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Papa Francesco e il caso Nisman

Women hold placards that read “Justice” and “I Am Nisman” during a rally in front of the headquarters of the AMIA in Buenos Aires on January 21, 2015 – AFP

© ALEJANDRO PAGNI / AFP

Women hold placards that read "Justice" and "I Am Nisman" during a rally in front of the headquarters of the AMIA (Argentine Israelite Mutual Association), in Buenos Aires on January 21, 2015, to protest against the death of Argentine public prosecutor Alberto Nisman, who was found shot dead earlier, just days after accusing President Cristina Kirchner of obstructing a probe into a 1994 Jewish center bombing that killed 85 people and injured another 300. Nisman, 51, who was just hours away from testifying at a congressional hearing, was found dead overnight in his apartment in the trendy Puerto Madero neighbourhood of the capital. "I can confirm that a 22-caliber handgun was found beside the body," prosecutor Viviana Fein said. The nation's top security official said Nisman appears to have committed suicide. AFP PHOTO / Alejandro PAGNI

Esteban Pittaro - Aleteia - pubblicato il 10/03/15

Tutti attendono l'opinione del papa sulla morte del procuratore generale argentino

Non c'è voce dello spazio pubblico argentino che non si sia espressa sulla misteriosa morte del procuratore generale Alberto Nisman, trovato morto nel suo appartamento qualche giorno dopo aver denunciato il Presidente Cristina Kirchner per aver coperto l'attentato al centro ebraico AMIA di Buenos Aires nel 1994. L'opinione che mette a nudo il giornalismo, e che non è ancora arrivata, è però quella di papa Francesco.

Secondo quanto ha pubblicato il quotidiano Perfil, è stata consegnata al papa una copia della sentenza del giudice Daniel Rafecas, che inizialmente aveva respinto la denuncia presentata da Nisman contro il Presidente Kirchner. La sentenza, contro la quale è già stato presentato ricorso e che è in attesa di un pronunciamento da parte della Camera Federale, ha fermato per il momento le misure per portare avanti l'indagine sul Capo di Stato e alcuni dei suoi collaboratori.

Per il quotidiano, Francesco mantiene conversazioni e scambi di posta sulla situazione con persone di fiducia nel Paese. La rivista Noticias, settimanale rigoroso nella presentazione delle informazioni, ha affermato settimane fa che avrebbe comunicato con il presidente della Corte Suprema per parlare della questione.

Fonti argentine, probabilmente con interessi opposti, fanno giungere delle informazioni al papa, ma non sono le uniche. La leader della resistenza iraniana Maryan Rajavi ha fatto arrivare al pontefice un messaggio in cui afferma che Nisman era convinto che l'attentato contro il centro ebraico sul quale indagava fosse stato “perpetrato dai leader del regime disumano che governa l'Iran”. La Rajavi ha chiesto a Francesco di intervenire: “Possiamo pensare solo a Sua Santità e al suo intervento per evitare che la giustizia e la verità vengano sacrificate”.

Nel bel mezzo di un anno elettorale, e con un papa che gode di una reputazione inedita in Argentina, qualunque segno di vicinanza a un'ipotesi o all'altra verrebbe letto in chiave politica. Consapevoli di questo, i collaboratori del pontefice fanno attenzione a che poco o nulla trapeli su come il papa valuta i gravi eventi che si verificano nel suo Paese d'origine.

Malgrado la pressione pubblica e giornalistica, papa Francesco non ha motivo per esprimersi sulla situazione argentina. Pur essendo argentino, il suo gregge ora è il mondo intero, ha detto a chi scrive un suo amico che gli ha fatto visita di recente. Se non può inviare, ad esempio, un messaggio a ogni pellegrinaggio mariano che si svolge in Argentina, perché dovrebbe esprimere la propria preoccupazione su un caso in cui l'unica cosa che si sa è che ancora non si sa niente? La prudenza su questo caso ha fatto sì che la Sala Stampa della Santa Sede, di fronte alle domande, rimandi all'episcopato argentino, che ha espresso perplessità ma allo stesso tempo fiducia nelle istituzioni della Repubblica per “superare le ombre che danneggiano la salute della democrazia”.

A 50 giorni dalla morte di Nisman, il procuratore che indaga sulla sua morte ha dichiarato di non sapere ancora se si sia trattato di un suicidio, indotto o meno, o di un omicidio. Secondo gli esperti assunti, di alta reputazione, si è trattato di un assassinio. Una volta conciliate le posizioni e le prove, il procuratore emetterà il suo giudizio. Ciò che è certo è che, omicidio o suicidio, ci sarà chi metterà in dubbio il punto di vista finale del procuratore. L'Argentina è molto divisa sia sull'indagine di Nisman e le sue accuse nei confronti del Governo che sulla sua morte. La voce di Francesco che esprime preoccupazione potrebbe suscitare un po' di consolazione, ma non potrebbe aiutare a svelare i misteri che circondano la questione. La sua preghiera, per la cui conferma non si richiedono fonti, già vale, e molto.

[Traduzione dallo spagnolo a cura di Roberta Sciamplicotti]

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