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Foto e selfie col pancione sui social, arriva il richiamo dei vescovi

Pregnant woman 01 – CC – it

© Teza Harinaivo Ramiandrisoa / CC

https://www.flickr.com/photos/harinaivoteza/7241780178

Gelsomino Del Guercio - Aleteia - pubblicato il 21/01/15

"Troppo cinema sul pancione”, un monito contro la tendenza a postare sulle varie "tappe" della gravidanza

«Ma è proprio così necessario condividere tutto tutto tutto con tutti tutti tutti? Anche le foto in tempo reale dalla sala parto? Si comincia postando (o cinguettando) la prima ecografia, in cui è possibile – su indicazione – distinguere nitidamente un fagiolino che potrebbe essere qualsiasi cosa: “È il nostro bambino!”. Poi si continua con le foto della pancia in progress a documentare la crescita del nascituro che si prepara a sbarcare nel vasto mondo». Dura posizione del Sir, l’agenzia dei vescovi italiani, contro foto e selfie al pancione delle donne incinte. 

UNA TENDENZA NATA TRA LE VIP
In una nota diramata il 21 gennaio, il Sir, l’agenzia dei vescovi italiani, ricorda che quella dello scatto del pancione è una moda sempre più in voga tra «le celebrities e le semivip» che lanciano messaggi del tipo «guardate quanto sono incredibilmente tonica e radiosa in gravidanza». E dopo lo scatto, l’approdo naturale della foto è il social network. «Dopo un tweet con hashtag a scelta tra #misisonorotteleacque e #epiduralesubito – sentenzia ancora l’Agenzia – ecco le prime immagini di un batuffolo grinzoso, indifeso e totalmente inconsapevole di essere finito nei selfie dei genitori. È nato da un minuto ed è già è sotto l’occhio di un obiettivo. Meno male che sotto quello di Dio c’era già prima di nascere… ». 

INTIMITA’ SPETTACOLARIZZATA
I tempi sono cambiati. «Una volta le mamme in attesa scrivevano diari della gravidanza da far leggere, forse, molti anni dopo, al protagonista della sceneggiatura: il proprio figlio. Oggi nell’era dell’istant book si vuole dire tutto subito e possibilmente a tutti. Comunicare le belle notizie è sacrosanto, spettacolarizzare l’intimità un po’ meno». 

IL PARTO COME UN REALITY
Il rischio, secondo l’organo informativo della CEI, è di ritrovarsi col “reality” del parto in diretta. «Cento film ci hanno consegnato l’immagine stereotipata e risibile del papà munito di telecamera che inquadra la puerpera sudata, scarmigliata e furente: sorridi tesoro, un po’ meno tirata magari… Ora, va bene la partecipazione emotiva dei padri, il sostegno, il corso preparto e il contare i respiri tra una contrazione e l’altra, ma insomma, trovarsi con Robbie Williams che canta mentre la moglie è in preda ai dolori è partecipazione o esibizionismo?».

PIU’ RISERBO E DISCREZIONE
Infine, un consiglio, richiamando il detto popolare «non è mica il caso di fare tutto ‘sto cinema», il Sir invita a tenere maggiormente la linea della discrezione in momenti come quello di un parto. «Ci sono misteri che meritano silenzio, riserbo, discrezione. Garantiamo che le emozioni sono ugualmente assicurate, anche senza farle correre sulle autostrade dei social network».

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