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Chi ti fa scoprire il paradiso unico che porti dentro

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padre Carlos Padilla - pubblicato il 08/01/15

In me c'è un luogo di cielo in cui Dio abita e dove molte volte non sto perché mi assento cercando nella corrente della vita vestigia di eternità
Affondare nell'alveo, immergerci nella vita nascosta. Bagnarci in quell'acqua profonda e piena di vita. Guardare al di là del visibile. Vedere con l'anima, con il cuore appassionato.
L'apparenza a volte ci inganna. Se ci fermiamo a questa, il mondo può essere grigio, tutto uguale, tutto monotono. Non vogliamo passare oltre rispetto alla vita. Ci soffermiamo con la nostra lente d'ingrandimento, con il nostro sguardo. Osserviamo tutto.
Guardare la vita con la lente d'ingrandimento è fondamentale per non perdere ciò che è importante. Per non giudicare la realtà senza conoscerla bene. La lente d'ingrandimento ci permette di conoscere meglio anche noi stessi. È decisivo.
Sapere chi sono io, quali talenti Dio ha messo nel mio cuore, a cosa servo, perché sto percorrendo questa strada. In questo luogo Dio vuole abitare, nella mia storia, nella mia terra. In quello spazio sacro che conosce anche Lui.
Quello spazio santo in cui molti uomini vanno a conoscerLo. Lì brilla il mio ideale personale, l'angelo nascosto nella roccia, quel sogno che Dio ha disegnato creandomi e che ora dorme, quel canto che compone con le mie povere note un po' stonate, quel tratto tracciato con il suo pennello preciso e nascosto sotto le mie forme indistinte.
Il cammino che in parte già possiedo e a cui in parte anelo, che sogno e intravedo; quel cammino in parte calpestato e in parte ancora desiderato, sconosciuto. Quell'ideale è il nome del mio tempio, del mio cuore, della mia vita sacra, toccata da Dio.
Il nome con il quale risuona tutto il mio essere, le mie fibre più profonde. Lì dove Lo conosco e dove riconosco me stesso. Lì, nel nascondimento nelle mie viscere, tutti e due stiamo creando, costruendo. Egli abita nella parte più sacra della mia vita.
Molte volte, però, non lo cerco, non lo incontro, scompaio dal suo fianco. Lo conosco? Come costruisco la mia vita, la mia casa, i miei sogni? Costruisco su di Lui, con Lui? Chi sono io in realtà?
Vogliamo costruire sulla roccia più profonda della nostra anima. A volte restiamo ancorati alla superficie. E la corrente della vita ci trascina. Nel più profondo del mio essere sono me stesso. Lì tutto ha una risonanza speciale, risuona con forza, tuttovibra.
È quello spazio santo sul quale bisogna costruire. Lì dove la vita acquista un colore più profondo e autentico. Lì dove sono da solo con Dio, senza dovermi difendere da nessuno.
In quel luogo santo incontro la mia verità e la verità di Dio sulla mia vita. La sua accettazione e il suo rispetto. Lì mi sento amato in ciò che sento e decido, in ciò che vivo e sogno, in ciò che amo e progetto. È il luogo in cui Gesù è la roccia sulla quale si fonda la mia vita.
In quel luogo santo abitiamo Dio e io. Lì, guardando attraverso la mia lente d'ingrandimento, vedo molto più di ciò che intuisco. Lì mi vedo e vedo il volto di Gesù. Il suo volto che mi guarda. In me, nel più profondo della mia anima, è nascosto il suo volto, l'impronta di Dio.
In me c'è un luogo di paradiso, di cielo, dove Dio abita e dove molte volte io non sto. Perché mi assento cercando nella corrente della vita vestigia di eternità. Volendo trattenere pigramente i minuti con le mie dita.
È necessario che torni a Lui. Siamo di Dio. Ma a volte si perde la bussola e ci lasciamo trasportare dalla corrente. Nella mia anima, guardando con la lente d'ingrandimento, c'è Dio. Torno lì. Lì riposo e torno a gettare l'ancora.
[Traduzione dallo spagnolo a cura di Roberta Sciamplicotti]

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