Le reazioni scomposte contro monsignor Luigi Negri fanno capire che ci ha preso?La polemica politica scoppiata attorno alle parole in verità piuttosto ovvie del vescovo di Ferrara Luigi Negri sul rapporto diretto tra denatalità e crisi economica sembra dar ragione alla profezia di Chesterton sulla spade da dover sguainare per dimostrare che due più due fa quattro e le foglie sono verdi d’estate. Sembra d’altronde questa tutta una stagione di impazzimento, dall’orrore senza fine dei fondamentalisti islamici, alla eterna rissa di casa nostra che almeno da ieri ha il merito di aver espulso dal lessico della quotidianità giornalistica quel patto “del Nazareno” in cui l’evocazione impropria della Persona a noi più cara cominciava a procurarci un qualche senso di fastidio. Il piccolo momento di sereno e di unità raggiunto con la elezioni di Sergio Mattarella al Quirinale pare essere già inghiottito dalla necessità quasi pavloviana dei politici nostrani di darsele di santa ragione, per ragioni poco sante.
Ma, insomma, cosa ha detto di tanto scandaloso Luigi Negri? Non è ovvio che un’Italia che ha rinunciato a far nascere dagli Anni Ottanta sei milioni di italiani è un’Italia che si è impoverita? Non è ovvio che avere sei milioni di giovani in meno a tirare la carretta rende più difficile oggi uscire dalla crisi? Nell’atto di abortire, un atto di per sé privo di speranza per il futuro, non è contenuto forse un certificato di morte di una società che nega ad un bimbo il diritto alla vita?
Le parole di Negri sono forti quanto ovvie. La polemica a Ferrara è stata scatenata per piccole ragioni di bottega politica locale, ma ci offre l’occasione per ragionare sull’incapacità degli amministratori della cosa pubblica di ragionare con un minimo di profondità sulle ragioni della crisi, per trovare le modalità con cui uscirne. La questione demografica è ovviamente una delle tematiche che necessita approfondimento. Ci si lamenta spesso per “l’invasione” da parte degli islamici, per la loro pervasività, per la loro capacità di espansione anche in termini di proselitismo religioso, per l’orrore di cui è capace uno Stato neonato come l’Isis. Al fondo di tutto questo c’è la bomba demografica rappresentata dall’Islam.
In Europa su 530 milioni di abitanti gli under 30 sono 70 milioni. Nel solo Egitto i nati dopo il 1985 sono 60 milioni su una popolazione di 80 milioni complessivi. Le energie giovani spingono alle frontiere del nostro decrepito continente, arroccato in una folle dimensione puramente difensiva e intaccato dalla mortifera cultura dell’aborto, dell’avvilimento della famiglia composta da un padre e da una madre, della costante contrazione delle politiche di sostegno all’impegno lavorativo delle giovani generazioni, costrette a salari da fame in un contesto di cancellazione di qualsiasi garanzia.
In questo quadro la denuncia del vescovo di Ferrara non è solo sacrosanta, ma tempestiva. Papa Francesco anche nell’udienza generale di ieri è tornato a parlare di famiglia, a concentrarsi in particolare sulla figura paterna. Sono tutti tasselli che compongono un mosaico di impegno, una sorta di mappa seguendo la quale dovrebbe muoversi la militanza dei cattolici italiani il più possibile unitaria, il meno possibile preoccupata della difesa di piccoli orticelli di interesse, perché l’orizzonte a cui guardare è il salvataggio di una nazione che altrimenti affonda.
Affidarsi alla sola energia della politica non è saggio, anche se con l’elezione di Sergio Mattarella alla presidenza della Repubblica un qualche sussulto dignità il Parlamento ha saputo evidenziarlo, risparmiandoci almeno l’oscenità del 2013 quando la rissa interna al Palazzo aveva paralizzato le istituzioni repubblicane. Non siamo tra quelli che tifano per il tanto peggio tanto meglio, siamo gente di strada che spera di vedere il paese rimboccarsi le maniche abbandonando tentazioni ideologiche, come ricorda sempre il Papa. Guardando alle parole del vescovo Negri proprio senza paraocchi ideologici, si vedrà che indica una soluzione: senza bambini l’Italia non cresce. Se la famiglia, a partire dalla famiglia giovane e feconda, non si rimette in moto, non riparte l’Italia. Nel sorriso di un neonato possiamo specchiare la misura della nostra speranza.