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Cinque Gesù: i quattro che inventiamo e quello che incontriamo

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Tom Hoopes - Aleteia - pubblicato il 06/01/15

Come evitare di fraintenderlo

“Senza la Chiesa, il nostro rapporto con Cristo sarebbe in balia della nostra immaginazione, delle nostre interpretazioni, dei nostri umori”, ha detto papa Francesco il 1° gennaio.

È senz'altro vero. Lo riscriviamo (come ne Il codice da Vinci), lo ripensiamo senza fede (come nelle opere scettiche di Bart Ehrman) o reimmaginiamo la fede senza la religione (come hanno cercato di fare i libri recenti di James Carroll e Bill O'Reilly).

Nella nostra testa vagano vari Gesù, e ho pensato che fosse utile dire quali sono. Non fraintendetemi. Non intendo elencare tutte le risposte sbagliate della gente alla domanda “Chi è Gesù?” e poi dare la risposta giusta. La verità è che io cado regolarmente in ciascuna di queste risposte sbagliate, e sospetto che accada anche ad altri.

Il primo Gesù: un amico immaginario particolarmente vivido e amorevole

Mia moglie e io siamo catechisti per la preparazione alla Cresima nella nostra parrocchia di Atchison (Kansas, Stati Uniti), e ho sempre iniziato il primo incontro dicendo: “Alzate la mano se questa affermazione è vera: Gesù è un amico immaginaro che vi abbraccerà ogni volta che ne avete bisogno”.

In genere almeno la metà delle mani si alza, e a volte quasi tutte. Sono orgoglioso dei miei studenti di quest'anno: nessuno ha alzato la mano, e anzi hanno protestato dicendo: “Signor Hoopes, non è immaginario”.

Ma anche la classe di quest'anno ha avuto un po' di problemi a capire che Gesù non ci abbraccia sempre: a volte è arrabbiato con noi, e a volte trattiene il suo amore per far sì che il nostro desiderio di lui sia più intenso.

La verità è che tutti noi a volte rendiamo Gesù una “coperta emotiva”, ma farlo è molto pericoloso. Gesù ha detto “Chi mi ama osserverà i miei comandamenti”, ma se il nostro Gesù è un amico immaginario da abbracciare questo non avrà senso e non avrà alcuna influenza su di noi. E il mondo accantonerà rapidamente questo Gesù come una nostra debolezza psicologica che non si condivide.

Il secondo Gesù: il sostegno morale alla mia ideologia

Viviamo in una società politicizzata, in cui le domande sul chi siamo per noi non sono più “Qual è la tua religione?” o “Da quale famiglia provieni”, ma “Qual è il tuo partito politico?”

In una società di questo tipo, ci troviamo nel pericolo costante di politicizzare Cristo. Una parte si convince che Gesù sia la base dei repubblicani, perché sono pro-vita (o almeno contro la diffusione dell'aborto) e contro la ridefinizione del matrimonio (almeno nell'ultima riunione di partito), un'altra è convinta che Gesù sia la base dei democratici perché sono contro la guerra (tranne quando sono loro a iniziarla) e a favore dei più piccoli (a patto che i più piccoli siano già nati, non troppo anziani e non lavorino in una fabbrica in Cina).

In questo fraintendimento riduciamo Gesù a uno dei tanti fattori che formano ciò che è più importante per noi: le nostre opinioni politiche. A questo Gesù non è permesso di sfidare queste opinioni, ma siamo tutti dalla sua parte quando le sostiene.

Il terzo Gesù è un talismano magico

Questo errore è compiuto sia da quanti vogliono evocare Gesù insieme alla religione che da quanti temono di opporsi a lui, ma altrimenti non ci fanno caso.

Per i religiosi, Gesù può diventare un genio della lampada che ha proposto di realizzare i nostri desideri all'unica condizione che li ripetiamo in continuazione con sentimento. Per quelli che non sono più praticanti, diventa una sorta di spauracchio: non ne teniamo grande conto, ma evitiamo di mancargli di rispetto per paura di cattiva sorte o rappresaglie misteriose.

In entrambi i casi, questo atteggiamento rende un terribile “disservizio” a Gesù, e alla fin fine distrugge la fede in lui. Se Dio per noi è “un fattorino per soddisfare i nostri desideri erranti”, per usare le parole memorabili di Bob Dylan, scopriamo rapidamente che è un fattorino davvero inefficiente. Se è una forza karmica alla quale non dobbiamo opporci, scopriamo presto che è una forza decisamente debole.

Il quarto è il Gesù apologetico

Un'altra trappola nella quale i cattolici attivi, che leggono i blog e difendono la Chiesa possono cadere facilmente è ridurre Gesù al passe-partout dell'apologetica: la figura che fa sì che le nostre argomentazioni abbiano un senso.

Scopriamo l'apologetica, realizziamo che la nostra fede non è assurda e questo rafforza la nostra vita e ci riporta per un po' in un rapporto con Dio. Il problema si verifica quando ci fermiamo a questo. Il nostro rapporto deve progredire dal “Finalmente 'colgo' Gesù. Egli mostra come la Chiesa abbia ragione e il mondo torto!” a “Gesù è vero, e bellissimo, e misterioso, e sia io che il mondo dobbiamo lottare per comprenderlo meglio”.

Alla fin fine, il Gesù apologetico non è diverso dal “Gesù storico” su cui gli scettici amano speculare: è un oggetto di studio umano, una figura affascinante ma remota del nostro intelletto.

Il quinto Gesù è il figlio di Maria – e la seconda Persona della Trinità

Come evitare i fraintendimenti? Purtroppo non riuscirò a riassumere il vero Gesù in poche frasi, ma nell'omelia del 1° gennaio papa Francesco ha fornito una chiave: “La nostra fede non è una dottrina astratta o una filosofia, ma è la relazione vitale e piena con una persona: Gesù Cristo”, il vero Dio che ha davvero condiviso la nostra umanità ed è davvero con noi nei sacramenti.

La verità è che i miei fraintendimenti su Gesù non sono tanto diversi da quelli su altre persone nella mia vita. Tendo a diffamare, idealizzare o accantonare anche mia moglie in vari punti della nostra relazione prima di ricordare che è fatta di carne e sangue. Il modo migliore di correggere la mia comprensione di mia moglie è trascorrere più tempo con lei – parlandole e ascoltandola. E succede lo stesso con Gesù.

Il problema con tutti questi fraintendimenti è che rendono Gesù un mezzo per raggiungere un fine piuttosto che un fine in sé. Non capiremo mai il vero Gesù fino a che non lo incontreremo laddove può essere trovato: nelle Scritture, nel tabernacolo, nel confessionale, nella comunità di credenti e negli insegnamenti della Chiesa.

[Traduzione dall'inglese a cura di Roberta Sciamplicotti]

//en.aleteia.org/religion/article/five-jesuses-the-four-we-invent-and-the-one-we-meet-5823484911419392

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