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Prestito Speranza 3.0: una mano a famiglie e piccole imprese

Card. Bagnasco: “Il giornalista non è un demiurgo, ma un mediatore”

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Chiara Santomiero - Aleteia - pubblicato il 26/02/15

La Cei punta alla creazione di nuovi posti di lavoro: disponibili 100 milioni di euro di credito agevolato per il biennio 2015-2016

Una crisi economica che si protrae ormai da sette anni e il disagio di un numero sempre maggiore di famiglie che non riescono ad arrivare alla fine del mese soprattutto per l’effetto della perdita di tanti posti di lavoro: è questa la spinta per la terza fase del Prestito della Speranza, il progetto nazionale di microcredito promosso dalla Conferenza episcopale italiana per finanziare famiglie in difficoltà e microimprese escluse dall’accesso ordinario al credito, che è stata presentata oggi a Roma alla stampa.

“Le nostre Caritas – ha affermato il presidente della Cei, il cardinale Angelo Bagnasco – sono assediate da persone che cercano disperatamente lavoro, alcuni addirittura non cercano più e gettano la spugna. E i dati dell’Istat sulla povertà non sono confortanti”.

Se quando il progetto fu lanciato nel 2009, “volevamo costruire un ‘ponte’ per le famiglie in difficoltà che permettesse loro di superare la crisi”, obiettivi del "Prestito della Speranza 3.0" per il biennio 2015-2016, attuato in collaborazione esclusiva con Intesa Sanpaolo, sono proprio, ha sottolineato il presidente della Cei “l’emergenza lavoro e la nuova occupazione”.

Dal 2 marzo 2015, attraverso la rete delle Caritas diocesane, il progetto sarà riproposto su tutto il territorio nazionale nelle filiali specializzate del gruppo bancario partner. Sono disponibili 100 milioni di finanziamenti garantiti da un fondo di 25 milioni costituito da risorse della Cei, di derivazione dall’8×1000 e affidato a Banca Prossima, la banca del gruppo dedicata al no profit.

Sarà così quadruplicato l’importo di 26 milioni di euro erogato nei primi quattro anni del Prestito Speranza per venire incontro a 4500 richieste di micro finanziamenti: la più importante esperienza italiana, è statao sottolineato, di microcredito con risorse private. L’obiettivo è poter arrivare a finanziare 15 mila soggetti richiedenti.

Sono previste due distinte forme di credito: il “Credito sociale”, destinato alle famiglie vulnerabili con un prestito di importo massimo di 7500 euro (prima erano 6 mila) erogato in 6 rate bimensili come forma di sostegno al reddito. L’esperienza già nella prima fase del “Prestito Speranza” aveva consigliato di allargare il carattere troppo restrittivo dei requisiti richiesti alle famiglie per accedere al prestito – famiglie monoreddito, con almeno tre figli, la presenza di un handicap – estendendolo a situazioni di disoccupazione da lungo tempo, lavori precari e irregolari, famiglie anche senza figli. Con la seconda forma di credito di "Prestito Speranza 3.0", denominata “Credito fare impresa”, si allargano ulteriormente i criteri di accesso guardando alle microimprese, con particolare attenzione all’autoimprenditorialità giovanile, soprattutto under 40, e alle imprese start up. Queste potranno beneficiare di un prestito erogato in una unica soluzione dell’importo massimo di 25 mila euro.

La durata del prestito è di sei anni e l’ammortamento, agevolato, decorre dopo 12 mesi dall’erogazione. I tassi applicati sono fissi e pari al 2,5% per i prestiti erogati alle famiglie, con una rata mensile media di 138 euro mentre ammonta al 4,6% per le microimprese, con una rata/mese stimata di 468 euro.

La selezione delle richieste avverrà attraverso le Caritas diocesane in collaborazione con Vobis, un’associazione di volontari costituita da 340 ex bancari del Gruppo Intesa Sanpaolo che si è messa a disposizione per valutare la capacità dei richiedenti di saper gestire il prestito concesso: in non pochi casi, è stato sottolineato nella conferenza stampa, il problema della famiglie è proprio nell’incapacità di darsi degli ordini di priorità di spesa, destinando il poco denaro che c’è a beni superflui piuttosto che alle rate del mutuo o alla scuola per i figli. L’esperienza di microcredito degli anni precedenti è stata comunque positiva: l’87% di chi ha ottenuto un prestito lo ha restituito o lo sta restituendo regolarmente.

“Il nostro auspicio – ha concluso Bagnasco che, affiancato da monsignor Luigi Bressan, presidente di Caritas italiana, ha firmato al termine della conferenza stampa l’accordo “Prestito della speranza 3.0” con Carlo Messina (Ceo di Intesa Sanpaolo) e Marco Moranti (amministratore delegato di Banca Prossima) – è poter offrire alle famiglie e alle piccole imprese un po’ di respiro, non solo economico ma in termini di speranza e di fiducia”.

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