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Perché dobbiamo imparare a tacere?

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Felipe Aquino - pubblicato il 24/12/14

Chi parla senza prima imparare nel silenzio rischia di insegnare cose errate

“C'è chi tace, perché non sa che cosa rispondere, e c'è chi tace, perché conosce il momento propizio” (Siracide 20,6)

Notate come Dio ha creato la natura silenziosa, calma e produttiva. Non sentiamo e non vediamo la pianta crescere, ma cresce senza sosta, nel silenzio. Una foresta intera cresce senza far rumore. È nel silenzio che la natura produce le sue meraviglie: il fiore che si apre, la farfalla che lascia il bozzolo, la frutta che matura, il bambino che si sviluppa, i trilioni di stelle che brillano… La natura non ha fretta.

Tutto avviene nel silenzio, come in una bella sinfonia. È a causa del silenzio che tutto esiste: la musica nasce dal silenzio; l'arte nasce dal silenzio; l'ispirazione, la poesia e la bella musica nascono dal silenzio. Dove finiscono le parole inizia la musica. L'ascoltiamo perché facciamo silenzio; e ci supera.

Chi osa parlare senza imparare nel silenzio rischia di insegnare cose errate. L'autore dell'“Imitazione di Cristo”, il monaco Tommaso da Kempis, ha detto che “nessuno parla con sicurezza se non chi sa tacere”. La saggezza ci viene dalla meditazione e dalla preghiera, e queste due realtà possono avvenire solo nel silenzio. Il silenzio degli uomini a volte è più vicino alla verità delle loro parole.

Gli uomini si spendono tanto in parole da non capire il silenzio di Dio. Egli parla nel silenzio. È nella misura in cui l'anima riceve nel silenzio che poi dà nell'attività. Madre Teresa di Calcutta ha detto che “più riceviamo dal silenzio della preghiera, più ci doniamo a una vita attiva. Abbiamo bisogno del silenzio per toccare le anime”.

Il religioso che non ha imparato a tacere, a meditare e a pregare finisce per cadere nell'attivismo malato e frustrante. Può anche seminare con abbondanza, ma il seme è sterile, non dà frutto.

La pace divina nel cuore degli uomini è così rara perché non sanno incontrare Dio nella propria anima, in silenzio. E nessuno tocca il cuore degli uomini e li arricchisce senza prima “rifornire” se stesso con una vita interiore in Dio, nel silenzio. Per essere aiutati spiritualmente, gli uomini non hanno bisogno di semplici uomini, ma di “uomini di Dio”. Solo quelli che sono forti per il contatto con l'“ospite dell'anima” possono andare senza paura e saldi incontro alle creature per soccorrerle, ci insegna Raul Plus.

Jorge Duhamel voleva creare il “Parco nazionale del silenzio”. Purtroppo la nostra era di macchinari non ci lascia apprezzare il silenzio, e il nostro cuore si stanca perché non entra in se stesso.

L'amore si esprime più con il silenzio che con le parole. È saggio saper tacere fino al momento giusto per parlare. André Maurois ha detto che gli uomini temono il silenzio come temono la solitudine, perché entrambi danno loro una visione del terribile vuoto della vita. Ma questo vuoto può essere riempito solo quando, nel silenzio e nella meditazione, troviamo la sua causa e ci rafforziamo per superarlo. È la medicina che l'uomo moderno non compra in farmacia.

Molti nel mondo si agitano e rompono il prezioso silenzio. C'è un proverbio tedesco che dice: “La miglior risposta alla collera è il silenzio”. Voltaire avvisava i cortigiani del re francese che “a corte l'arte più importante non è quella di parlar bene, ma quella di saper tacere”.

Il fatto che il silenzio è d'oro spiega perché è tanto raro. La Parola di Dio dice che “c'è chi tace, perché non sa che cosa rispondere, e c'è chi tace, perché conosce il momento propizio” (Siracide 20,6).

Ghandi insegnava che il silenzio fa parte della disciplina spirituale di un seguace della verità. “Mi sento come se fossi stato fatto per il silenzio”, diceva. Qualcuno osservando un sordomuto ha detto che accanto a lui si percepisce come siano poche le parole che meritano di essere pronunciate.

[Traduzione dal portoghese a cura di Roberta Sciamplicotti]

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