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Cuba: Proprietà Restituite alla Chiesa

Chiesa cubana

© TERRE D'AMERICA

Terre D'America - pubblicato il 29/12/14

Il processo è iniziato verso la fine del 2009, sottotraccia come la mediazione di Francesco tra Obama e Castro
di Andrea Bonzo

Sono più di una dozzina le proprietà a tutt’oggi riconsegnate dalle autorità cubane alla Chiesa e tutto lascia pensare che altre ne seguiranno dopo la nuova fase apertasi con il disgelo con gli Stati Uniti.

Il processo di restituzione di immobili – chiese, innanzitutto, ma anche case parrocchiali, terreni e altri edifici espropriati dal governo dopo la revolución – è iniziato verso la fine 2009, sottotraccia come la mediazione di Francesco tra Obama e Castro. E secondo fonti ecclesiastiche dell’isola ha visto come protagonista quello stesso cardinal Jaime Ortega y Alamino che ha avuto un ruolo di primo piano anche nella svolta di queste settimane. L’occasione per iniziare a parlare di restituzione delle proprietà sarebbe stata la trattativa – condotta, con l’appoggio del governo spagnolo, proprio dalla chiesa cubana nel 2010 – per liberare un gruppo di dissidenti.

“È un gesto molto positivo da parte delle autorità”, ha commentato ad AP padre José Félix Pérez, segretario aggiunto della Conferenza di vescovi cattolici di Cuba. “In qualche modo restituire ciò che appartiene alla chiesa genera un clima di fiducia”.

Il processo di restituzione – oltre a varie chiese minori – include anche diverse proprietà di valore, come la cappella dell’antica Università di Santo Tommaso di Villanueva, a ovest dell’Avana o due chiese di Santiago di Cuba, San José Obrero e San Benito. Ma forse il vero fiore all’occhiello è la chiesa dell’antico Collegio dei Padri Gesuiti, un imponente edificio nella città di Cienfuegos, 250 chilometri a sud-ovest dalla capitale.

Lo stato di conservazione di questi immobili lascia a desiderare. Ragione che fa pensare che dietro la restituzione ci siano anche motivi economici: il governo cubano non avrebbe le risorse per mantenere edifici in rapido deterioramento, usati dopo la loro espropriazione negli anni ‘60 per le attività più disparate: come magazzini, forni, mense operaie o scuole.

A di là delle questioni economiche, vero è che la valenza politica delle restituzioni è innegabile e va vista nel solco di un processo di riavvicinamento iniziato già dagli anni ’90 e che – rispetto ai primi anni di revolución, quando sacerdoti venivano inviati a lavorare nei campi e nelle chiese si nascondevano armi di gruppi anticastristi – era culminato nella visita di Giovanni Paolo II nel 1998 e in quella di Benedetto XVI nel 2012.

Una chiesa, quella cubana, che rimane però critica nei confronti del governo e che non smette di chiedere maggiore accesso all’istruzione o ai mezzi di comunicazione. Ciò nonostante, e quasi a voler segnare ulteriormente il cambio di passo, oltre alle restituzioni in corso le autorità cubane hanno per la prima volta autorizzato la costruzione di due nuove chiese, che sorgeranno una nella zona orientale dell’isola ed un’altra in quella occidentale. I fondi per costruirle? Pare arriveranno – guarda caso – da cattolici degli Stati Uniti.

QUI L’ORIGINALE

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