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La mancanza di fede può essere fonte di nullità matrimoniale?

Pope Francis with Prelate Auditors, Officials and Advocates of the Tribunal of the Roman Rota – AFP

© OSSERVATORE ROMANO / AFP

Pope Francis stands with Prelate Auditors, Officials and Advocates of the Tribunal of the Roman Rota during an audience for the occasion of the solemn inauguration of the judicial year at the Clementine Hall of the Vatican Apostolic Palace on January 23, 2015. AFP PHOTO / OSSERVATORE ROMANO

Ricardo Perna - pubblicato il 28/01/15

Papa Francesco ha rilanciato la questione con nuovi dati davanti alla Rota Romana

Papa Francesco ha chiesto venerdì al Tribunale della Rota Romana di considerare solo la volontà della persona come argomentazione per la dichiarazione di nullità matrimoniale, oltre alla volontà dimostrata di evitare che le limitazioni finanziarie impediscano “un reale accesso di tutti i fedeli alla giustizia della Chiesa”. “I Sacramenti sono gratuiti. I Sacramenti ci danno la grazia. E un processo matrimoniale tocca il Sacramento del matrimonio. Quanto vorrei che tutti i processi fossero gratuiti!”, ha confessato.

Nel giorno in cui ha presentato il suo Messaggio per la Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali, Francesco si è rivolto ai membri del Tribunale della Rota Romana, il Tribunale ecclesiastico della Santa Sede, in occasione dell'apertura dell'anno giudiziario. Il suo è stato un discorso ben più prezioso della copertura mediatica che ha ricevuto, visto che alla maggior parte dei media è passata inosservata la richiesta che Francesco ha rivolto ai giudici. “Il giudice, nel ponderare la validità del consenso espresso, deve tener conto del contesto di valori e di fede – o della loro carenza o assenza – in cui l’intenzione matrimoniale si è formata”, ha detto.

In casi di dubbio sulla validità del matrimonio, segnala il papa, il giudice deve verificare se c'è stato “un vizio d’origine del consenso”, sia “per difetto di valida intenzione” sia “per grave deficit nella comprensione del matrimonio”. Il papa ha alluso al “contesto umano e culturale in cui si forma l’intenzione matrimoniale”, attualmente caratterizzato da una “crisi dei valori”.

Potremmo assumere di trovarci di fronte a una posizione identica a quella già difesa da Benedetto XVI e Giovanni Paolo II, m questo può non essere il caso, almeno secondo padre José Alfredo Patrício, canonista della diocesi portoghese di Lamego, per il quale il discorso di Francesco oggi “racchiude una novità e pone nuove domande”.

Nel suo discorso, il papa afferma che “la non conoscenza dei contenuti della fede potrebbe portare a quello che il Codice chiama errore determinante la volontà (cfr can. 1099)”. Ciò significa che quello che il papa difende è il fatto che la formazione dell'intenzione matrimoniale dei nubendi può essere deturpata dalla mancanza di fede e che questo fatto può minacciare “la stabilità del matrimonio” e “la sua esclusività e fecondità, ma anche l’ordinazione del matrimonio al bene dell’altro”, come si può leggere nel suo discorso.

Secondo padre Patrício, questo atteggiamento è “nuovo” e non va nel senso degli interventi dei papi precedenti. Nel 2003, nel suo discorso di fronte alla Rota Romana, Giovanni Paolo II poneva già l'ipotesi dell'esistenza di matrimoni che potessero essere dicharati nulli in virtù della mancanza di fede dei nubendi al momento dell'accettazione del sacramento, e nel 2013 Benedetto XVI ha ripetuto questa stessa intenzione ai membri del Tribunale della Rota Romana. “Certamente, però, la chiusura a Dio o il rifiuto della dimensione sacra dell’unione coniugale e del suo valore nell’ordine della grazia rende ardua l’incarnazione concreta del modello altissimo di matrimonio concepito dalla Chiesa secondo il disegno di Dio, potendo giungere a minare la validità stessa del patto qualora, come assume la consolidata giurisprudenza di codesto Tribunale, si traduca in un rifiuto di principio dello stesso obbligo coniugale di fedeltà ovvero degli altri elementi o proprietà essenziali del matrimonio”, ha detto all'epoca Benedetto XVI.

Entrambi i pontefici avvertivano del fatto che “il patto indissolubile tra uomo e donna, non richiede, ai fini della sacramentalità, la fede personale dei nubendi; ciò che si richiede, come condizione minima necessaria, è l’intenzione di fare ciò che fa la Chiesa”, come diceva Benedetto XVI. Ciò vuol dire che l'argomentazione della mancanza di fede potrebbe essere utilizzata solo se fosse “affiancato al fatto di non credere in una delle proprietà del matrimonio, come avere l'intenzione di divorziare o non voler avere figli”, ha confermato padre Patrício.

Solo l'intenzione non basta per annullare altri sacramenti

Qual è allora la differenza fondamentale tra le due posizioni? “C'è un'assenza di riferimento al rifiuto di una delle proprietà del matrimonio. Il papa afferma che la formazione dell'intenzione matrimoniale nell'individuo può avere preponderanza come elemento di valutazione della nullità del matrimonio, contrariamente a quanto affermato dai due pontefici precedenti”, ha detto padre Patrício, per il quale questo fatto solleva altre questioni.

“La fede non è necessaria per la realizzazione dei sacramenti. Due non battezzati possono sposarsi e la Chiesa riconosce la loro unione, nel caso del Battesimo il bambino non dimostra di avere fede quando lo riceve, o anche quando un sacerdote celebra una Messa trovandosi in condizioni di peccato il sacramento è valido per i fedeli che si comunicano”, ha spiegato il canonista di Lamego.

Le basi per queste posizioni derivano dal Concilio di Trento, che ha “organizzato” tutta la Chiesa nel XVI secolo e che per padre Patrício ha definito le condizioni di validità di tutti i sacramenti tranne il matrimonio, per il quale ha stabilito che è il consenso che lo rende valido, come difendeva anche Benedetto XVI.

Questa argomentazione era già vigente in un gruppo “minoritario” all'interno della Rota Romana. “Da vari anni un gruppo minoritario sostiene che la mancanza di fede dei nubendi può essere inquadrata nel canone 1099 come un errore invalidante della volontà, e il papa oggi ha fatto sua questa corrente minoritaria”, ha aggiunto il sacerdote.

La corrente in questione, secondo questo esperto consultato da Família Cristã, può essere messa in discussione. “Ciò che rende valido il sacramento è il consenso, che si basa su un'intenzione proclamata, non è l'oscillazione dell'intenzione dei ministri, che in questo caso sono i nubendi”.

Conseguenze di questo approccio

Per il futuro, padre Patrício crede che questo approccio potrebbe far aumentare ancor di più i casi di richiesta di nullità, con il rischio di poter “volgarizzare” questo strumento, quasi come un “divorzio religioso”. “Esiste questo rischio, è vero, anche perché a mio avviso – e contrariamente a ciò che pensano alcuni colleghi – le richieste di nullità continueranno ad aumentare nei prossimi anni. In primo luogo perché ci sono più informazioni e più preparazione da parte dei tribunali, ma soprattutto perché la Chiesa è l'unica istituzione al mondo che difende il matrimonio per tutta la vita e con figli, e le persone apprezzano questo fatto. Anche se non riescono a rispettarla, la proposta della Chiesa è attraente”, sostiene il sacerdote.

“Molte persone vengono a cercarci, nei tribunali ecclesiastici, dopo essersi rese conto di ciò che è il sacramento per la Chiesa, e questo numero è aumentato”.

La soluzione non può essere rinvenuta nell'impedimento alla celebrazione del sacramento. Malgrado la maggior esigenza che si possa applicare, e di cui hanno parlato il Sinodo dei vescovi e alcuni responsabili della pastorale familiare in tutto il mondo, “non si può misurare il grado di fede delle persone in modo obiettivo, e lasciare questo fatto nelle mani dei sacerdoti è rendere tutto il processo aleatorio. Questo sacerdote non mi sposa, vado da un altro, e questa non può essere la regola nel Diritto canonico”, sostiene il presbitero.

Già prima del Sinodo, il papa aveva formato una commissione per studiare tutte le questioni collegate alla nullità matrimoniale, e ha mostrato anche stavolta che è una questione importante per lui chiedendo ai membri della Rota Romana di “non chiudere la salvezza delle persone dentro le strettoie del giuridicismo”.

“C’è bisogno di una conversione pastorale delle strutture ecclesiastiche, per offrire l’opus iustitiae a quanti si rivolgono alla Chiesa per fare luce sulla propria situazione coniugale”, ha detto. Un cammino che non si preannuncia facile nel senso di costruire consensi, com'è stato appannaggio di Francesco.

[Traduzione dal portoghese a cura di Roberta Sciamplicotti]

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