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L’esempio di Mamma Rosa nell’anno del Sinodo della Famiglia

Eurosia Fabris Barban

© Public Domain

Gelsomino Del Guercio - Aleteia - pubblicato il 04/01/15

Il 9 gennaio ricorre la memoria liturgica di Eurosia Fabris, donna vicentina diventata la prima beata del pontificato di Ratzinger

Il 9 gennaio ricorre la memoria liturgica di una madre speciale. E' Mamma Rosa, la prima beata del pontificato di Benedetto XVI. Donna di valori e virtù esemplari, Eurosia Fabris, questo il suo nome, è indicata come modello di una santità possibile a tutti, perché, da sposa e madre, è vissuta nella semplicità evangelica del dono di sé e del sacrificio per amore. Nel suo ricordo è stato elevato a santuario la chiesa della Presentazione del Signore a Marola, che custodisce le spoglie mortali della Beata Eurosia. 

AMANTE DELLA LETTURA
Eurosia nasce il 27 settembre 1866 a Quinto Vicentino, comune poco distante da Vicenza. I suoi genitori Luigi e Maria Fabris si trasferiscono nel 1870 a Marola, altro comune vicentino ed è qui che Rosina, come era chiamata in famiglia, frequenta solo le prime due classi elementari, prima di abbandonare l'istruzione e aiutare i genitori nei lavori dei campi. «In quegli anni in cui l'analfabetismo femminile superava il 75%, lei era stata fortunata per aver imparato a leggere, scrivere e fare i conti e la lettura da allora divenne la sua passione», spiega ad Aleteia il parroco del santuario don Dario Guarato.

L'INCONTRO CON CARLO
Rosina cresce nel clima cristiano della famiglia, si prefigge sempre la ricerca della volontà di Dio per il suo futuro. Nel 1885 quando Rosina ha 19 anni, accade una disgrazia nella casa dei suoi vicini. Una giovane sposa muore di un male incurabile, lasciando vedovo Carlo Barban di 23 anni, con due figliolette Chiara Angela e Italia di 20 e 4 mesi. Assieme a loro convivono il nonno Angelo anziano e ammalato e il fratello di Carlo ancora minorenne, Benedetto.

LA PRIMA ESPERIENZA MATERNA
«Una situazione tragica che colpisce profondamente la giovane Rosina – continua don Dario – e quando le chiedono di accudire la casa come domestica, accetta ben volentieri, concentrando soprattutto le sue cure alle piccole bisognose di affetto. Iniziano a chiamarla "mamma"». E intanto Carlo si sente sempre più legato a lei e le chiede di risposarla. Lei accetta, e il matrimonio si consuma il 5 maggio 1886. Rosa desidera avere delle creature, e, invocando l'intercessione della Madonna di Monte Berico, riceve il dono di avere numerosi figli, in tutti nove

I NOVE FIGLI E I TRE BAMBINI IN AFFIDO
Tre di loro muoiono in giovane età, tre si sposano e tre diventano sacerdoti. «Questo è il quadro della sua maternità – evidenzia il parroco di Marola – ma nel tempo Eurosia ha anche una terza esperienza di maternità, durante la prima guerra mondiale. Un'altra donna muore vicino casa sua, lasciando tre bambini. Il marito è al fronte. D'accordo con Carlo, mamma Rosa accoglie nella sua famiglia queste tre creature. In questo modo, la sua famiglia è formata da figli suoi, figli adottati e figli in affido». 

PATRONA DEI CATECHISTI
Famiglia e parroco sono le due "stelle comete" nella vita della donna vicentina. «Essendo istruita rispetto alla gran parte delle altre donne, il sacerdote dell'epoca la vuole come attivista in parrocchia e le chiede di collaborare nel ruolo di catechista. Una sensibilità verso gli altri che si manifesta anche nel quotidiano, formando una specie di scuola di taglio e cucito con le ragazze del paese che si preparavano al matrimonio. E durante le lezioni Rosa fa loro vere e proprie catechesi quotidiane o feriali. Furono questi i motivi per cui, nel 2009, l'allora vescovo di Vicenza Cesare Nosiglia, la proclamò patrona dei catechisti».

CARITA' E SOLIDARIETA'
Rosa ama esercitare la carità, la solidarietà ed ospita tante persone di passaggio nella sua abitazione. «Diceva sempre che bisogna dialogare con Dio, mettendoci al suo ascolto e stando attenti a quello che gli diciamo». Muore nel 1932, a 66 anni. «Ben presto – ricorda don Dario –  la devozione nei suoi confronti cresce e i figli, sentirono opportuno farla conoscere con la realizzazione di una prima biografia». 

LE 4 DATE AL SANTUARIO
La devozioni negli anni è aumentata sopratutto dall'estero. E da quando la chiesa che ospita i resti della Beata è diventata santuario, i pellegrinaggi si sono moltiplicati. «Durante l'anno abbiamo vari momenti per celebrare e diffondere la grandezza di questa donna – sottolinea il parroco – il 9 gennaio che è la data della sua festa liturgica, il 5 maggio giorno del suo matrimonio, il 27 settembre giorno del suo compleanno, il 6 novembre il giorno della sua beatificazione». 

UNA GUARIGIONE INSPIEGABILE
Mamma Rosa è considerata, tanto più nell'anno del Sinodo della Famiglia, «un esempio "globale", ben vista dalle donne, poiché essa stessa era una donna di famiglia e di parrocchia, e anche dagli uomini poiché moglie virtuosa. A lei è legata la notizia della guarigione di un tumore ad una donna del Wisconsin, negli Stati Uniti. Una sua amica chiese l'intervento di Mamma Rosa per la sua guarigione e la donna in effetti guarì dal cancro. E' in corso una Causa per attestare o meno il miracolo». 

MAMMA ROSA IN PAKISTAN
Il culto di Eurosia è diffuso anche in Pakistan grazie all'opera di due giovani Frati Minori Cappuccini, rimasti colpiti dal suo straordinario esempio di vita. Durante la loro missione nel paese asiatico sono impegnati nella diffusione della sua figura attraverso incontri, processioni, gruppi di catechesi e di preghiera, arrivando persino a stampare il suo volto su alcune t-shirt diffuse tra le comunità cattoliche. 

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