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Intervista alla presidente della Marcia per la Vita, Jeanne Monahan-Mancini

Jeanne Monahan-Mancini – it

March for Life Education and Defense Fund

Susan E. Wills - pubblicato il 20/01/15

Rivela alcuni dettagli del Raduno e della Rose Dinner e le sue speranze per il 2015

Jeanne Monahan-Mancini – l'ultima parte del nome è un'aggiunta che segue al suo matrimonio, celebrato meno di due mesi fa –, presidente del March for Life Education and Defense Fund, continua a dimostrare di essere la scelta perfetta per sostituire la fondatrice della Marcia per la Vita, Nellie Gray, morta nell'agosto 2012. Jeanne è laureata in Psicologia presso la James Madison University e ha una laurea conseguita presso l'Istituto Pontificio Giovanni Paolo II per Studi su Matrimonio e Famiglia di Washington, D.C. Prima di diventare presidente della Marcia per la Vita, Jeanne ha lavorato nell'ufficio della segreteria del Dipartimento per la Salute e i Servizi Umani su questioni sanitarie interne e globali, e poi per il Family Research Council su questioni relative alla dignità umana, all'aborto, alla salute femminile e alle questioni del fine vita. Tra le apparizioni sui media e la preparazione dell'ultimo minuto dei vari eventi della Marcia per la Vita, è riuscita a concedere un'intervista telefonica a Susan Wills il 16 gennaio.

Potrebbe parlare ai lettori del tema scelto per gli eventi della Marcia per la Vita 2015 – “Ogni vita è un dono”? Intende attirare l'attenzione su un particolare sottogruppo di persone, come i bambini non nati che probabilmente verranno abortiti? Cosa spera di trasmettere attraverso questo tema?

Vediamo il tema come un trampolino per educare il movimento pro-vita nel suo insieme – perché la Marcia è l'unica occasione in cui tutti i gruppi pro-vita si riuniscono ogni anno. Speriamo di attirare l'attenzione sul valore di tutte le vite umane, e in particolare su quella dei bambini non nati con una difficile diagnosi prenatale (poor prenatal diagnosis, PPD). Speriamo anche di raggiungere i loro genitori e le loro famiglie, di ricordare loro che il loro bambino non nato è un dono inestimabile sia malgrado che proprio per via delle sfide che possono affrontare prendendosi cura di un bambino con un'anomalia genetica o perfino con una condizione incompatibile con la vita. I bambini ai quali viene diagnosticata in utero una PPD sono i più vulnerabili tra i bambini non nati: l'85% di questi, ad esempio, con la sindrome di Down, la trisomia 13 e 18 o la spina bifida viene abortito, in genere su consiglio dei medici. È uno sforzo educativo di lunga durata, ovviamente. Nell'ottobre scorso abbiamo tenuto un incontro al Congresso con una serie di esperti tra i quali Mark Bradford della Jerôme Lejeune Foundation, Heather Trammel della Down Syndrome Society of Northern Virginia e Dana Hecht, direttrice delle Relazioni Familiari della Jill’s House, un luogo di divertimento in cui i bambini con disabilità intellettive si possono recare per permettere alle loro famiglie di avere un po' di relax.

Sentiremo parlare queste persone al Raduno prima della Marcia o avete chiamato altri esperti per parlare per i bambini con disabilità?

Siamo molto fortunati ad avere due oratori che parleranno delle alternative amorevoli all'aborto di bambini portatori di handicap. Uno è la dottoressa Grazie Pozo Christie, una radiologa diagnostica di Miami e membro del Comitato Consultivo della Catholic Association. È diventata un'attivista pro-vita – soprattutto a favore dell'adozione di bambini con disabilità – quando lei e suo marito hanno adottato un bambino cinese dopo che erano già stati benedetti con quattro figli. Cathy McMorris-Rodgers (R-WA), uno dei quattro membri del Congresso invitati a parlare al Raduno, è anche madre di un bambino con la sindrome di Down. L'elenco degli oratori è disponibile sul nostro sito web.

Sa quanti marciatori sono attesi quest'anno? La Marcia per la Vita si tiene aggiornata, ad esempio, sui luoghi in cui possono parcheggiare i pullman che trasportano i partecipanti?

La stima approssimativa che uso prevede centinaia di migliaia di persone. Non abbiamo modo di saperlo in anticipo, e il Park Service non fornisce più stime. La sua domanda solleva però un aspetto interessante. La gente ha spesso l'impressione che il March for Life Education and Defense Fund orchestri la Marcia, che in qualche modo organizziamo tutta la cosa, ma la verità è che la Marcia è un'opera di Dio ed è “organizzata” dagli americani pro-vita che vogliono far sentire la propria voce. Famiglie, parrocchie cattoliche e gruppi di altre tradizioni religiose, licei, gruppi di campus pro-vita e persone singole si organizzano per venire a Washington e mostrare al Congresso e al mondo che il movimento pro-vita è ampio e forte e continuerà a difendere la vita dei bambini non nati e di tutti gli esseri umani. Il nostro ruolo è molto modesto – solo per aiutare a rendere la loro visita educativa e memorabile, e perché il Raduno e la Marcia si svolgano in modo regolare e sicuro. Gestiamo le autorizzazioni e il punto di primo soccorso e tutta la logistica grazie a circa 200 volontari, soprattutto appartenenti ai Cavalieri di Colombo.

Nei tanti anni in cui ha partecipato alla Marcia per la Vita, e ora dal suo punto di vista dall'altro lato del podio, ha visto qualche cambiamento a livello demografico nei partecipanti?

Uno degli aspetti più ispiratori della Marcia è che vengono rappresentate ogni generazione, ogni razza e ogni appartenenza etnica presenti in America. Si vedranno bambini in braccio e sui passeggini, ragazzi dai più piccoli agli studenti universitari, anziani e anziane che non si sono persi una Marcia in quattro decenni, persone sulla sedia a rotelle. È triste, ovviamente, il fatto che dobbiamo ancora marciare. Aspettiamo tutti con ansia il giorno in cui l'aborto non sarà più legale o voluto, ma è confortante vedere che la gente non rinuncia a difendere la vita dei bambini non nati e delle loro madri e dei loro padri, che possono soffrire in modo profondo dopo un aborto. Il cambiamento più ovvio a livello di partecipanti ha iniziato a verificarsi alla metà degli anni Novanta. Ogni anno sembra che siano sempre di più i giovani che vengono a Washington per sostenere la vita. Sono orgogliosi di definirsi Generation Life (Generazione Vita) e promettono di portare a termine la nostra missione di rovesciare la sentenza Roe v. Wade. Uno degli oratori del Raduno è un perfetto esempio di questa determinazione: Julia Johnson, ora all'ultimo anno di una scuola superiore del North Dakota, ha organizzato nove pullman di amici e compagni di scuola perché vengano alla Marcia da ogni parte del North Dakota.

Ha introdotto qualche cambiamento quest'anno? Non ho sentito nulla sul contesto del saggio annuale.

Generation Life è esperta di social media, per cui anziché un saggio abbiamo sponsorizzato Every selfie has a story (Ogni selfie ha una storia), invitando i marciatori a twittare selfie a #WhyWeMarch che spieghino perché vogliono marciare per la vita. I risultati spaziano da quelli artistici a quelli ummoristici. C'è una galleria con alcune delle foto del #WhyWeMarch sul nostro sito

Parlando di tweet, ha sentito nulla dal Vaticano sul fatto che papa Francesco twitti anche quest'anno un messaggio per la Marcia della Vita?

Non ancora, ma speriamo di ricevere un messaggio la mattina della Marcia, giusto in tempo per leggerlo al Raduno.

Cosa c'è in serbo per la Rose Dinner che seguirà la Marcia?

Sono felice che me l'abbia chiesto. Il Cavaliere Supremo dei Cavalieri di Colombo, Carl Anderson, sarà l'oratore principale alla Rose Dinner. Lui e i Cavalieri hanno un grande motivo per festeggiare: hanno appena donato la 500ma macchina a ultrasuoni a un centro di assistenza alla gravidanza. Gli ultrasuoni salvano vite, ma eccedono il budget della maggior parte dei centri di assistenza alla gravidanza. Grazie ai contributi personali e al fundraising da parte dei Cavalieri, ora ci sono 500 macchine di questo tipo che salvano vite in America.

Guardando il sito web della Marcia per la Vita, sono rimasta sorpresa constatando il lavoro e gli eventi durati tutto l'anno nei quali è stata impegnata. Può parlarcene un po'?

Grazie al nostro staff ridotto ma di prim'ordine di quattro impiegati a tempo pieno e uno part-time, riusciamo ad essere una voce per i marciatori pro-vita del 22 gennaio tutto l'anno attraverso i social media, l'educazione e soprattutto attraverso la perorazione a Capitol Hill. Tom McCluskey, già membro del Family Research Council, si occupa degli aspetti legislativi. Siamo in grado di presentare ai membri del Congresso il punto di vista della comunità pro-vita sulla legislazione, riferire sugli sviluppi legislativi e della Corte Suprema attraverso i social media e, cosa importante, presentare briefing ai membri e allo staff del Congresso. Nel giugno scorso, ad esempio, abbiamo tenuto un briefing sulle questioni relative alle donne, aiutando i membri e lo staff pro-vita a rispondere efficacemente alla retorica della “guerra alle donne”. A ottobre ne abbiamo tenuto uno sulla diffusa pratica di abortire bambini con una PPD e sugli interventi ora possibili per migliorare la vita di questi piccoli.

Un'ultima domanda. Quali sono i suoi progetti per il giorno dopo la Marcia?

Mio marito David ed io siamo riusciti a partire per una breve luna di miele dopo il nostro matrimonio alla fine di novembre, ma con tutte le attività per preparare gli eventi relativi alla Marcia per la Vita da allora non abbiamo avuto molto tempo per inserirci nella vita matrimoniale e organizzare la nostra casa, per cui questo sarà la priorità della mia agenda, almeno per un lungo weekend.

[Traduzione dall'inglese a cura di Roberta Sciamplicotti]

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