Se è così – e fortunatamente non è sempre così –, allora cosa ci resta? Trovare quello specchio pulito e originale in cui vedere il vero senso e il significato corretto della nascita di Gesù.
Senza voler essere esaustivi e in base a ciò che sappiamo, com’è avvenuta la nascita di Gesù? In primo luogo, Gesù è venuto in questo mondo in un posto semplice e povero. Forse oggi questi valori non sono più conosciuti. Una società opulenta e incancrenita per l’interazione tra denaro e potere, potere e denaro, forse non comprende la povertà di spirito, né la semplicità nella vita di una persona umile.
Cosa ci serve per essere felici? In secondo luogo, Gesù nasce nella solitudine. Giorno dopo giorno, constatiamo che sempre più persone vivono sole e tristi. E non solo persone anziane, ma anche adolescenti e bambini! Accade questo proprio in un’epoca storica caratterizzata dalla comunicazione.
Possiamo comunicare via messaggi, o WhatsApp, ma forse nessuno sa qual è il tono della voce, o i movimenti del volto della persona che sta comunicando “in solitudine”. E questo senza parlare né riflettere sul silenzio, sul vuoto, sulla vita delle persone che sprecano la propria, senza fare né pensare a nulla, davanti allo schermo di un computer, o sul narcisismo che ha portato a malattie come l’anoressia, la vigoressia, ecc.
Gesù nasce infine avvolto nell’amore. In quella famiglia c’era amore. Erano circondati da povertà e solitudine, ma erano pieni d’amore. Cosa possiamo dire della nostra società attuale?
Facciamo qualcosa davvero per amore? E detto questo, ci siamo mai chiesti sinceramente se possiamo vivere senza amore?
In quale specchio ci stiamo guardando? Per essere sinceri, questo terzo specchio non è un’utopia, ovvero un “non luogo”? E se non è un’utopia, non è una sfida per noi cercare il nitido e pulito Specchio di Gesù dentro di noi, nelle nostre famiglie, nei nostri amici, nel nostro prossimo che è il nostro fratello davanti agli uomini e davanti a Dio?
[Traduzione dallo spagnolo a cura di Roberta Sciamplicotti]