Il papa nella periferia di Napoli incoraggia a lottare per la dignità del lavoro e a non farsi rubare la speranza
“La vita a Napoli non è mai stata facile, però non è mai stata triste! È questa la vostra grande risorsa”. Papa Francesco, arrivato a Scampia, il quartiere di Napoli considerato un po’ il simbolo dei problemi della città tra criminalità, mancanza di lavoro e disagio delle periferie, incoraggia i suoi abitanti e tutti i napoletani a fare leva sulla storia di resistenza alle difficoltà che li ha sempre caratterizzati.
E’ alla “cultura della vita” che si indirizza l’attenzione di Bergoglio che nasce proprio dal “cammino quotidiano in questa città, con le sue difficoltà e i suoi disagi e talvolta le sue dure prove” e che “aiuta sempre a rialzarsi dopo ogni caduta, e a fare in modo che il male non abbia mai l’ultima parola”.
La speranza, sottolinea Francesco è il “grande patrimonio” e la “leva dell’anima” esposta “ad assalti e ruberie” quanto più preziosa.
Poco prima, inginocchiandosi davanti al quadro della Madonna del Rosario nel santuario di Pompei “assediato” da migliaia di fedeli, alcuni dei quali hanno vegliato fin dalle prime luci dell’alba, Francesco ha affidato alla Vergine “le tante strade dell’odio e del sangue, le vie antiche della povertà”. Nella “Piccola supplica” del Beato Bartolo Longo, fondatore di uno dei santuari mariani più cari alla devozione dei fedeli nel mondo, le invocazioni per tutto il mondo coincidono con quelle proprie di Napoli e purtroppo anche dell’attualità.
“Chi prende volontariamente la via del male – afferma Francesco – ruba un pezzo di speranza. Lo ruba a sé stesso e a tutti, a tanta gente onesta e laboriosa, alla buona fama della città, alla sua economia”.
A Scampia Francesco fa sedere intorno, sul palco, a sé tutti i bambini che sono accorsi a salutarlo con le bandierine bianche e gialle e si mette in ascolto della testimonianza di un immigrato della Comunità delle Filippine, di un lavoratore e del Presidente della Corte d’Appello di Napoli in rappresentanza del mondo della cultura, della legalità, dei professionisti, del mondo del lavoro, degli emarginati e dei migranti. “Quando i figli chiamano, il padre va”, dice l’arcivescovo di Napoli, cardinale Crescenzio Sepe, ringraziando il pontefice per la sua visita che riceve dal sindaco di Napoli, Luigi De Magistris, l’omaggio simbolico delle chiavi della città. Una umanità “bella ma ferita”, così descrive Sepe la realtà di Napoli, proprio come a Scampia, una periferia assalita dai problemi ma anche ricca di risorse come l’associazionismo e le parrocchie. L’arcivescovo sottolinea il “linguaggio del cuore” di Francesco che è proprio “il linguaggio dei napoletani” e che il papa non può non sentire intorno a lui con molto entusiasmo. E infatti sottolinea: “Si vede che i napoletani non sono freddi” e scherza con Sepe che “lo ha minacciato” se non si fosse recato a Napoli.
Accoglienza, lavoro, legalità: queste le richieste della piazza di Scampia dove il 60 per cento delle persone attive è inoccupato e dove è più facile pescare risorse per la criminalità, specie tra i giovani che non riescono a intravedere un futuro che coincida con le vie dei “buoni cristiani e onesti cittadini” come chiedeva don Bosco.
“E’ grave – ha detto Bergoglio mettendo da parte con lunghe parentesi il discorso ufficiale – che più del 40% dei giovani sotto i 25 anni non ha lavoro. Che futuro ha? Che strada di vita sceglie? E’ una responsabilità non solo della città, del Paese, ma del mondo perché c’è un sistema economico che scarta la gente e oggi tocca ai giovani di essere scartati”. “Il problema – ha sottolineato il papa – non è poter mangiare perché la Caritas dà dei pacchi, ma non di non avere la possibilità di portare il pane a casa, di guadagnarlo. Quando non si può farlo, si perde la dignità. La mancanza di lavoro ruba la dignità. Dobbiamo difendere la dignità di cittadini e di lavoratori. Non dobbiamo stare zitti”. Lo stesso vale per lo sfruttamento del lavoro in nero o a metà, senza pensione o garanzie per la salute: “questa si chiama schiavitù, sfruttamento – ha scandito con fermezza il pontefice -, non è umano, non è cristiano. Se chi fa questo, si dice cristiano, non è vero, è bugiardo. Dobbiamo riprendere la lotta per la nostra dignità per portare il pane a casa”.
E a proposito della frase di don Bosco citata dal presidente della Corte d’Appello, Francesco risponde: “Il percorso di speranza per bambini è prima di tutto educazione. Educare per il futuro, previene e aiuta ad andare avanti”. E torna sul tema della corruzione: “Se chiudiamo la porta ai migranti, se togliamo il pane alla gente come si chiama? Corruzione. Tutti noi siamo possiamo scivolare verso la corruzione, i reati, lo sfruttamento delle persone. E’ una parola brutta: una cosa corrotta è sporca e puzza. La corruzione puzza e una società corrotta puzza. Non è cristiano ma puzza”.
“La mia presenza – ha continuato Francesco riprendendo il filo del testo ufficiale – vuole essere
un impulso a un cammino di speranza, di rinascita e di risanamento già in corso. Conosco l’impegno, generoso e fattivo, della Chiesa, presente con le sue comunità e i suoi servizi nel vivo della realtà di Scampia; come pure la continua mobilitazione di gruppi di volontari, che non fanno mancare il loro aiuto e il loro supporto”.
Il papa ha incoraggiato le istituzioni cittadine perchè promuovano una “buona politica” ma ha chiesto, rivolgendosi alla piazza di Scampia: “Fate una buona politica tra voi, la politica si fa tra tutti”.
“Napoli – ha detto ancora Francesco – è sempre pronta a risorgere, facendo leva su una speranza forgiata da mille prove, e perciò risorsa autentica e concreta sulla quale contare in ogni momento. La sua radice risiede nell’animo stesso dei Napoletani, soprattutto nella loro gioia, religiosità, pietà”.
“Mi auguro che abbiate il coraggio di portare avanti la speranza – ha auspicato Francesco chiednedo di accogliere tutti quelli che arrivano a Napoli insegnando loro il napoletano ‘tanto dolce’- e di non rubare la speranza a nessuno. Andate avanti sulla strada del bene. Andate avanti nella pulizia dell’anima, della città, della società, perché non ci sia la puzza della corruzione”. E, ha concluso Bergoglio adeguandosi alla “lingua locale”, “a Maronna v’accumpagn”.