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Come presentare la confessione ai bambini?

La confessione è una pratica stabilita da Gesù?

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Padre Henry Vargas Holguín - pubblicato il 02/02/15

Insegnare loro il significato e le conseguenze del peccato e le realtà meravigliose che comporta il pentimento per gli errori

Il libro della Genesi, al capitolo 3, è molto chiaro quando afferma che il peccato e la morte sono entrati nel mondo attraverso la scelta sbagliata di Adamo ed Eva di disobbedire a un ordine di Dio.

Questo dà l'opportunità di spiegare ai bambini che attraverso quel peccato è entrato nel mondo ogni tipo di cose negative associate al peccato, e che tutti gli esseri umani in futuro si sono visti intaccati da quel peccato e dalle sue conseguenze.
In altre parole, il peccato è quando agiamo come nostro proprio dio anziché permettere a Dio di essere Dio. I bambini capiscono bene che il peccato porta sofferenza. Mi sembra che siano in grande sintonia con questa realtà. Sanno che prendono decisioni sbagliate, che hanno pensieri errati e che non sempre fanno ciò che dovrebbero. Sanno che dai loro errori derivano momenti tristi.

I bambini capiscono cosa vuol dire peccare e quali sono le conseguenze. È fondamentale che comprendano che il peccato è più di una semplice questione di cattivo comportamento.

È importante che capiscano che il peccato viene dal cuore (Matteo 15:18-19), ovvero che più che un'azione specifica è un atteggiamento del cuore che dà luogo a quell'azione.

Credo sia importante trovare dei modi per far capire loro quello che le azioni che compiono rivelano circa il loro cuore.

Prima di angosciare i bambini dicendo loro costantemente “Non fare questo perché è peccato”, è importante parlare loro della bontà di Dio e di come tutti dobbiamo sempre cercare di essere suoi buoni figli e di dargli molti motivi di gioia.

Bisogna far vedere ai bambini che a volte tutti sbagliamo, malgrado gli sforzi per comportarci bene con Dio.

I genitori hanno il dovere morale di risvegliare la coscienza morale (scusate la ridondanza) dei loro figli per far vedere loro che al di sopra dei nostri errori, degli sbagli, delle mancanze (il peccato) c'è Dio, con il suo amore, disposto a perdonare.

In questo modo il bambino comprenderà a poco a poco che certe sue azioni offendono il Padre del Cielo, ma che non tutto è perduto perché Dio perdona sempre.

Di fronte a questa realtà, è importante iniziare il bambino alla necessità di provare un certo dispiacere non solo per le sue cattive azioni, ma anche per le cose che avrebbe dovuto fare e non ha fatto.
È così che si inizia il bambino al senso o alla nozione di peccato, alla necessità del pentimento e alla ricerca della soluzione attraverso il perdono.

Una cosa importante è la testimonianza dei genitori. È molto positivo vedere che i genitori si confessano. Non dimentichiamo che nessuno può sostituire il motore per eccellenza di ogni educazione: l'esempio dei genitori.

Una pratica assai lodevole è che il bambino nella sua preghiera notturna compia un ripasso di com'è andata la giornata e si disponga a dormire in pace con una semplice preghiera di pentimento per qualcosa che non è andato bene; gli viene instillata l'importanza di dormire con la coscienza tranquilla.

In questo modo i bambini imparano a compiere il proprio esame di coscienza, a pentirsi correttamente e a chiedere perdono il più rapidamente possibile a Nostro Signore. È un gesto semplice e prepara efficacemente a ricevere il sacramento della penitenza.

I bambini devono imparare che il pentimento è qualcosa di più di dire “Mi dispiace”. È ammettere il problema del peccato davanti a Dio e desiderare davvero di allontanarsi da quel peccato.

Alcuni adulti si confessano molto male perché da bambini non hanno capito cos'è un'offesa a Dio; si accusano allora dei peccati altrui o raccontano la propria vita, ma non hanno il senso del peccato.

È in tenera età che bisogna insegnare questo ai bambini, e loro lo capiscono molto bene.

La Sacra Scrittura, e in particolare il Vangelo, quando ci rivela il peccato lo presenta sempre strettamente unito alla misericordia e al perdono di Dio. Gesù non è venuto a condannare, ma a salvare.

Gesù non appare mai per “affondare”, ma per chiamare alla conversione, ad essere migliori, per suscitare la speranza, concedere il perdono e creare l'uomo nuovo salvato dall'Amore.

È importante anche far vedere al bambino che per il semplice fatto di avere dei piccoli peccati non è il bimbo peggiore del mondo; non bisogna farlo sentire male, ma fargli vedere che non smette di essere amato né da Dio né dalla sua famiglia.

La Bibbia è molto chiara sul fatto che tutti pecchiamo, senza eccezioni. Come trasmettere questo ai bambini?

Il capitolo 3 della Genesi spiega il modo in cui il peccato è entrato nel mondo, e si può insegnare ai bambini che il peccato di Adamo ed Eva è passato ai loro figli e poi ai figli di questi e così successivamente fino a noi.

In questo modo, il peccato è come un cognome. I bambini ricevono il cognome dai genitori, che lo hanno ricevuto a loro volta dai loro genitori e così via.

Come non possiamo scegliere il nostro cognome, allo stesso modo tutti nasciamo con il peccato, e il peccato ci separa da Dio.

È giusto far vedere al bambino che quando si sbaglia strada bisogna tornare indietro e cambiare direzione come il figliol prodigo (definizione sbagliata, perché nella parabola chi è prodigo di amore e perdono è il padre).

Il figlio della parabola si è reso conto che si era comportato male ed è tornato a chiedere perdono al padre.

Con questa parabola il bambino capirà che il pentimento per gli errori e/o i peccati comporta realtà meravigliose, positive: smettere di soffrire e la gioia del peccatore che, nella casa del padre, viene abbracciato misericordiosamente da lui.


[Traduzione dallo spagnolo a cura di Roberta Sciamplicotti]

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