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Una rivoluzione religiosa contro le violenze dello Stato Islamico

A Message Signed With Blood – ISIS – 02 © ALHAYAT Media Center – it

© ALHAYAT Media Center

Gelsomino Del Guercio - Aleteia - pubblicato il 03/03/15

Il Grande Imam del principale centro religioso sunnita prepara una riforma della dottrina islamica

Un argine contro l’Islam violento che non ha nulla a che fare con la dottrina del Corano. Fanno ancora discutere le dichiarazioni di Ahmed El Tayyeb, Grande Imam dell’Università di Al Azhar, il maggiore centro religioso sunnita. C’è una fetta consistente del mondo musulmano che si sta smarcando sempre più dalla strategia omicida dello Stato Islamico.

CORANO E MAOMETTI “CORROTTI” DA ISIS
«Bisogna combattere gli estremisti che diffondono interpretazioni corrotte del Corano e della vita del Profeta Maometto», ha detto pubblicamente El Tayyeb, Grande, rivolgendosi da La Mecca a «studiosi, accademici e insegnanti» per sconfiggere sul piano della teologia il pensiero jihadista che alimenta lo Stato Islamico (La Stampa, 24 febbraio).

VIOLENZA E INSTABILITA’
In concreto, evidenzia La Stampa, ciò significa accusare i «gruppi terroristi» – come Egitto e Arabia Saudita definiscono Al Qaeda, Isis, Fratelli Musulmani e cellule salafite jihadiste – di stravolgere l’Islam e la figura di Maometto per «generare violenza e dividere i musulmani» portando a «instabilità sociale». 

RIVOLUZONE ANTI-ESTREMISTI
Questo tipo di affermazioni, trasforma il Grande imam di Al-Azhar nel portavoce della «rivoluzione religiosa» auspicata dal presidente egiziano Al Sisi, nel discorso di fine dicembre agli Ulema egiziani, e sostenuta dal sovrano giordano Abdullah all’indomani della morte del pilota Muath Al Kasasbeh arso vivo da Isis (Corriere della Sera, 24 febbraio).

UNA RIFORMA DELL’ISTRUZIONE RELIGIOSA
Nell’ambito di questa “rivoluzione”, Al Azhar propone un curriculum per correggere «concetti falsi e ambigui». Una riforma dell’istruzione religiosa che permetta a tutti di comprendere la metodologia usata per l’interpretazione dei testi potrebbe far capire che citare il Corano e i detti del Profeta «non basta a stabilire una lettura autentica».

LE CONTRADDIZIONI DI AL AZHAR
Ma ci sono delle contraddizioni, fa notare il Corriere. Per esempio, Al Tayeb è stato criticato perché fa appello alla tolleranza ma anche a crocifiggere i jihadisti; e poi il curriculum religioso imposto dall’Isis è simile a quello in vigore in Arabia Saudita, ma di questo lo Sceicco non ha parlato, spostando il discorso sui «complotti per dividere i musulmani» attuati «da colonialisti e sionisti».

CAMPAGNA DI COMUNICAZIONE
Il grande sheikh ha fatto rumore per aver detto che jihadisti come quelli che hanno arso vivo il pilota giordano, meritano di essere «uccisi o crocifissi» (Avvenire, 24 febbraio). Per al Azhar, poi, la strategia anti-terrore non passa solo attraverso le aule scolastiche: come per i seguaci dello Stato islamico, ma i mezzi di comunicazione più in generale giocano un ruolo di primo piano. 

CONFERENZA DI ACCADEMICI MUSULMANI
Una sorta di contro campagna di informazione per bilanciare quella macabra dello Stato Islamico. E in tal senso lo sceicco ha anche proposto una conferenza di accademici musulmani per rafforzare i valori comuni dell’islam, per educare i fedeli di ogni Paese a praticare quanto deciso (Asianews, 24 febbraio).

CORANO VA INTERPRETATO 
Una svolta anti-fanatici nel mondo musulmano la richiede anche Hamza Piccardo, tra i primi italiani convertiti all’Islam, quarant’anni fa, nel 1975, per anni al vertice dell’Unione delle Comunità Islamiche d’Italia, su La Repubblica (24 febbraio). «Recita un versetto del Corano – ricorda Piccardo – “Ci sono segni per coloro che hanno intelletto”. Non basta imparare a memoria il Corano, bisogna comprenderlo e quindi anche interpretarlo. Il letteralismo tradisce lo spirito pretendendo di rispettare la lettera».

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