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Abbiamo qualcosa da dire

Cardinal John Dew

© BergamoPost

L'Osservatore Romano - pubblicato il 26/02/15

A colloquio con il cardinale John Atcherley Dew, arcivescovo di Wellington

Periferia del mondo ma non della Chiesa: nella porpora conferitagli da Francesco lo scorso 14 febbraio il cardinale John Atcherley Dew, arcivescovo di Wellington, vede un segno speciale di considerazione per la piccola comunità cattolica che abita la Nuova Zelanda e l’intera regione del Pacifico. In questa intervista al nostro giornale il porporato ricorda che si tratta di una Chiesa in crescita. E parla delle nuove sfide che la attendono: l’immigrazione, i cambiamenti climatici, l’accoglienza di persone di diverse culture e religioni.

Lei è il quarto cardinale neozelandese nella storia del Paese. Come legge la scelta di Papa Francesco?
La mia nomina a cardinale è soprattutto un riconoscimento alla Chiesa cattolica in Nuova Zelanda. Ritengo che il Pontefice, andando incontro a Chiese numericamente e geograficamente piccole — come quella neozelandese o quella del cardinale Soane Patita Paini Mafi, che è vescovo di Tonga, nel Pacifico — voglia dimostrare che le comunità ecclesiali in Oceania hanno un contributo da dare alla vita della Chiesa. In questa parte del mondo ci sono questioni, come i cambiamenti climatici e la tratta di esseri umani, sulle quali possiamo dire qualcosa. Penso che, nominando cardinali provenienti da luoghi come la Nuova Zelanda e Tonga, Papa Francesco stia ribadendo che la Chiesa è davvero universale.

Come state rispondendo alle sfide poste del fenomeno delle migrazioni?
Si deve considerare che la sfida della migrazione ne pone altre che chiamano all’impegno il nostro clero e le nostre parrocchie. Occorre prendere coscienza che la gente viene da noi con il proprio bagaglio religioso, racchiuso anche in determinate espressioni cultuali e devozionali. Comprendendo le loro tradizioni, noi cerchiamo di accoglierli nella società neozelandese e di inserirli in ciò che ha reso la Nuova Zelanda il Paese che è attualmente.

Destano preoccupazione le conseguenze sempre più gravi dei cambiamenti climatici. C’è una nuova attenzione alla questione ecologica?
In questa parte del mondo e in molte isole del Pacifico il pericolo dell’innalzamento del livello dei mari è motivo di grande preoccupazione. Molti cattolici, specialmente i giovani, ormai conoscono bene le questioni riguardanti l’ecologia. Il nostro ruolo è quello di incoraggiare le persone a una maggiore consapevolezza, cercando i modi per aiutarle a riconoscere che tutto l’ambiente in cui viviamo è un dono di Dio e dunque abbiamo il dovere di prendercene cura.

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