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Tre ragioni per dire le parolacce…

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Tom Hoopes - pubblicato il 03/02/15

… e quattro ragioni migliori per non farlo

È solo una mia impressione o le parolacce emergono all'improvviso dove non erano mai apparse prima?

Guardate American Sniper, ed eccole lì nelle conversazioni private e amorevoli tra marito e moglie. Leggete le discussioni di Facebook di apologia cattolica, ed eccole lì di nuovo. Sono abituato a sentirle al lavoro o in drogheria, ma solo di recente le ho ascoltate in parrocchia.

Devono esserci delle buone ragioni. Ho pensato a qualcuna di queste…

1. Le parolacce mostrano chiaramente che non siamo “più santi di voi”.

C'è stato un dibattito interessante sul National Review Online sulle preoccupazioni espresse pubblicamente di recente da Mike Huckabee sulle parolacce. Katherine Timpf ha affermato che preoccupandosi delle parolacce le persone religiose sembrano del tutto fuori dalla realtà e moraliste – esattamente ciò che la gente non ama di loro.

Sono d'accordo. Mia moglie ed io facciamo studiare a casa i nostri figli, e siamo sempre ossessionati dall'immagine condivisa da un'altra madre che fa studiare i figli a casa di un ragazzino di tredici anni inorridito perché aveva sentito un altro ragazzo dire “stupido”. Non vogliamo che i nostri figli abbiano questo tipo di incapacità di relazionarsi al mondo di oggi.

Quando selezioniamo un film su “KidsInMind.com”, mi sentirete dire a mia moglie: “Sì, questo film va bene. Solo parolacce”. Ricordiamo ai bambini che noi non parliamo in quel modo, ma alcuni lo fanno.

E se i miei figli giudicano qualcuno per le parole che usa, ricordo loro che le brutte parole non equivalgono a una brutta persona. Ricordo loro mio nonno, nato in Spagna, un amante della letteratura e della musica liturgica che mi ha introdotto a Chesterton, Newman e Belloc – e imprecava come un marinaio, in varie lingue.

2. La parolaccia è il modo vernacolare migliore per esprimere certe emozioni.

Se siamo chiamati a parlare il linguaggio di oggi, e lo siamo, allora non possiamo limitarci alle belle parole che usiamo in chiesa. Occasionalmente servirà una parola più forte per catturare un'emozione.

Se si sostituiscono le parole sacre che alcuni usano come parolacce con parole veramente profane, questo può servire uno scopo più elevato. È forse l'“apostoloato del linguaggio forte” di cui parlava San Josemaría Escrivá?

3. Aiuta davverso a sentirsi un po' meglio quando ci si versa qualcosa sulla scarpa.

Alla fin fine, però, ci sono ragioni ancor più inoppugnabili per non dire parolacce.

1. Dire parolacce è insultare.

Molte delle parolacce che usiamo sono in realtà un modo di valutare qualcuno in modo disumanizzante. È l'opposto della carità. Gesù ha messo in guardia contro questo: “Chi poi dice al fratello: stupido, sarà sottoposto al sinedrio; e chi gli dice: pazzo, sarà sottoposto al fuoco della Geenna”.

I cristiani dovrebbero rappresentare l'amore di Dio nel mondo. Quando imprechiamo contro qualcuno, lo stiamo giudicando indegno e gli stiamo augurando del male – l'opposto dell'amore.

L'imprecazione irata non è l'unico problema – molti ascoltatori si sentono non rispettati dal nostro uso quotidiano delle parolacce, che dimostra che non meritano il nostro comportamento migliore.

2. Esiste sempre una parola migliore.

Quando ero bambino, una volta ero in giro con un amico e suo padre quando abbiamo sentito delle persone imprecare. Ancora oggi sento le parole del saggio papà del mio amico, con il suo accento messicano: “Dire parolacce è una cosa così pigra… Non vogliono trovare la parola giusta per quello che vogliono dire”.

Ed è vero. Nel corso della mia vita ho accettato questa sfida. Se voglio riassumere il comportamento di un parcheggiatore arrabbiato, un riferimento anatomico di una sola parola non dice davvero niente su tutto ciò che è avvenuto. Dire che quella persona è stata “aggressivamente pesante” inizia a spiegare la cosa un po' meglio. Ho perfino notato che quanto più divento descrittivo e onesto, più è difficile insultare la persona.

3. L'imprecazione porta con sé una visione del mondo.

Le brutte parole comportano una visione del mondo. Ad esempio, la parola “negro” è odiata e vituperata perché comporta un'intera visione del mondo: un mondo in cui le vite nere valgono meno delle altre.

4. Perché la Bibbia dice di non farlo.

Sembra in contraddizione con la prima “ragione per dire le parolacce” menzionata in precedenza, ma non è così. Non dovreste dire le parolacce, ma non dovreste neanche giudicare.

Il secondo comandamento ci proibisce di usare parole sante in modi profani. San Paolo va oltre: “Nessuna parola cattiva esca dalla vostra bocca”, dice la Lettera agli Efesini, “ma piuttosto parole buone che possano servire per la necessaria edificazione, giovando a quelli che ascoltano”.

È abbastanza buono per me. Alcuni usano queste parole, va bene, ma noi no.

[Traduzione dall'inglese a cura di Roberta Sciamplicotti]

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