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Cerchiamo tante certezze che possiamo dimenticare ciò che conta: l’amore

God and the True Freedom of Christ Isaac Torrontera – it

Isaac Torrontera

padre Carlos Padilla - pubblicato il 02/01/15

Spesso viviamo contrapposti a Dio, agli uomini, a noi stessi, alla nostra storia, al nostro modo di essere, ai nostri limiti

L'altro giorno ho visto un'opera teatrale dal titolo Enfrentados (Contrapposti), nella quale un sacerdote anziano affrontava l'opera di educare e salvare la vocazione di un seminarista perché credeva in lui, nel diamante grezzo nella sua anima.

Fin dall'inizio dell'opera i due mostravano atteggiamenti del tutto contrapposti. Come due realtà inconciliabili. Come in quelle discussioni quasi teatrali in cui le due posizioni non trovano punti di incontro. Perché le due parti non li cercano. Perché non si ascoltano.

In quest'opera, le due posizioni sono chiare fin dall'inizio. Il sacerdote anziano è sicuro della sua vita, del suo cammino, delle sue parole. Saldo nei suoi punti di vista, come colui che sembra aver trovato tutte le risposte.

E il pubblico, noi, ci mettiamo dalla sua parte. Egli conosce le risposte e questo ci dà sicurezza. Apparentemente non ha paura. Calpesta la roccia salda. Spesso nella vita temo di sentirmi così. Troppo sicuro di me stesso, troppo protetto nelle mie risposte, troppo saldo nelle mie posizioni.

Mi fa paura parlare di più e ascoltare di meno. Mi fa paura trasformare le mie parole in dogmi e pretendere di mettere a tacere chi nutre dei dubbi.

Ciò che è certo è che non tutto è una certezza nel sacerdote anziano. In un passo dell'opera dice: “Le risposte arrivano lentamente. E quando credi di avere la risposta, la tua vita ti cambia la domanda”.

Egli stesso finisce per confessare i propri dubbi. Dietro la sua apparente fermezza mostra il suo lato debole. Riconosce di avere più domande che risposte. Nella vita in genere è così. Ma questo ci spaventa. Il dubbio e il fatto di non avere tutte le certezze del mondo ci spaventano. Ci fa paura chi la pensa diversamente, perché minaccia la stabilità.

L'opera sembrava condurre a un cammino sicuro. Il seminarista, pieno di domande ribelli, di atteggiamenti poco eleganti, con modi da educare, è colui che non ha niente da insegnare e tutto da imparare. Il sacerdote educato e sicuro sembra non aver nulla da imparare e molto da insegnare.

La fine ci sembra evidente. Il padre educherà il figlio. Il figlio accetterà le regole e tacerà. Forse nasconderà parte del suo passato per non essere espulso. Tutto per raggiungere un buon risultato. Può fare molto bene come sacerdote. Se arriva a ripulire il diamante grezzo. Ma l'opera alla fine ci sorprende.

Tutti i dubbi non trovano risposte. Le paure di fronte all'insicurezza restano nell'anima. Il sacerdote anziano riconosce alla fine dell'opera: “L'incontro con questo seminarista mi ha portato a incontrare nuovamente Cristo”.

Questo sviluppo non è quello che ci si aspettava. Lascia domande aperte. Pone dubbi. Forse lascia sconcertato qualcuno. Non sembra il finale più ortodosso, ma parla delle cose importanti. Dell'incontro profondo con Cristo. Dell'amore profondo. Del senso della vita. Cerchiamo tante certezze che possiamo dimenticare la cosa più importante: l'amore.

La notte di Natale pensavo che Gesù viene a portare luce alla nostra vita. Pensavo alle nostre paure e all'insicurezza nell'inginocchiarci davanti a una grotta.

Spesso viviamo contrapposti a Dio, agli uomini, a noi stessi, alla nostra storia, al nostro modo di essere, ai nostri limiti. Cerchiamo certezze e dimentichiamo di amare di più Dio.

Mi piacerebbe avere il cuore aperto, disposto a imparare e non tanto a mettersi in cattedra. Mi piacerebbe che Dio nascesse nel più profondo della mia anima, per costruire sulla sua roccia ferma. Mi piacerebbe che la sua pace vivesse nei miei silenzi.

[Traduzione dallo spagnolo a cura di Roberta Sciamplicotti]

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