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Iniziativa sessuale delle ragazze nei confronti dei ragazzi: libertà o vuoto?

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David Mills - pubblicato il 08/01/15

La liberazione sessuale propagandata dai media e dal femminismo è davvero fonte di liberazione?

Tre ragazze di una scuola privata di Chicago, due ricche e una povera, tutte appartenenti a famiglie disgregate, decidono che sono stanche di essere fragili e sfruttate dagli uomini e iniziano a costringere i ragazzi a fare sesso con loro, minacciandoli con un'arma. Il piano non funziona, sono infelici, la loro amicizia finisce e le cose iniziano ad andare fuori controllo, com'è tipico in questo tipo di film.

Il film in questione è una produzione indipendente chiamata The Smokers. L'ho visto qualche anno fa in un videonoleggio e sono stato contento che altri potessero ancora vederlo, visto che la maggior parte di questi film era quasi scomparsa. La storia, credo, doveva essere una commedia, ma il film evocava situazioni troppo reali per essere divertente: sappiamo molto bene, alla fin fine, che intorno a noi ci sono centinaia di migliaia di giovani donne esattamente uguali alle tre ragazze del film – infelici, confuse e disperate. E le giovani perse nell'oscurità non fanno ridere.

La ricerca di potere sessuale da parte delle ragazze mostrava solo quanto fossero impotenti. Le due che avevano avuto rapporti sessuali sono finite male: una è rimasta con un'apparente avversione al sesso e con il senso di colpa per aver ucciso un ragazzo, l'altra ha portato la colpa per l'omicidio commesso dalla prima. I loro atti sessuali avevano dato loro poco piacere e nessuna gioia. La ragazza che nel film non aveva fatto sesso ha finito per riconoscere il valore di un brav'uomo che si preoccupa per lei. Il racconto alla fine indica che si sposa con lui e vive felice per sempre.

Questo film è una specie di invito a pensare alla verginità. Pochi giorni dopo averlo visto per la prima volta, The New York Times ha pubblicato un articolo che elogiava, anche se in modo un po' ambivalente, le giovani donne sessualmente aggressive la cui sofferenza era stata esposta nel film. “Da Sadie Hawkins, le adolescenti sono corse dietro ai ragazzi e hanno flirtato con loro, ma ora stanno iniziando il contatto più intimo, a volte perfino il sesso, in modo più aggressivo, in base ai racconti di molti psicologi ed editori di riviste e di altri adolescenti”, diceva l'articolo.

Come avviene di solito con la maggior parte delle storie su presunte tendenze sociali, è difficile sapere se è proprio una tendenza e, nel caso in cui lo sia, quanto è significativa e a quali adolescenti si applica. L'autore dell'articolo citava dichiarazioni di adolescenti ed esempi della cultura pop, in particolare della musica, ma i dati statistici menzionati mostravano una diminuzione dell'attività sessuale nell'adolescenza. Alcuni degli adulti citati nell'articolo vedevano nelle giovani donne sessualmente espansive un'espressione di “uguaglianza e fiducia”, uno dei più grandi “frutti del femminismo”. Usavano con frequenza allarmante la parola empowerment. Atoosa Rubenstein, editrice della rivista CosmoGirl, ha affermato che “le madri hanno detto alle ragazze di entrare nel consiglio studentesco e nel mondo del lavoro, e quel messaggio di incentivo alle conquiste si è trasformato in qualcosa che è passato a definire tutta la loro vita. E loro l'hanno applicato anche correndo dietro ai ragazzi”.

Ma la questione non si limita al fatto che le ragazze “assedino” i ragazzi per sentirsi abbastanza fiduciose in se stesse. La questione riguarda anche ciò che questi adolescenti fanno nei loro incontri. Atoosa Rubenstein risponde: “Se è una ricerca sessuale, è una cosa che spetta alla ragazza”.

Spetta alla ragazza… La scelta di compiere un atto che lascia conseguenze profonde e indelebili dal punto di vista morale, spirituale, emotivo, sociale e in generale fisico deve spettare a una bambina che non è ritenuta competente a votare, bere o decidere se vuole andare o meno a scuola. Se questa scelta porta a concepire un bambino, però, è ritenuta competente a ucciderlo. In molti Stati nordamericani, la bambina non può forarsi le orecchie senza il permesso dei genitori, ma in quasi tutti può farsi aprire e svuotare il ventre senza nemmeno avvisarli.

Spetta alla ragazza… E noi siamo indotti a pensare che sia una cosa positiva perché “prova” che è “fiduciosa” e empowered. Ciò che penso è che queste ragazzine sono così aggressive non perché hanno fiducia in sé, ma perché disperano. “Abbiamo paura di relazioni lunghe”, dice un adolescente intervistato. “I nostri genitori sono divorziati e noi non abbiamo mai visto una relazione lunga di successo. Le ragazze non vogliono pensare al sesso come a una cosa che ha a che vedere con l'amore, perché questo le farà soffrire. Il sesso è solo il segno più visibile che sentiamo della mancanza di 'collegamento'”.

Ai giovani viene insegnato presto che il sesso è inevitabile, ma anche che, alla fine dei conti, è insoddisfacente e porta inevitabilmente alla sofferenza. È la prima lezione che imparano con MTV, i talk show, Internet e le riviste per adolescenti sulla sessualità, come CosmoGirl. La seconda lezione la imparano con il divorzio dei genitori, con la fine del fidanzamento degli amici o di se stessi, con le malattie veneree e con gli aborti.

Sentono che in realtà non “spetta alla ragazza”. Possono anche ripeterlo, ma non è quello che provano. È più facile e sembra più sicuro tentare di mantenere relazioni che “non sono serie” o fingere di controllare la relazione. Alla fin fine, pensano i giovani, se non è seria non farà male…

The New York Times racconta il caso di una ragazza di 18 anni che ha affermato quanto segue: “Credo che il pensiero femminista che viene proposto alle ragazze fin da molto presto faccia sì che alcune persone valorizzino la necessità che le ragazze dominino vari settori della vita. E le ragazze possono pensare ora che è importante dominare anche nel rapporto sessuale. Questo fa sì che la ragazza abbia più controllo. 'Volevo che lui facesse questo', anziché 'Lui mi ha fatto fare questo'”.

Posso sbagliare, ma nell'ultima frase sento la voce di una giovane donna che parla a nome di altre e cerca di evitare la disperazione affermando che è lei a decidere le sue azioni, che è lei a decidere il proprio destino. Ma notate che si mostra passiva anche quando afferma di “avere il controllo”: “'Volevo che lui facesse questo', anziché Lui mi ha fatto fare questo'”. E osservate anche che, pur tentando di dire che ha il controllo dice “più controllo”, il che in questo contesto sembra indicare che in realtà non ha controllo su ciò che fa il ragazzo. È una frase che non suggerisce fiducia.

È l'espressione di una persona che ha fatto qualcosa che vorrebbe non aver fatto, ma sente che ha dovuto farlo. È la voce della disperazione, familiare a tutti noi in quella figura comica dell'impiegato che grida “Lei non mi può licenziare! Sono io che mi licenzio!” mentre esce agitato dall'ufficio del capo, con un po' di orgoglio salvo nonostante sia stato mandato via.

Questo non è affatto comico sulla bocca di ragazze che avrebbero dovuto essere tenute lontane dai pericoli e dalla sofferenza impliciti nella sessualizzazione precoce delle riviste adolescenziali; che dovrebbero essere libere dalla necessità di sforzarsi di essere aggressive; che dovrebbero crescere libere per scegliere ciò che vogliono fare senza pensare a cosa vogliono i ragazzi, fino a incontrare un giorno uomini che le amino davvero, che diano la vita per loro, che vivano con loro fino alla morte, ai quali poter offrire la propria sessualità liberamente e senza paura e con i quali poter avere e allevare i propri figli.

La cosa curiosa è che queste donne avrebbero molto più controllo sulla propria vita delle ragazze che il Times ha descritto con approvazione. Ciò che dà davvero potere a una persona è il controllo dei propri appetiti, dei propri istinti e dell'influenza ideologica che altri (e in particolare i media) esercitano su di lei. È il fatto di preservarsi dalla sofferenza di una sessualità vuota e schiavizzante che realmente “spetta alla ragazza” (e anche al ragazzo).

[Traduzione dal portoghese a cura di Roberta Sciamplicotti]

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