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6 sfide per l’animatore vocazionale

A priest with youngs, in the mountains – it

© Marcel CROZET/CIRIC

N°1869

Mónica Ibáñez Sarco - Aleteia - pubblicato il 03/03/15

Proposte in un incontro vocazionale a Medellín su “Animatore vocazionale oggi: essere e fare”

Ogni anno, i sacerdoti diocesani e consacrati di vari carismi che servono la Chiesa in Colombia si riuniscono nell’Incontro Nazionale di Animazione Vocazionale, organizzato dal Dipartimento per i Ministeri Ordinati e la Vita Consacrata della Conferenza Episcopale Colombiana.

Quest’anno si sono dati appuntamento nel Seminario Redemptoris Mater di Medellín, e dal 23 al 25 febbraio i 180 partecipanti giunti da varie parti del Paese hanno riflettuto sulla propria identità e sulla missione che svolgono.

Padre Juan Álvaro Zapata, direttore del Dipartimento, ha sottolineato che l’obiettivo di questa riunione annuale è fornire uno spazio di riflessione, analisi e criteri pastoriali per l’animazione vocazionale.

“Ciò che anima maggiormente i giovani è la testimonianza, l’entusiasmo e l’allegria che vedono nel loro animatore”, ha ricordato.

La quantità di strategie e la creatività possono infatti risultare inutili se chi le esercita non è convinto della propria vocazione.

“Nessuno dà ciò che non ha”, e per questo è importante coltivare l’amore per la propria vocazione per poter trasmettere con cuore grato la bellezza di essere chiamati da Dio a lasciare tutto e a seguirlo.

Questo rinnovamento interiore porterà come conseguenza strategie adeguate per un piano pastorale realista ed efficace in cui ciò che conta è l’azione dello Spirito che tocca il cuore di chi dall’eternità è stato scelto da Dio per lavorare nella sua messe.

Per questo, ha commentato padre Zapata, un momento importante dell’Incontro è stato “lo spazio che ogni animatore ha avuto per analizzarsi individuando il profilo ideale che ci si aspetta da sé e confrontandolo con il profilo di Cristo”, che è Colui che chiama.

Le sfide

Per padre Zapata, le sfide per l’animatore vocazionale sono 6:

1. Con se stesso. L’animatore deve essere convinto della propria identità e deve vivere con fedeltà la sua vocazione. Deve essere radicato in ciò che è e vivere felice della sua chiamata.

2. Creare vincoli, relazioni. L’animatore vocazionale non è solo, e per questo è importante collegarsi ad altre persone che diano il proprio apporto, anche coppie.

3. Saper utilizzare i nuovi spazi in cui si muovono i giovani. Promuovere l’uso delle reti sociali come canale di evangelizzazione, cercare strumenti creativi che offrano luci ai giovani.

4. L’animatore vocazionale deve operare in diversi contesti sociali. Deve andare a cercare i giovani nelle scuole, nelle università, in strada…

5. Arrivare alle famiglie. Si deve creare un piano pastorale in cui assistere le famiglie perché trasmettano davvero il Vangelo, la fede. È in famiglia che il giovane deve ascoltare il Vangelo.

6. Spezzare la barriera tra diocesani e consacrati. Le vocazioni sono per la Chiesa; l’animatore vocazionale è un mezzo.

È importante raccomandare a Dio i frutti dell’animazione vocazionale perché continui a inviare operai alla sua messe; operai entusiasti, allegri e convinti della chiamata che hanno ricevuto.

Che i giovani che ascoltano la chiamata di Dio la accettino con umiltà e rispondano con generosità, perché Egli non toglie nulla e dà invece tutto.

[Traduzione dallo spagnolo a cura di Roberta Sciamplicotti]

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