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La legalizzazione della prostituzione ha fallito?

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Lucandrea Massaro - Aleteia - pubblicato il 20/03/15
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Girano molti soldi, ma il legame tra tratta e legalizzazione è evidente. L’inchiesta di Internazionale.
Il numero di Internazionale di questa settimana ha dedicato la sua storia di copertina al mondo della prostituzione legalizzata della Germania. Anche Aleteia aveva trattato l’argomento in occasione della proposta di zoning a Roma, cioé di vie e aree dove la prostituzione verrebbe indirizzata e resa – nei fatti – libera.
 

Secondo l’inchiesta del Daily Telegraph tradotta dal settimanale italiano, i numeri e la correlazione tra legalizzazione e aumento della tratta è evidente:

Le statistiche sul traffico di esseri umani non sono affidabili, ma da un recente rapporto è emerso che in Europa le vittime della tratta sono circa 270 mila. E nella classifica dei paesi coinvolti Germania e Paesi Bassi sono sempre ai primi posti. Tra la prostituzione legalizzata e la tratta c’è un legame “evidente”, spiega Andrea Matolcsi, coordinatrice del programma di lotta alla violenza sessuale e al traffico di esseri umani dell’ong Equality now. “Per i trafficanti è più facile scegliere un paese dove i bordelli sono legali. L’ambiente è molto più favorevole”. Matolcsi fa notare anche che in Danimarca, dove la prostituzione è stata depenalizzata nel 1999, lo stesso anno in cui in Svezia è diventato illegale comprare sesso, il numero delle vittime della tratta è quattro volte superiore a quello svedese, nonostante la popolazione totale sia la metà

L’opinione del Der Spiegel, riportata da Internazionale, è quello di seguire il modello svedese: la proibizione del fenomeno tout court.
 

La legalizzazione ha dato una forte spinta al settore. Sono stati aperti decine di bordelli e il paese è diventato una meta per i turisti del sesso. Ma questo mercato redditizio ha attirato anche i trafficanti di esseri umani. Che però non finiscono mai in prigione, perché le ragazze sfruttate dichiarano sempree di fare le prostitute per libera scelta.

Sempre secondo lo Spiegel, varie associazioni e alcuni esponenti politici di sinistra sono contrari a ulteriori inasprimenti della legge, ma “chiudono gli occhi davanti a una realtà brutale. Una via potrebbe essere quella indicata da Svezia e Norvegia, dove sono puniti i clienti. Naturalmente il proibizionismo scandinavo non farà scomparire la prostiuzione, ma non l’ha nemmeno fatta diventare un’attività più pericolosa per le donne”.

Ad oggi il mercato del sesso in Germania vale circa 15 miliardi ed è in espansione continua. Viste le cifre della tratta e dello sfruttamento e il fatto che la politica generale dei tenutari di bordello circa la volontarietà o meno da parte delle ragazze è “non è affar mio”, è evidente che la scelta della Germania di “aiutare le prostitute” è palesemente fallita e quello che resta è la necessità di fare cassa, ponendo – per certi versi – lo Stato tedesco al pari degli sfruttatori veri e propri: non mi interessa perché lo fai, ma pagami le tasse.
 

Helmut Sporer, sovrintendente capo della squadra anticrimine di Augusta, in Baviera, è uno dei tanti poliziotti tedeschi critici verso l’ambiguità della legislazione in materia. Durante un seminario a Bruxelles ha fatto l’esempio di un bordello “a tariffa fissa” di Augusta. Il locale paga le prostitute per un turno di lavoro e guadagna sul bar e sul biglietto di ingresso dei clienti. Le donne che ci lavorano sono sottoposte a regole molto rigide: devono essere sempre nude e, secondo Sporer, a volte sono costrette a fare sesso non protetto. Se infrangono le regole, devono pagare una multa. “Il giudice ha dichiarato che tutto questo è legale”, ha detto Sporer, perché i proprietari dei bordelli hanno il diritto di dare ordini, come qualsiasi altro datore di lavoro. Eppure, la maggior parte dei bordelli preferisce non esercitare questo diritto. Se poi è qualcun altro a farlo non è un problema loro.

Dal 2014 i paesi della UE includono nel calcolo del PIL anche le attività illegali. L’Istat stima per il 2011 che in Italia la prostituzione abbia un fatturato di circa 3.5 miliardi di euro. Ecco perché fa gola agli stati una regolazione che permetta il prelievo delle tasse, tuttavia l’Europarlamento – per iniziativa della laburista Mary Honeyball – ha inteso puntare sul modello scandinavo per tutto il continente. La tratta, la violenza e lo sfruttamento delle donne, nel frattempo, continuano e i modelli di legalizzazione e liberalizzazione in questo campo hanno mostrato di essere più ideologici che pratici.