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Un regalo di Natale per 700 cristiani di Gaza

curé de gaza – it

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curé de gaza

Gelsomino Del Guercio - Aleteia - pubblicato il 23/12/14

Potranno recarsi a Betlemme per le festività. Il patriarca Twal: nella Striscia grande unità tra i fedeli, ma tanti bambini non hanno neppure una grotta come quella di Gesù dove dormire

Settecento cristiani di Gaza quest'anno hanno ricevuto da Israele il permesso per raggiungere Betlemme e celebrare la solennità del Natale nel luogo dove è nato Gesù. Ma saranno molti di meno, precisa Vatican Insider (23 dicembre) quelli che potranno effettivamente raggiungere la città della Cisgiordania, viste le difficoltà quotidiane condivise dai cristiani di Gaza alla fine di un anno segnato nella Striscia dall'intervento militare israeliano che ha provocato migliaia di morti. Il periodo in cui i permessi sono validi i permessi per spostarsi verso la Cisgiordania va dal 19 dicembre al 19 dicembre. Il documento sarà valido per gli under 16 e per gli over 35. Per coloro che hanno tra 16 e 35 anni sarà necessario un ulteriore visto, a testimonianza delle rigidità dei controlli.

LA PICCOLEZZA DI GAZA
All'Agenzia Fides (22 dicembre) il Patriarca di Gerusalemme dei latini, Fouad Twal, che domenica 21 dicembre ha compiuto una visita pastorale a Gaza e ha celebrato la Messa nella parrocchia della Sacra Famiglia, spiega: «Ho trovato la nostra Chiesa unita, con i nostri fedeli che vivono una comunione forte anche con i cristiani ortodossi. A Gaza non trovi la grandezza del mondo e la potenza effimera del mercato. C'è la piccolezza custodita dal Signore. Un piccolo gruppo di anime segnate da circostanze difficili e dolorose, che pongono la loro speranza in Gesù. E' l'immagine del vero Natale».

SE LA GROTTA E' UN LUSSO
Partendo da quello che ha visto a Gaza, il patriarca Twal allarga il suo sguardo alle prove vissute dalle popolazioni in tutto il Medio Oriente: «Ci ha sempre commosso leggere nei Vangeli che Maria e Giuseppe non hanno trovato posto nell'albergo, e che Gesù Bambino è nato in una grotta. Oggi, tra i milioni di rifugiati, ci sono tanti bambini che si augurerebbero di poter dormire in una grotta come quella in cui è nato il Salvatore. Per loro sarebbe quasi un lusso».

EFFETTO PAPA FRANCESCO
Monsignor William Shomali, vescovo ausiliare di Gerusalemme e vicario patriarcale per la Palestina, ascoltato da Agensir (22 dicembre), è ottimista: «Si sono avuti un numero di permessi in aumento rispetto al passato», spiega il vescovo, che si potrebbe spiegare «con un effetto Papa Francesco, dopo la sua visita di quest’anno. Anche se nessuno lo dice. Speriamo che tutti coloro in possesso del permesso possano muoversi liberamente e che non ci siano problemi di spostamenti soprattutto ai check point. Moltissimi nostri cristiani non vedono da anni familiari e parenti a causa del Muro israeliano».

CAPITALE DELLA CRISTIANITA'
Sarebbero, invece, 200 i palestinesi che potranno partire direttamente dall’aeroporto di Tel Aviv invece che da quello di Amman. Betlemme, dunque, si appresta a diventare per le prossime due settimane la capitale della Cristianità. «La città è piena di luci e sono davvero tanti i pellegrini in arrivo qui – dichiara monsignor Shomali – tuttavia se la loro presenza è per l’economia della città e di tanti nostri fedeli una vera boccata di ossigeno, questo non deve farci dimenticare la gravità della situazione in cui versa la città che è tappezzata da grandi poster che recitano ‘Tutto ciò che vogliamo è giustizia’».

IN 500 DALLA CISGIORDANIA A GAZA
Ma non ci sarà solo uno spostamento da Gaza verso Betlemme, scrive Adn Kronos (19 dicembre), infatti sono 500 i cristiani palestinesi che vivono nella Cisgiordania e ai quali sarà permesso di entrare nella Striscia di Gaza per visitare i parenti dopo un controllo della sicurezza. Per facilitare i movimenti delle persone durante il periodo natalizio saranno anche estesi gli orari di apertura dei valichi di frontiera.
Nel 2009 erano circa 50mila i cristiani che vivevano nei Territorio palestinesi, di cui circa 30mila nella Striscia di Gaza e 127mila arabi cristiani in Israele.

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