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È bene per i cristiani partecipare al Carnevale?

Disfraces de Carnaval – it

© Gaëtan Zarforoushan / Flickr / CC

Carnaval

Salvador Aragonés - pubblicato il 12/02/15

Dipende dal tono e dai contenuti della festa. Divertirsi è gradito a Dio, ma evitando gli eccessi

L'umanità celebra da millenni il Carnevale. Alcuni lo fanno risalire perfino all'antico Egitto, 5.000 anni fa, altri all'Impero romano, proveniente dalle feste di Saturno (feste dell'inverno a Roma) e di Bacco, il dio del vino, da cui deriva “baccanale”, che indicava una festa senza limiti.

Tra i popoli cristiani, soprattutto nel Medioevo, quando durante la Quaresima si vivevano digiuni molto rigorosi e penitenze straordinarie, il Carnevale era una festa che si celebrava nei tre giorni che precedevano il Mercoledì delle Ceneri, giorno dell'inizio della Quaresima. Consistevano nel fatto di mangiare, bere e ballare molto.

In seguito vennero introdotte le maschere diventate famose nel Carnevale di Venezia nell'XI secolo. Le maschere servivano per nascondere il volto, e quelli del Carnevale erano gli unici giorni in cui si confondevano nelle strade nobili, plebei e schiavi, tutti a ballare e mangiare senza fine. Erano le Carnestolende.

La parola Carnevale deriva dal latino “carne-levare, ovvero eliminare la carne dalle case e dai negozi, perché si avvicinava la Quaresima e durante il Medioevo i popoli cristiani di Europa ed Eurasia passavano i 40 giorni della Quaresima, fino alla festa della resurrezione di Cristo, senza mangiare carne.

Dovendo eliminare la carne, si facevano grandi mangiate e grandi bevute, sempre accompagnate da travestimenti e balli per le strade, perché il Carnevale si viveva e si vive in strada. Era come recuperare le feste pagane dei saturnali (feste dell'inverno) e i baccanali, inseriti in un calendario cristiano. I festeggiamenti duravano i tre giorni prima dell'inizio della Quaresima. Il Carnevale è chiamato anche Carnestolende.

Nei Paesi latini dell'Europa, il Carnevale inizia già la settimana precedente con la celebrazione del “martedí grasso” (in Francia mardi-gras) e del “giovedì grasso”, in cui si mangiano insaccati di maiale.

Nei numerosi Carnevali latinoamericani ci sono il Re Momo, un personaggio centrale, e il Re Carnestoltas, di analoga etimologia latina rispetto a Carnevale, che in alcuni Paesi del Mediterraeno è il re delle feste di Carnevale e viene rappresentato con un pupazzo brutto, mezzo diabolico, che riceve lo scherno o l'ammirazione delle comparse.

Il Carnevale è molto popolare nell'Europa di tradizione cristiana, in America Latina e anche in Africa, dove esisteva già una lunga tradizione nell'uso di maschere, travestimenti vistosi e balli. Famosi, tra gli altri, il Carnevale della Nigeria, quello della Tanzania e quello del Congo.

In Asia il Carnevale è sconosciuto mancando la tradizione della Quaresima cristiana, ma in tutti i Paesi di questo continente si celebrano grandi feste con maschere, travestimenti e balli tipici in coincidenza con la metà dell'inverno (estate australe) o dell'estate (inverno australe).

Furono i conquistadores spagnoli e portoghesi a esportare le feste del Carnevale in America Latina, i cui Carnevali sono ormai i più famosi. Il più noto è quello brasiliano di Rio de Janeiro, in cui si mescolano due tradizioni: quella deiconquistadores portoghesi e quella dei neri giunti dall'Africa, che importarono la samba, il ballo tipico in Brasile, Uruguay e Paraguay.

Non c'è Carnevale senza samba; anzi, il più grande teatro all'aperto del mondo è il Sambodromo di Rio, dove i cortei formati dalle scuole di samba brasiliane sfilano su carrozze con persone travestite e soprattutto donne poco vestite che ballano la samba.

Ci sono sambodromi anche in altri Paesi, come il Paraguay, dov'è stato costruito il terzo sambodromo più grande dell'America Latina. Anche se la samba non è la salsa, ballo tipico dei Paesi dell'America Centrale e tropicale, sono famosi anche i Carnevali di Porto Rico, Santo Domingo, Colombia, Argentina e Cile, solo per citarne alcuni.

Ogni Paese apporta la propria idiosincrasia alla festa carnevalesca, anche se l'essenza è sempre la stessa: sfilate, cibo e bevande abbondanti, balli, comparse, maschere, travestimenti, il tutto al suono della musica tipica del Paese, sempre allegra e movimentata. Il Carnevale si celebra non solo nelle capitali, ma in tutte le città, come in Europa.

In molti luoghi, il Carnevale termina con la “sepoltura” della Sardina, il pesce tipico della Quaresima nel Medioevo.

Si è discusso molto sul fatto che il Carnevale sia una festa pagana. La tradizione lo ritiene così, e nei Carnevali spagnoli i personaggi carnevaleschi indossano addirittura vestiti e simboli che ridicolizzano la religione cristiana, come abiti da vescovi e papi.

Il Carnevale non è una festa cristiana, anche se si è approfittato di queste feste per farle coincidere con il calendario cristiano della Quaresima e della Settimana Santa.

Il Carnevale è una festa di origine pagana recuperata nel Medioevo e che la Chiesa di Roma ha tollerato, com'è avvenuto con tutte le civiltà in cui c'erano alcuni giorni dell'anno dedicati a celebrazioni sfrenate.

Essendo una festa pagana, alcuni si chiedono se sia un bene o un male per un cristiano partecipare al Carnevale. In teoria non c'è niente di male a partecipare al Carnevale, anche se tutto dipende dal tono e dai contenuti della festa.

Per ogni cristiano non è bene mangiare troppo, ubriacarsi o assumere droghe, perché danneggiano la salute del corpo e vanno quindi contro il quinto comandamento, che obbliga a prendersi cura del proprio corpo senza esporlo a lesioni come quelle provocate dall'abuso di alcool, droghe o mangiate.

Ciò non vuol dire che non si debba partecipare alle feste, ma che in esse il cristiano deve dimostrare la propria sobrietà e la propria temperanza. Divertirsi è sempre gradito a Dio, ma non è pulito e sano il divertimento che danneggia il proprio corpo con degli eccessi.

[Traduzione dallo spagnolo a cura di Roberta Sciamplicotti]

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