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Obiettore? Non puoi fare il primario di ginecologia

San Camillo Forlanini

© Public Domain

Lucandrea Massaro - Aleteia - pubblicato il 23/02/15

La nuova strategia per assicurare l'aborto è espellere dal sistema i medici obiettori?

"Quasi 2mila membri, tra donne e uomini, in appena 5 giorni: il gruppo “No a un primario obiettore di coscienza al San Camillo” continua a macinare adesioni. L’ha aperto Lisa Canitano, ginecologa e presidente dell’associazione “Vita di donna”, come reazione quasi istintiva alle «voci che si fanno sempre più forti» in merito al concorso in via di espletamento per individuare il nuovo direttore di ostetricia e ginecologia del San Camillo. «Si tratta solo di voci – ribadisce Lisa Canitano – e ci auguriamo di essere smentite. Ma a scanso d’equivoci abbiamo deciso di chiarirlo sin da subito: la nomina di un primario confessionale sarebbe inaccettabile». Una vera e propria «umiliazione»" (Corriere della Sera, 23 febbraio).

La dottoressa Canitano aveva effettivamente lanciato una "allerta preventiva" contro la possibilità di un primario obiettore, almeno da venerdì, durante un incontro a Roma voluto dalla sua associazione e da Laiga (Libera associazione italiana ginecologi per l’applicazione della 194) per presentare due iniziative: la mobilitazione per sostenere la mozione Tarabella (una sorta di Estrella 2) e la proiezione del docufilm “Vessel” che spiega come agisce il movimento abortista “Women on Waves",  che gira per i mari per consentire alle donne di abortire in quei paesi in cui la legge lo vieta, praticando aborti farmacologici in acque internazionali.

Specialmente la prima motivazione ha già mobilitato il mondo cattolico e prolife. Il deputato socialista belga vuole introdurre la libertà di aborto e contraccezione per le donne in tutta Europa, sancendo – come la deputata Estrela prima di lui – un vero e proprio “diritto all’aborto”. Tutto questo accade proprio mentre è in atto una effettiva espulsione del mondo prolife dall’esercizio dell’ostetricia e ginecologia in Gran Bretagna, ad opera del Royal College of obstetrician and gynecology che nell’aprile scorso ha sancito il divieto all’iscrizione all’omonimo diploma di specializzazione chi non si volesse adeguare alla disciplina del sistema sanitario inglese che impone tra le pratiche da ottemperare quella dell’aborto, ledendo così il diritto di obiezione di coscienza (decisione impugnata ma la cui soluzione resta dubbia). Diritto all’obiezione che è stata messa in discussione anche in Italia proprio dalla regione Lazio quando il commissario ad acta del sistema sanitario regionale, il Presidente Nicola Zingaretti, ha tentato di obbligare il personale sanitario obiettore operante nei consultori della Regione Lazio a rilasciare i nulla osta all’aborto. Su questo punto il Consiglio di Stato ha bocciato il provvedimento, dando ragione alle associazioni dei medici cattolici.

Le associazioni come Laiga e Vita di Donna (e molte altre) ritengono che il cosiddetto "diritto all’aborto" in Italia sia minacciato dall’eccessivo numero di obiettori di coscienza che sul territorio nazionale raggiunge la media del 69.3%.

Qui per firmare CONTRO la risoluzione Tarabella

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