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Francesco a Napoli: il sangue di san Gennaro si è sciolto, ma a metà…

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Chiara Santomiero - pubblicato il 21/03/15
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Francesco: “è segno che dobbiamo convertirci di più”. Ai religiosi ha ribadito il “no” all’attaccamento ai soldi nella ChiesaIl sangue si è sciolto, sì, ma a metà. "Segno – ha detto il cardinale Sepe ai preti e ai religiosi, comprese eccezionalmente le suore di clausura di Napoli, accalcati nel duomo per incontrare Francesco – che san Gennaro ama il papa che è napoletano come noi".

Francesco sorridendo ha osservato che, se il sangue si è sciolto a metà, "dobbiamo convertirci di più perchè san Gennaro ci voglia più bene. Pregate per me".

Il prodigio non si era mai verificato al cospetto di un pontefice. C’è solo il precedente – peraltro controverso – del miracolo rinnovatosi per Pio IX, in fuga da Roma nel 1848 spinto dai moti mazziniani. Non è accaduto con Giovanni Paolo II che arrivò a Napoli il 21 ottobre del 1979 e nemmeno con Benedetto XVI che visitò la città nella stessa data, il 21 ottobre, ma del 2007.
 
Il pontefice è entrato nel duomo, dove sono conservate le ampolle con le preziose reliquie, alle 15, in orario nonostante l’intensa giornata napoletana che ha già annoverato la preghiera nel santuario di Pompei, l’incontro con la gente della periferia di Scampia, la messa in piazza del Plebiscito e il pranzo con i detenuti di Poggioreale.
 
Il prodigio della liquefazione è atteso oltre che per festa di san Gennaro, il 19 settembre (data del martirio), per altre due volte nell'anno: il sabato precedente la prima domenica di maggio e il 16 dicembre. Alle scadenze ordinarie si aggiungono le occasioni nelle quali le ampolle con la preziosa reliquia vengono tirate fuori dalla cassaforte nella quale sono custodite per scongiurare la minaccia di calamità naturali o per la visita di qualche personaggio importante, come quella di papa Francesco.
 
Se la liquefazione non avviene, nelle occasioni ordinarie, questo è considerato un cattivo presagio. E' successo, per esempio, nel maggio 1973, quando Napoli fu colpita da un’epidemia di colera, e a settembre 1980, quando, due mesi dopo, ci fu il terremoto dell’Irpinia.
 
Parlando a braccio, dopo aver consegnato il testo del discorso al cardinale Sepe, Francesco ha ripreso alcuni temi di cui ha più volte parlato nei due anni di pontificato. In particolare ha ribadito la necessità dello spirito di povertà per tutti e ha detto no ai preti affaristi. "Quanti scandali nella Chiesa – ha detto il papa – e quanta mancanza di libertà per i soldi!".

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