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«Il Diavolo ci allontana dalla luce della stella»

Nativity Scene – Presepe – Antoine Mekary – it

© Antoine Mekary / Aleteia

Massimo Introvigne - La nuova Bussola quotidiana - pubblicato il 07/01/15

L'esperienza dei Re Magi è quella dell'umanità che cerca la Verità di Dio

Nell'omelia per la Messa dell'Epifania, Papa Francesco ha proposto una meditazione sui Magi. Queste figure molto amate dalla tradizione popolare cristiana hanno un ruolo importante. Ci dicono qualcosa sull'intera storia del cristianesimo, sul cammino e sulle difficoltà dei popoli e delle nazioni – ostacolate da manovre mondane dietro cui si nasconde l'azione del Diavolo, di cui il Pontefice è tornato ancora una volta a parlare – per avvicinarsi alla verità e alla Chiesa. «Questi Magi venuti dall’Oriente», ha detto il Papa, «sono i primi di quella grande processione di cui ci ha parlato il profeta Isaia»: la processione dei popoli e delle genti verso Dio è il cristianesimo, «che da allora non si interrompe più, e che attraverso tutte le epoche riconosce il messaggio della stella e trova il Bambino». 

Chi erano i Magi? Sappiamo che «secondo la tradizione, erano uomini sapienti: studiosi degli astri, scrutatori del cielo, in un contesto culturale e di credenze che attribuiva alle stelle significati e influssi sulle vicende umane». Al di là delle complesse questioni relative al ruolo dell'astrologia nel mondo antico, «i Magi rappresentano gli uomini e le donne in ricerca di Dio nelle religioni e nelle filosofie del mondo intero: una ricerca che non ha mai fine». Ricerca di che cosa? La stella che vedono ci dice anche qualcosa della loro ricerca. I Magi cercano «la vera Luce: Lumen requirunt lumine, dice un inno liturgico dell’Epifania, riferendosi proprio all’esperienza dei Magi. Lumen requirunt lumine»: seguendo una luce essi ricercano la luce». La luce in molte tradizioni è simbolo del Divino, ma i Magi troveranno più di quello che cercano e sperimenteranno «il loro personale incontro con il vero Dio», cioè la novità del cristianesimo

Questa novità è subitoaccompagnata da «tante difficoltà», perché c'è un mondo delle tenebre, guidato dal Diavolo, che teme la luce e la combatte. Simbolicamente – e realmente – quando entrano nel palazzo di Erode i Magi «perdono la vista della stella – quante volte si perde la vista della stella! – e incontrano una tentazione, messa lì dal Diavolo: è l’inganno di Erode». Erode, «uomo del potere», «nell’altro riesce a vedere soltanto il rivale. E in fondo egli considera anche Dio come un rivale, anzi come il rivale più pericoloso». I Magi stessi sono tentati. «Nel palazzo i Magi attraversano un momento di oscurità, di desolazione, che riescono a superare grazie ai suggerimenti dello Spirito Santo, che parla mediante le profezie della Sacra Scrittura». A quel punto, «rivedono la stella». 

Ma una nuova tentazione li aspetta. Si trovano di fronte non a un re, ma a un bambino in unapovera mangiatoia. «Dopo quella di Gerusalemme, questa per loro fu la seconda, grande tentazione: rifiutare questa piccolezza». Ma si manifesta nuovamente «la grazia dello Spirito Santo che li aiuta: quella grazia che, mediante la stella, li aveva chiamati e guidati lungo il cammino, ora li fa entrare nel mistero. Quella stella che li ha accompagnati nel cammino li fa entrare nel mistero. Guidati dallo Spirito, arrivano a riconoscere che i criteri di Dio sono molto diversi da quelli degli uomini» I Magi sono così «modelli di conversione alla vera fede perché hanno creduto più nella bontà di Dio che non nell’apparente splendore del potere». 

Questa storia apparentemente molto semplice nasconde un immenso affresco della storia dei popoli.Tutti i popoli della Terra sono chiamati verso il Bambino, e possono trovare nello loro tradizioni stelle e segni che li indirizzano verso la verità che è Cristo. Ma trovano anche ostacoli: nel volto demoniaco di poteri che temono il Bambino perché svela la loro corruzione, dietro la quale si nasconde il Diavolo, e nell'orgoglio diffuso in tutte le culture che non accetta di abbassarsi di fronte alla «piccolezza» di Dio. Vale per i popoli chiamati a uno a uno nella storia al cristianesimo. Ma anche noi oggi siamo uno di questi popoli.  «E allora ci possiamo chiedere: qual è il mistero in cui Dio si nasconde? Dove posso incontrarlo?». Nel successo, nelle carriere, nei miti dell'efficienza e della ricchezza? «Il presepe ci prospetta una strada diversa da quella vagheggiata dalla mentalità mondana: è la strada dell’abbassamento di Dio, quell'umiltà dell'amore di Dio si abbassa, si annienta, la sua gloria nascosta nella mangiatoia di Betlemme, nella croce sul calvario, nel fratello e nella sorella che soffre».

All'Angelus il Papa ha ribadito che il «viaggio dell'anima» dei Magi oggi, in epoca di nuova evangelizzazione, riguarda tutti noi. Anche nei Paesi di antica evangelizzazione molti oggi sono in cammino, distanti dal Bambino di Betlemme. Ma «anche coloro che ci sembrano lontani dal Signore sono seguiti – o meglio ‘inseguiti’ – dal suo amore appassionato, dal suo amore fedele e anche umile». I Magi, si può dire, ce l'hanno fatta: «sono entrati nel mistero. Sono passati dai calcoli umani al mistero: e questa è stata la loro conversione», ha affermato Francesco nell'omelia. E la nostra conversione? «Chiediamo al Signore che ci conceda di vivere lo stesso cammino di conversione vissuto dai Magi. Che ci difenda e ci liberi dalle tentazioni che nascondono la stella. Che abbiamo sempre l’inquietudine di domandarci: dov’è la stella?, quando – in mezzo agli inganni mondani – l’abbiamo persa di vista». Ma questo implica «che troviamo il coraggio di liberarci dalle nostre illusioni, dalle nostre presunzioni, dalle nostre “luci”, e che cerchiamo questo coraggio nell’umiltà della fede e possiamo incontrare la Luce, Lumen, come hanno fatto i Magi».

QUI L'ORIGINALE

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