Una vita dedicata a esplorare l'universo non solo fisico, ma anche spirituale
Nella storia della filosofia, il fisicalismo è una visione del mondo in base alla quale nell’universo non esiste nulla al di là delle cose fisiche. Charles Hard Townes, vincitore del Premio Nobel per la Fisica e grande conoscitore del mondo fisico, non concordava con questa idea.
Acclamato per le sue idee brillanti nel campo della fisica e noto per il contributo che ha dato alla creazione del laser, Townes ha mantenuto una fede profonda e permanente in qualcosa che non può essere spiegato dalla scienza.
Religione e fede, ha detto in un’intervista del 2005 al giornale dell’Università della California a Berkeley, hanno “un significato molto profondo per me: sento la presenza di Dio. Sento questa presenza nella mia vita come uno spirito che in qualche modo è sempre con me”.
Il lavoro di Townes ha beneficiato in molti modi tutta l’umanità. Il laser è onnipresente nella vita moderna, dalle tante modalità tecnologiche di comunicazione al modo di ascoltare la musica, senza dimenticare le possibilità innovative delle procedure chirurgiche. Milioni di persone, la settimana scorsa, hanno letto la notizia della morte di Townes su Internet, una rete la cui alta velocità di tramissione di dati dipende dai cavi di fibra ottica, che a loro volta funzionano grazie all’invenzione del laser.
Lo scienziato, morto a 99 anni, ha anche trascorso molto tempo pensando, scrivendo e parlando di un tipo di scienza diversa: la teologia. I suoi sforzi gli sono valsi nel 2005 il Premio Templeton per il Progresso nella Ricerca e nelle Scoperte su Realtà Spirituali. L’Associated Press ha pubblicato la notizia della sua scomparsa ricordando che “Townes era noto anche per la sua forte fede spirituale. Membro della Chiesa Unita di Cristo, nel corso della sua carriera si è ha attirato elogi e scetticismo con discorsi e saggi basati sulle similitudini tra scienza e religione”.
“La scienza cerca di capire com’è e come funziona il nostro universo, inclusi gli esseri umani”, ha scritto Townes nel 2005, quando gli è stato conferito il Premio Templeton per i suoi contributi nell’“affermare la dimensione spirituale della vita”. E proseguiva: “La mia opinione è che la scienza e la religione possono sembrare diverse, ma hanno molte similitudini e dovrebbero interagire e illuminarsi a vicenda”.
Nel 1966 aveva pubblicato l’articolo “La Convergenza di Scienza e Religione” sulla rivista THINK, dell’IBM. La differenza tra scienza e religione “è in gran parte superficiale”, scrisse; “entrambe diventano quasi indistinguibili quando guardiamo alla vera natura di ciascuna”.
In un’epoca in cui molti scienziati evitano con vigore ogni legame con la religione, le opinioni espresse nell’articolo sono state viste come una “blasfemia” dai membri di entrambe le comunità. Nel corso degli anni, Townes ha scritto e parlato molte volte della questione.
“Molte persone non capiscono che la scienza, fondamentalmente, implica presupposti e fede. Ma nulla è assolutamente provato”, ha dichiarato all’epoca. “Cose meravigliose, sia nella scienza che nella religione, derivano dai nostri sforzi basati su osservazioni, ipotesi attentamente pensate, fede e logica”.
“In qualche modo noi esseri umani siamo stati creati a somiglianza di Dio”, ha detto al giornale dell’Università della California. “Abbiamo il libero arbitrio. E nella misura in cui impariamo sempre di più, rafforziamo questa nostra caratteristica. Che tipo di vita ci costruiremo? È su questa questione che l’universo è aperto. Il proposito dell’universo, penso, è presenziare questo sviluppo e permettere che gli esseri umani esercitino la libertà di fare cose che portino risultati positivi per loro e per il resto del mondo”.