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I vescovi europei contro l’utero in affitto

Fecondazione assistita

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Lucandrea Massaro - Aleteia - pubblicato il 24/02/15

Documento dei vescovi dei paesi UE che chiede all'Europarlamento una legislazione unitaria contro la reificazione di donne e bambini

Tutte le forme di maternità surrogata "rappresentano un grave attentato alla dignità umana". La presa di posizione netta è tratta da un documento del Comece, il Consiglio delle Conferenze episcopali nell'Unione europea. Il parere è stato reso noto ieri durante un Seminario organizzato a Bruxelles, ed è stato redatto dalla Commissione del Comece per la bioetica (Avvenire, 23 febbraio).

Il Comece, proprio nella sede di quel Parlamento Europeo ha tenuto il Seminario “Surrogacy and Human Dignity” ed ha ribadito senza possibilità di fraintendimenti dalle parti politiche che che “la Maternità surrogata rappresenta una grave violazione della dignità umana e dei diritti fondamentali della donna e del bambino, configurandosi come una vera e propria tratta di esseri umani per fini riproduttivi”. Il convegno, organizzato dal Gruppo di Lavoro sulla bioetica del Comece, è stato introdotto da Miroslav Mikolasik, Presidente del Gruppo di lavoro del Partito Popolare Europeo su Bioetica e Dignità Umana, e da Padre Patrick Daly, Segretario Generale del Comece. Il Seminario è servito al lancio di una posizione ufficiale delle Conferenze Episcopali Europee, ed è pensato come un “appello alla ragionevolezza” rivolto ai politici europei, contro pratiche palesemente in contrasto alla dignità umana (La Croce Quotidiano, 24 febbraio).

Così Padre Patrick Daly, intervistato dalla Radio Vaticana : “Nell’Unione Europea ci sono stati membri – o meglio due, il Regno Unito e la Grecia – dove questa pratica è legale, ma la stragrande maggioranza dei Paesi europei o è contraria a questa pratica o non ha una posizione ben definita. In questo momento nella legislazione dei Paesi membri c’è una certa ambivalenza e la proposizione – come potete ben capire – rappresenta totalmente la posizione della Chiesa cattolica. Direi che offre un'opinione sobria, ma con grande forza dell’argomento razionale ed analitico di una questione molto complicata, che suscita anche grande emozioni” (Radio Vaticana, 23 febbraio)

Il SIR, presenta alcuni estratti chiave del documento, in cui viene definito che la maternità surrogata “costituisce una pratica che attenta gravemente alla dignità umana” ed è urgente una sua regolamentazione a livello europeo o internazionale. Il documento, intitolato “Avis sur la gestation pour autrui. La question de sa regulation au niveau européen ou international” e illustrato da Patrick Verspieren (Centre Sèvres), premette che la maternità surrogata (di seguito Gpa, dall'acronimo francese, NdR) è in piena espansione in California, India, Thailandia, Ucraina, Russia.

Gli Stati membri Ue riprovano invece ogni forma “commerciale” di gestazione per conto terzi, ma non esiste una regolamentazione comune. Secondo uno studio comparativo dell’Europarlamento, il Regno Unito ammette un compenso “ragionevole” di 4-5mila euro alla madre surrogata. Degli altri Paesi (lo studio è del maggio 2013 e precede di due mesi l’ingresso della Croazia), sette vietano completamente la Gpa, sei la proibiscono parzialmente, dodici non dispongono di alcuna normativa.

“Diversi giudici – si legge nel parere – riescono tuttavia a trovare accorgimenti giuridici (International Surrogacuy Arrangements) che garantiscano al bambino nato con la Gpa commerciale l’affiliazione ai cosiddetti ‘aspiranti genitori’”. Eppure, secondo la Comece, “per la strumentalizzazione del corpo della ‘mère porteuse’, l‘intrusione nella sua vita personale, la negazione delle relazioni intrauterine tra la donna incinta e il bambino che essa ha in sé, lo sfruttamento delle donne vulnerabili e più povere” a favore di coppie o di singles ricchi, la maternità surrogata “costituisce una pratica che attenta gravemente alla dignità umana”, di cui sono vittime le madri surrogate ma anche i neonati, considerati come “prodotti”. Una “reificazione del bambino”, sostengono gli autori del parere, che “contraddice l’affermazione della dignità umana, chiave di volta della Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea, e viola ‘il divieto di fare del corpo umano e delle sue parti in quanto tali una fonte di lucro’” (art.3). Non esiste un “diritto al figlio”, e va considerata seriamente la questione dello status giuridico dei bambini nati nell’ambito degli International Surrogacuy Arrangements. Spesso, al rientro nel Paese di residenza, soprattutto se al suo interno vige il divieto di Gpa, gli “aspiranti genitori” non vengono riconosciuti come genitori legali del bambino (Sir Europa, 23 febbraio).

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