Il popolare attore racconta gli anni al collegio cattolico e l’amore per le Sacre Scritture
Enrico Montesano è uno dei grandi fuoriclasse dello spettacolo italiano. Autore, regista e attore è da sempre anche uomo di fede. Una spiritualità la sua vissuta in modo attento e orientata all’approfondimento delle Sacre Scritture, frutto degli anni trascorsi nel collegio dei padri Somaschi a piazza Capranica a Roma, del quale continua a conservare un dolcissimo ricordo.
“Mamma, papà e nonna erano devotissimi – ricorda Montesano in una intervista ad A Sua Immagine (28 febbraio) -. In particolare nonna mi portava spesso alla Chiesa di san Martino ai Monti (quartiere del centro storico di Roma, ndr). Fondamentali nella mia educazione religiosa sono stati, poi, i “miei” padri Somaschi. Con loro avevo un rapporto straordinario. Ho trascorso in collegio ben sette anni, dagli undici ai diciotto. E’ stato un periodo di grande formazione. Servivo la Santa Messa, rigorosamente in latino, nella parrocchia di Santa Maria in Aquiro”.
Se gli si chiede se prega spesso, risponde innanzitutto di sentirsi un “seguace di Cristo”. “Vorrei tornare a essere un paleocristiano, un cristiano delle origini che con forza e purezza porta avanti il messaggio evangelico. Per questo continuo a leggere, ad approfondire vari testi tra i quali ci sono ovviamente i Vangeli la vera, rivoluzionaria forza della Parola di Cristo, il Verbo nella sua massima potenza. Resto affascianto dal magnetismo della figura di Gesù. Ecco per me questo rapporto di conoscenza degli insegnamenti del Signore è imprescindibile, prima di ogni forma di preghiera che, nel mio caso, è essenzialmente dialogo”.
“Spesso – ha aggiunto – mi capita di andare a pregare un’effige della Madonna, Nostra Signora di Lujan, così cara a Papa Bergoglio perché venerata in Argentina, che si trova nella Chiesa di Santa Maria Addolorata, a Piazza Buenos Aires a Roma. Mi fa stare bene, come se fossi in comunione alle intenzioni del Santo Padre”.