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Nessuna idea per il pranzo di Pasqua? Ecco a voi il menù biblico

Bibbia in cucina

© Diocesi di Padova

Gelsomino Del Guercio - Aleteia - pubblicato il 20/03/15

Ogni ricetta si fa a degli episodi citati nelle Sacre Scritture. A promuoverle, la Diocesi di Padova

Avete mai pensato di preparare un menù pasquale a base di ricette bibliche? Il binomio tra Sacre Scritture e cucina è piuttosto intenso. E lo fa riscoprire il progetto “Un attimo di pace” promosso dalla Pastorale della comunicazione della Diocesi di Padova, in collaborazione con Associazione Provinciale Pubblici Esercizi (APPE) di Padova.

«Abbiamo scoperto che l’itinerario di avvicinamento che parte dal cibo e conduce alla Sacra Scrittura – spiega don Marco Sanavio, responsabile del progetto “Un attimo di pace” – coinvolge particolarmente le persone sia nella fase di preparazione, nella quale viene proposto il collegamento tre il piatto e il brano biblico, che in quella di degustazione che spesso si trasforma in occasione per invitare altre persone alla propria tavola».

ASSAPORARE CON GLI AMICI IL GUSTO BIBLICO
Con questo spirito, evidenzia don Marco, lo staff di “Un attimo di pace” suggerisce di cucinare un piatto biblico a Pasqua e di aprire la propria casa ad amici e ospiti così da far loro assaporare piatti dal gusto antico e biblico. La collaborazione con Appe Padova ha reso possibile la realizzazione di quattro cartoline che contengono le ricette bibliche (Minestra di lenticchie di Esaù o “del desiderio e della fame”, spezzatino di vitello alla zucca o “dell’accoglienza generosa”, pane azzimo o “della libertà e della schiavitù”, macedonia di Gioele o “della pace e della guerra”) e la loro distribuzione in un gran numero di esercizi pubblici del centro storico Padova.

1) LA MINESTRA DI ESAU’ E IL BARATTO
La minestra di lenticchie di Esaù o “del desiderio e della fame” «perché nella vita a volte, pur di ottenere qualcosa siamo disposti a barattare di tutto, come fece Esaù “vendendo” la primogenitura a suo fratello minore Giacobbe». 

L’episodio biblico nella Genesi è tra i più noti. Un giorno Giacobbe prepara una minestra di lenticchie. Esaù arriva dalla campagna stanco e affamato. Dice al fratello: – Lasciami mangiare un po’ di questa minestra, perché sono sfinito. Giacobbe approfitta della circostanza. Ci teneva alla primogenitura. Desiderava ardentemente ricevere la benedizione di Isacco. Allora dice al fratello: – Ti darò di questa minestra, se tu mi cedi subito la tua primogenitura. Esaù risponde: – Ecco, sto morendo di fame. A che mi serve allora la primogenitura? Esaù vende il proprio diritto sotto giuramento al fratello gemello per un piatto di minestra di lenticchie. Certo Giacobbe si dimostra in questa occasione un profittatore. Ma, tra i due fratelli, Esaù si comporta in modo peggiore. A tal punto disprezza la benedizione del padre, da barattarla per un piatto di minestra.


2) IL VITELLO E LA SOVRABBONDANZA
Lo spezzatino di vitello alla zucca o “dell’accoglienza generosa” evoca l’apparizione del Signore ad Abramo alle Querce di Mamre. «Abramo cucina un intero vitello per tre persone, l’incontro con Dio procura ricchezza in lui, ma anche sovrabbondanza», sottolinea don Marco.

Recita la Genesi: «Poi il Signore apparve a lui alle Querce di Mamre, mentre egli sedeva all’ingresso della tenda nell’ora più calda del giorno. Egli alzò gli occhi e vide che tre uomini stavano in piedi presso di lui. Appena li vide, corse loro incontro dall’ingresso della tenda e si prostrò fino a terra, dicendo: «Mio signore, se ho trovato grazia ai tuoi occhi, non passar oltre senza fermarti dal tuo servo. Si vada a prendere un po’ di acqua, lavatevi i piedi e accomodatevi sotto l’albero. Permettete che vada a prendere un boccone di pane e rinfrancatevi il cuore; dopo, potrete proseguire, perché è ben per questo che voi siete passati dal vostro servo». Quelli dissero: «Fa’ pure come hai detto». Allora Abramo andò in fretta nella tenda, da Sara, e disse: «Presto, tre staia di fior di farina, impastala e fanne focacce». All’armento corse lui stesso, Abramo, prese un vitello tenero e buono e lo diede al servo, che si affrettò a prepararlo. Prese panna e latte fresco insieme con il vitello, che aveva preparato, e li porse a loro. Così, mentre egli stava in piedi presso di loro sotto l’albero, quelli mangiarono.

3) IL PANE AZZIMO E LA LIBERTA’
Il menù biblico prevede il pane azzimo o “della libertà e della schiavitù”. «Il pane azzimo ricorda quel viaggiare leggeri, verso la libertà e la liberazione, come il popolo ebraico che abbandonava l’Egitto nutrendosi di quel pane privo di lievito», spiega ancora il responsabile di “Un attimo di pace”.

L’Esodo racconta che gli Ebrei erano stati schiavi in Egitto ed erano fuggiti da quel paese in cerca di una nuova terra, guidati da Mosè. Prima di intraprendere il viaggio che li avrebbe condotti fino alla terra promessa, la Palestina, non avevano avuto il tempo di far lievitare il pane secondo l’uso egizio; così avevano mangiato focacce azzime, cioè fatte di pasta non lievitata.  In ricordo del pane mangiato durante l’esodo dall’Egitto, gli Ebrei, per tutta la settimana di Pasqua, non mangiavano pane lievitato.


4) LA MACEDONIA E LE CAVALLETTE
Infine, il menù biblico pasquale si conclude con una macedonia di Gioele o “della pace e della guerra”. «L’invasione delle cavallette, raccontata nel libro del profeta Gioele, è una piega con cui Dio punisce l’uomo. Le cavallette distruggono i prodotti della terra, tutti quei frutti necessari al sostentamento dell’uomo stesso. La riconciliazione con Dio, dopo l’invasione, coincide con una rifioritura del rapporto con l’uomo e della sua terra, dei suoi alberi». 

Si legge nel libro del profeta Gioele: «Sciami di cavallette hanno invaso la nostra terra: sono forti e non si possono contare. Hanno denti duri e resistenti come quelli di un leone. Hanno distrutto le nostre vigne, hanno ridotto le nostre piante di fico a tronchi spogli, senza corteccia; le hanno abbandonate solo quando i rami erano ormai diventati bianchi. Piangi, popolo mio, come una giovane che piange la morte del suo sposo. Non c’è grano né vino da offrire nel tempio: i sacerdoti che servono il Signore sono in lutto. La campagna è una rovina, la terra piange perché il grano è bruciato; l’uva è senza succo, gli ulivi non danno frutto. Affliggetevi, contadini, piangete, vignaiuoli, perché il grano, l’orzo e tutto il raccolto è perduto. La vite e il fico sono avvizziti, come il melograno, la palma e il melo: tutti gli alberi da frutto sono secchi. Così, anche la gioia degli uomini è svanita».

LE VIDEORICETTE
Le videoricette menzionate nelle quattro cartoline sono tratte dal libro “A tavola con Abramo” di Paolo Sartor e Andrea Ciucci (Edizioni San Paolo) e sono state realizzate grazie alla collaborazione di Scuola di Ristorazione Dieffe di Noventa Padovana, ristorante Isola di Caprera, Coldiretti Padova, Appe e sono pubblicate su www.unattimodipace.it/bibbia-in-cucina o sul canale Youtube Diweb20.

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