Le associazioni pro life e dei genitori chiedono di rivedere le strategie UNAR troppo sbilanciate sulle associazioni LGBT
Disapplicare la Strategia nazionale dell’Unar ed emanare precise direttive affinché sia rispettato il ruolo della famiglia e il diritto dei genitori, costituzionalmente garantito, ad educare i figli. In particolare su temi etici e sensibili come l’educazione alla sessualità e all’affettività, con cui spesso inmodo subdolo nelle scuole di ogni ordine e grado, fin dall’asilo, si introduce la teoria del gender (La Croce, 22 gennaio).
Si può riassumere così quanto vogliono raggiungere oggi l’Associazione ProVita Onlus, insieme all’Age, l’Agesc e i Giuristi per la Vita lanciando una Petizione contro le iniziative che promuovono la diffusione dell’ideologia “gender” nelle scuole italiane.
“In poche settimane quasi solo con il passaparola abbiamo già raccolto online oltre 60mila sottoscrizioni di cittadini contrari alla diffusione dell’ideologia gender nelle scuole. Un vero Family Day 3.0 che rilanciamo anche su Facebook e Twitter con una campagna di sensibilizzazione e sostegno alla nostra petizione ‘cinguettando’ con l’hashtag #Nogender” Così le cinque associazioni nella conferenza stampa di presentazione, che proseguono “Siamo di fronte a una vera emergenza educativa. In molti casi, infatti, l’educazione sessuale a scuola è priva di riferimenti morali, discrimina le famiglie e mira a una sessualizzazione precoce dei ragazzi. La libertà di espressione è un diritto per tutti proprio come è giusto non discriminare nessuno”.
I presupposti giuridici con cui le associazioni si muovono per tutelare i diritti delle famiglie in campo educativo vengono spiegate da Gianfranco Amato, presidente di Giuristi per la Vita, che spiega come “Molti progetti educativi e la cosiddetta ‘strategia nazionale’ dell’UNAR, invece, sono spesso redatti con la collaborazione esclusiva di associazioni LGBT in violazione della nostra Costituzione che all’articolo 30 sancisce il diritto e dovere dei genitori a mantenere, istruire ed educare i figli, ma anche della Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo (art. 26), del Protocollo addizionale alla Convenzione per la salvaguardia dei diritti dell’uomo (art. 2), della Convenzione sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza dell’UNICEF (art.14) ed di diversi Decreti del Presidente della Repubblica”
“I progetti educativi in questo ambito vengono spesso presentati richiamando l’esigenza di lottare contro la discriminazione – spiegano le associazioni promotrici della Petizione – l’intento in sé potrebbe essere lodevole se ciò significasse educare gli studenti a rispettare ogni persona e a non rendere nessuno, a causa delle proprie condizioni personali (disabilità, obesità, razza, religione, tendenze affettive) oggetto di bullismo, violenze, insulti e discriminazioni ingiuste”. In realtà – continuano – il concetto generico di non discriminazione viene usato per promuovere la “negazione della naturale differenza sessuale e la sua riduzione ad un fenomeno culturale che si presume obsoleto; la libertà di identificarsi in qualsiasi genere indipendentemente dal proprio sesso biologico, l’equiparazione di ogni forma di unione e di famiglia”.
“La teoria del gender non vuole difendere dalla discriminazione ma imporre una visione che è parziale, non scientifica, e non si capisce su quali basi dovrebbe essere accolta – afferma Ernesto Mainardi, dell’Agesc (Associazione genitori delle scuole cattoliche), nel corso della conferenza stampa sul tema, organizzata oggi presso la Sala Nassiria di Palazzo Madama – Sappiamo che le famiglie quando se ne accorgono si ribellano e ci chiedono come combattere queste iniziative”. Piuttosto – aggiunge – “secondo noi l’ideologia gender discrimina quei bambini che vorrebbero crescere in modo armonico dentro una famiglia normale, senza vedersi proporre figure diverse che non incontrano nella realtà. Il problema vero della discriminazione è quello che investe gli immigrati, i disabili, ma sembra che di questo non si voglia parlare. Il governo ha proposto delle linee guida sul bullismo – che grazie a Dio sono ancora ferme – che parlano solo del bullismo omofobico. Tutte le altre forme di bullismo, verso le donne, gli immigrati, i disabili, non esistono più. Noi crediamo che in questo modo non si faccia il bene dei ragazzi” (La Nuova Bussola, 22 gennaio).