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Carlo Verdone e la sua vocazione per il cinema quasi sacerdotale

Carlo Verdone e la sua vocazione per il cinema quasi sacerdotale

© Public Domain

Mirko Testa - Aleteia - pubblicato il 14/01/15

Il popolare attore parla del suo rapporto con Dio, dei preti che ammira e della parrocchia che frequenta

Nel consegnare a Carlo Verdone il prestigioso premio Bresson, durante la scorsa Mostra d'arte cinematografica di Venezia, il presidente dell'Ente dello Spettacolo, don Ivan Maffeis, aveva affermato che “il suo cinema è graffiante ma garbato, curioso senza pregiudizi, mai volgare, né cinico; e ci ha raccontato come siamo cambiati, denunciando il finto benessere che ci rende infelici, le inquietudini, i fallimenti, lo spaesamento: fra dramma e ironia, insomma, ci ha narrato i nostri difetti”.

Effettivamente le commedie di Verdone sono sempre state permeate da grande sensibilità umana e ci hanno mostrato uno spaccato vivido della società italiana fatto di personaggi spesso strampalati in crisi o famiglie a volte disgregate, ma sempre venate di speranza e dai toni poetici e struggenti: in poche parole l'anima umana nelle sue tante miserie, debolezze, mitomanie, solitudini ma anche ricchezze.

Il vescovo di Parma, presidente della Commissione per la famiglia e la vita della Cei, mons. Enrico Solmi, commentando il libro-testimonianza del noto regista romano La casa sotto i portici ha detto che per Verdone la professione di attore e regista è qualcosa di simile a una vocazione quasi sacerdotale.

In una intervista a “Credere” (28 dicemebre) il celebre attore e regista ha replicato: “Io ho sempre considerato questo mio lavoro come una piccola missione: quella di regalare al pubblico divertimento e riflessione. Il ruolo del comico, se fatto bene, è terapeutico. Ma il bello della commedia è anche che, con sorrisi o risate, puoi dire cose molto serie, meritevoli di riflessione”.

Nel film Io, loro e Lara Verdone ha interpretato un sacerdote in crisi di fede. Nel film, la schietta umanità di don Carlo viene messa a dura prova quando dalla missione dove opera in Africa decide di far ritorno in Italia per prendersi una pausa di riflessione sul suo percorso di fede. Al ritorno in famiglia però vive un’esperienza grottesca, con rapporti umani allo sbando: il padre che sposa la sua giovane badante moldava Olga; la sorella psicologa opportunista e isterica, il fratello cocainomane e Lara, la sorellastra dal carattere provocatorio, ma che si rivelerà migliore di quanto si poteva pensare all'inizio. Ed è proprio nel rapporto con questi personaggi, tutti in balia di debolezze e manie, che don Carlo si metterà in discussione.

Parlando di Io, loro e Lara l'attore ha detto che “oggi la Chiesa può contare su nuovi sacerdoti che si sono formati con una mentalità più aperta. E questo è un bene. Sono meno dogmatici e usano molto il buon senso, pur senza tradire il loro credo. Ne ho consciuti molti e quelli che mi sono sembrati più solidi sono i sacerdoti che hanno avuto una dura esperienza missionaria. Perché sono entrati nelle vere problematiche della vita non occidentale”.

Ma cosa pensa di papa Francesco? Per Verdone il papa è “un uomo sicuramente alla mano con un carattere di ferro e delle idee molto solide. Mi piace. Sta portando la Chiesa a un contatto pià diretto con la gente”.

E qual è la chiesa che ama frequestare? “La chiesa di San Salvatore in Onda in via dei Pettinari a Roma. Lì si sono sposati i mieri genitori e tutti i miei zii. E io ho voluto far battezzare i miei figli in quella piccola chiesa situata di fronte alla casa paterna. Quando entro mi si materializza dinanzi tutta la mia famiglia. Ed è bellissimo”.

Guarda la videointervista a Carlo Verdone in cui parla della passione per il cinema e fa la hit parade dei suoi film e personaggi preferiti


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