Grande attesa per il papa al Gesù Nuovo, nel centro storico di Napoli. Bergoglio incontrerà i malati accanto alle reliquie del santo medico Giuseppe Moscati
Francesco sarà il primo papa ad essere accolto nella Basilica del Gesù Nuovo a Napoli, da sempre centro delle attività culturali e sociali dei gesuiti nel centro storico della città partenopea. C’è passato anche Pio IX, accolto a Napoli nel 1848 in fuga da Roma a causa dei moti mazziniani, ma “ricevere la visita di un pontefice gesuita – dice ad Aleteia p. Vincenzo Sibilio, parroco e superiore della comunità del Gesù Nuovo – è particolarmente commovente”.
Nella chiesa barocca del 1601 – dedicata alla Madonna Immacolata ma fin dall’inizio denominata popolarmente “del Gesù Nuovo” per distinguerla dall’altra già esistente, divenuta del “Gesù Vecchio” – il pontefice incontrerà i malati circondato dalla memoria di santi dottori. All’interno della chiesa è conservato il corpo di san Giuseppe Moscati, medico e scienziato, canonizzato da Giovanni Paolo II nel 1987, che ha “scalzato” il culto del più antico San Ciro, medico, eremita e martire. “La devozione per San Ciro – conferma p. Sibilio – è stata molto viva a Napoli e in Campania fino a una quindicina di anni fa. Poi è rimasta un po’ offuscata da quella di san Giuseppe Moscati, una figura che ha saputo coniugare la grandezza dello scienziato con la profondità del credente e la generosità verso i più poveri”.
Moscati, racconta Sibilio, girava per i “bassi”, cioè le anguste abitazioni del centro storico, curando per lo più gratuitamente gli indigenti. Tra gli oggetti che la sorella del medico ha voluto lasciare in eredità ai padri gesuiti insieme a documenti e ricerche, c’è un cappello che Moscati era solito tenere sulla scrivania dello studio nel quale riceveva i pazienti e sul quale c’è la scritta: “Chi può metta, chi non può, prenda”.
Sono migliaia i fedeli che ogni anno vengono al Gesù Nuovo ad impetrare l’intercessione del santo medico per ottenere la guarigione fisica: “Nei momenti di punta – afferma il parroco -, soprattutto nei periodi tra fine settembre e dicembre e poi da aprile a giugno, abbiamo calcolato che passino davanti al corpo del santo dalle 3 alle 5 mila persone ogni giorno”.
A san Giuseppe Moscati è intitolata anche la Fondazione Antiusura che fa capo al Gesù Nuovo. “La nostra chiesa – racconta p. Sibilio – è sempre stata caratterizzata da attività di promozione culturale e sociale. Abbiamo un consultorio familiare che opera da sessant’anni ed è uno dei punti di riferimento più importanti per l’Italia meridionale e il centro antiusura fondato da padre Carlo Rastrelli che è stato tra i primi a mettere il dito nella piaga dell’usura che strozza letteralmente tante famiglie. Un fenomeno per tanta parte sommerso che è stato aggravato dal perdurare della crisi economica”.
Al Gesù Nuovo la storia millenaria della città si intreccia con le nuove spinte migratorie e la presenza di una numerosa comunità di cattolici provenienti dallo Sri-Lanka che a Napoli hanno trovato lavoro soprattutto come colf ma anche proponendosi in piccole imprese familiari. Molto gelosi delle tradizioni e delle abitudini di vita della grande isola di recente visitata da papa Francesco, affollano di giovani famiglie e bambini soprattutto la messa domenicale del primo pomeriggio. “Per noi – dice il parroco – sono un grande esempio: vedere il loro raccoglimento nella preghiera e la coesione che mostrano tra loro è di insegnamento. E’ importante anche la loro disponibilità a collaborare alle attività della parrocchia”.
Mentre padre Sibilio parla, in sottofondo si sentono richiami e i rumori dei preparativi: al Gesù Nuovo l’attesa è grande per l’arrivo di papa Francesco. “I numeri di coloro che si muoveranno tra Scampia e piazza del Plebiscito per cercare di vedere Francesco – racconta p. Sibilio – aumentano di ora in ora. La gente sente molto vicina la presenza del papa, di certo per la sua carica di umanità e per l’immediatezza con cui si colgono le cose che dice. Bergoglio, inoltre, viene dall’Argentina, da una famiglia emigrata in cerca di lavoro. Come tanti dei napoletani che sono andati in cerca di fortuna in giro per il mondo, sa bene cosa significhi lasciare la propria terra ed essere un emigrante, tante volte respinto o tollerato a stento. E' uno di noi!”.