto apprezzato dalle persone di entrambe le culture.

Cosa ci può raccontare della vita in Libano come cristiana?

Vorrei dire che il Libano è il mio Paese e ne sono orgogliosa. Come ha detto papa Giovanni Paolo II, il Libano non è un Paese semplice, ma la convivenza e la fratellanza tra i cristiani e le altre religioni configurano gran parte della realtà nel Paese.

Direbbe che la sua musica e la fusione di vari stili sono una metafora della capacità di unirci, al di là di qualsiasi differenza culturale o religiosa?

La musica è un linguaggio universale che oltrepassa frontiere e culture, e grazie al canto divino e alla Parola di Dio possiamo raggiungere la pace nella nostra anima.

Visto che Ellas Crean è una celebrazione delle artiste femminili, com’è essere una donna in Libano?

Sono molto orgogliosa di essere una donna, e anche di cantare in un festival di talenti femminili e di poter trasmettere il mio messaggio. Il Libano è il migliore dei Paesi arabi riguardo ai diritti delle donne, ma c’è ancora molta strada da fare in questo campo.

Direbbe che la sua vita è diversa come donna che ha dedicato la propria vita alla religione?

Sì, molto diversa, ma anche molto interessante perché Dio è il mio rifugio, il mio riferimento e la mia forza.

Direbbe che la femminilità ha influito in qualche modo sulla sua musica?

Quando canto la Parola di Dio, metto tutto ciò che mi definisce come donna nelle Sue mani. Questo vive nel mio cuore ed è quello che cerco di trasmettere.

[Traduzione dallo spagnolo a cura di Roberta Sciamplicotti]

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