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Perché i papi cambiano nome quando vengono eletti?

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Javier Ordovás - pubblicato il 03/02/15

Nella Bibbia, il cambiamento di nome indica una missione

Una volta accettata l’elezione a papa da parte del cardinale che riunisce la maggior parte dei voti dopo un conclave, il cardinale decano gli domanda sempre come vuole essere chiamato (Quomodo vis vocari?).

La scelta del nuovo nome da parte del Santo Padre può essere motivata da vari aspetti, come onorare qualcuno dei suoi predecessori, come nel caso di Giovanni Paolo II.

È ad ogni modo una tradizione che non è esistita sempre. Fino all’anno 532 tutti i successori di San Pietro hanno usato il loro nome di Battesimo. Oltre al nome si indicava la provenienza (Lino di Tuscia, Anacleto romano, Evaristo il greco, Telesforo il greco, Igino il greco… ).

Il 31 dicembre 532 venne eletto papa Mercurio “il romano”. Mercurio era un nome chiaramente pagano (è il nome romano del dio greco Hermes), per cui il nuovo pontefice cambiò nome e si chiamò Giovanni II, in onore del suo predecessore Giovanni I, un martire della Tuscia che governò la Chiesa dal 13 agosto 523 al 18 maggio 526.

Giovanni II fu papa fino all’8 maggio 535, e da allora molti dei suoi successori lo hanno imitato e hanno iniziato a cambiare il nome di Battesimo assumendo quello di apostoli, martiri o altri papi.

Dall’XI secolo ad oggi, solo due papi hanno spezzato la tradizione di adottare un nome come pontefici diverso da quello che era stato imposto loro con il Battesimo: Adriano VI e Marcello II.

Finora i nomi più usati sono stati Giovanni (23), Gregorio (16), Benedetto (16), Clemente (14), Innocenzo (13), Leone (13) e Pio (12).

Tra quelli che non si sono ripetuti figurano Cleto, Zefirino, Iginio, Lino, Pietro, Romano, Sabiniano e Zaccaria.

Nella Bibbia troviamo qualcosa di assai significativo: ogni volta che Dio cambia il nome di una persona è per una ragione importante. Il nome corrisponde alla sua nuova identità, missione o ministero.

Nel caso di Abram, Dio ha cambiato il suo nome con quello di Abraham (Gn 17, 5). Il nome Abraham significa “padre delle Nazioni”, perché Dio gli promise che lo sarebbe stato: “padre di una moltitudine di popoli ti renderò” (Gn 17, 5). Vediamo quindi come il nuovo nome corrisponda al suo nuovo ministero e alla nuova identità.

Nella Genesi vediamo anche che Sarai riceve il nome di Sara, che significa “principessa”. Ancora una volta il cambiamento del nome corrisponde alla nuova identità all’interno della regalità. Sara sarebbe stata madre di re (Gn 17, 16).

A Giacobbe, Dio cambiò il nome in Israele perché lottò con Dio e con gli uomini e vinse (Gn 32, 28).

In Isaia 62,4 leggiamo che tutto il popolo di Dio ricevette un nome nuovo: “Nessuno ti chiamerà più Abbandonata, né la tua terra sarà più detta Devastata, ma tu sarai chiamata Mio compiacimento e la tua terra, Sposata, perché il Signore si compiacerà di te e la tua terra avrà uno sposo”.

Lo stesso accade nel Nuovo Testamento:

in Mt 1, 23: “Ecco, la vergine concepirà e partorirà un figlio che sarà chiamato Emmanuele, che significa Dio con noi”. Il nome di Cristo obbedisce al progetto di Dio;

in Gv 1, 42, Gesù disse a Simone: “Tu sei Simone, il figlio di Giovanni; ti chiamerai Cefa (che vuol dire Pietro)”;

in Mt 16, 18: “E io ti dico: Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia chiesa”.

Per tutto questo, si capisce che il Sommo Pontefice modifichi il proprio nome una volta assunta la missione di diventare il capo visibile della Chiesa.

Questa abitudine è un’altra dimostrazione di come la Chiesa sia continuatrice e interprete fedele dell’Antico e del Nuovo Testamento e della Tradizione.

Un’altra curiosità: vuoi sapere qualcosa di più della tradizione di affacciarsi al balcone centrale della basilica di San Pietro? Si tratta di un costume recente. Il primo papa ad affacciarsi alla Loggia Centrale (com’è noto il balcone) quando è stato eletto il 6 dicembre 1922 è stato Pio XI.

[Traduzione dallo spagnolo a cura di Roberta Sciamplicotti]

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