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Papa Francesco: il teologo non è un “balconero” della storia

Catholic University of Argentina

© Public Domain

Chiara Santomiero - Aleteia - pubblicato il 09/03/15

Nel messaggio per i 100 anni della Facoltà teologica dell'UCA il papa mette in guardia da una teologia che guarda "l’umanità da un castello di vetro"

"Non accontentatevi di una teologia da tavolino. Il vostro luogo di riflessione siano le frontiere. E non cadete nella tentazione di verniciarle, di profumarle, di aggiustarle un po` e di addomesticarle. Anche i buoni teologi, come i buoni pastori, odorano di popolo e di strada e, con la loro riflessione, versano olio e vino sulle ferite degli uomini". Anche i teologi, come i pastori, sono chiamati ad essere protagonisti di una Chiesa "en salida", in uscita, e a non accontentarsi delle dispute accademiche: lo ha raccomandato papa Francesco nel messaggio inviato al card. Mario Aurelio Poli, arcivescovo di Buenos Aires, Gran Cancelliere della Pontificia Universidad Católica Argentina (U.C.A.), in occasione della celebrazione del 100° anniversario della Facoltà di Teologia.

I cento anni della facoltà teologica argentina arrivano a ridosso dei 50 anni dalla chiusura del Concilio Vaticano II, che è stato, rileva il pontefice, "un aggiornamento, una rilettura del Vangelo nella prospettiva della cultura contemporanea. Ha prodotto un irreversibile movimento di rinnovamento che viene dal Vangelo".

Adesso occorre andare avanti, ma come?

"Insegnare e studiare teologia significa vivere su una frontiera, quella in cui il Vangelo incontra le necessità della gente a cui va annunciato in maniera comprensibile e significativa", scrive Jorge Mario Bergoglio nel testo pubblicato oggi dal Vaticano. "Dobbiamo guardarci – ammonisce il papa – da una teologia che si esaurisce nella disputa accademica o che guarda l`umanità da un castello di vetro. Si impara per vivere: teologia e santità sono un binomio inscindibile. La teologia che elaborate sia dunque radicata e fondata sulla Rivelazione, sulla Tradizione, ma anche accompagni i processi culturali e sociali, in particolare le transizioni difficili. In questo tempo la teologia deve farsi carico anche dei conflitti: non solamente quelli che sperimentiamo dentro la Chiesa, ma a anche quelli che riguardano il mondo intero e che si vivono lungo le strade dell`America Latina".

La teologia sia quindi espressione di una Chiesa che è "ospedale da campo", ribadisce ancora una volta papa Francesco, che vive la sua missione di salvezza e guarigione nel mondo. La misericordia, infatti, non è solo un atteggiamento pastorale ma è "la sostanza stessa del Vangelo di Gesù. Vi incoraggio a studiare come nelle varie discipline – la dogmatica, la morale, la spiritualità, il diritto e così via – possa riflettersi la centralità della misericordia. Senza la misericordia la nostra teologia, il nostro diritto, la nostra pastorale corrono il rischio di franare nella meschinità burocratica o nell`ideologia, che di natura sua vuole addomesticare il mistero. Comprendere la teologia è comprendere Dio, che è amore".

Chi è, allora, lo studente di teologia che la Uca è chiamata a formare? Certamente non un teologo "da museo" che accumula dati e informazioni sulla Rivelazione senza però sapere davvero che cosa farsene. Né tantomeno un "balconero" della storia, ha affermato Bergoglio usando di nuovo l'espressione tipica argentina per definire coloro che, affacciati al balcone, osservano ciò che accade senza coinvolgersi, come fosse "altro" da loro. Il teologo formato alla U.C.A., invece, sia una "persona capace di costruire attorno a sé umanità, di trasmettere la divina verità cristiana in dimensione veramente umana, e non un intellettuale senza talento, un eticista senza bontà o un burocrate del sacro".

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