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Aborto, donne, gay, perché la Chiesa deve guardare al presente

Cardinal Cottier

© Public Domain / Il Timone

Gelsomino Del Guercio - Aleteia - pubblicato il 23/12/14

Il cardinale Cottier in "Selfie" rilancia un adeguamento del Magistero. E di Bergoglio dice: non è un demagogo, ma il suo consenso rischia di non durare

«Testimone del Concilio, insigne teologo della Casa Pontificia, scelto da Giovanni Paolo II, e da lui creato cardinale, ad età veneranda; gli sono passate tra le mani le Encicliche e i testi dottrinali di tre pontificati, ha scritto decine di libri». Così Monica Mondo tratteggia il porporato emerito George Cottier, protagonista del suo libro-intervista "Selfie – Dialogo sulla Chiesa con il teologo dei tre papi" (edizioni Cantagalli).

ATEI E IDOLI
Cottier, oggi 93enne, in questo percorso vissuto accanto ai papi, da Paolo VI a Giovanni Paolo II, e con lo sguardo rivolto oggi su Francesco, affronta i temi più spinosi del Magistero. A partire dal rapporto tra ateismo, idolatria e fede. «Dio non è un nome, perché Dio è persona – premette il teologo – l’importante è non mettere al posto di Dio qualcos’altro. È questa l’idolatria, e infatti la Bibbia non parla quasi mai di ateismo, ma di idolatria. Se l’uomo è infedele al vero Dio si crea un Dio sostitutivo, e può anche incontrare chi gli testimonia un Dio sbagliato». Quindi, sentenzia Cottier, l’esperienza non basta, perché «è difficile discernere quello che sperimentiamo».

I RIMORSI DEI KAMIKAZE
L’ateismo, pertanto, «ha giocato con le illusioni religiose, pensiamo a fenomeni attuali come il fanatismo fondamentalista. Le religioni di per sé portano la pace, diceva Giovanni Paolo II, ma tra i grandi focolai di guerra, di odio, ci sono anche le deviazioni religiose. Ci sono i kamikaze, che credono di liberare la loro coscienza dai rimorsi, con un crimine per cui loro stessi perdono la vita e che permette di ottenere il martirio. Fanno certamente un’esperienza, che è appunto un termine ambiguo, e come cristiani sappiamo che il demonio è un abile suggeritore».

IL MISTERO DELLA CROCE
Il cuore della questione è che «noi cristiani diciamo che Dio è amore, invece l’esperienza dell’umanità è opposta. Siamo degli illusi? La risposta non è filosofica, è della fede. La filosofia può porre il problema, ma la risposta è il mistero della croce. Dio ha permesso il male per fare della sua croce lo strumento della nostra redenzione e l’espressione suprema dell’amore. È un grande mistero».

RIPENSARE ALL'ABORTO
Il teologo Cottier si spoglia dal suo "abito", per analizzare in modo molto pragmatico temi etici e diritti degli individui. Sulle questioni di bioetica è critico: «C’è una debolezza delle convinzioni cristiane in questo campo, un cedimento nella coscienza diffusa del popolo, anche perché non si è saputo sempre spiegare e far capire. Questa coscienza dev’essere sostenuta da veri maestri. Dobbiamo riconoscere che l’opinione pubblica dominante è cambiata». L'aborto, per esempio, «era accettato dalla legge civile come un’eccezione in casi estremi, come la violenza o il rischio per la salute della madre (questa non è mai stata però la posizione della Chiesa). Ma oggi l’aborto è diventato un diritto della donna sul suo corpo e anche se la legge è rimasta la stessa, apparentemente, non è vero, ha mutato anima e si allargano le sue maglie senza confini».

EREDITARIETA' DEGLI OMOSESSUALI
Sugli omosessuali si spinge anche oltre: «Ci sono molte sofferenze tra queste persone, dei veri drammi umani. Occorre che ci sia prudenza, che ci sia rispetto, e anche a mio parere un riconoscimento per quel che riguarda l’ereditarietà, ad esempio». Le persone omosessuali «hanno tutti i diritti della persona e devono essere rispettate. Se sono cristiane, aiutate a vivere pienamente il Cristianesimo. Ma il papa non ha mai approvato il matrimonio omosessuale, che non è un vero matrimonio, anche se queste coppie possono avere dei diritti, come nel caso dell’ereditarietà. In quest’ambito c’è poi una gravissima non considerazione del diritto dei figli ad avere un padre e una madre».

RISPETTARE IL CELIBATO DEI PRETI
Il "no" è netto anche per il matrimonio dei religioso. «Nella Chiesa cattolica il celibato è proprio del rito latino, abbiamo anche preti sposati nelle Chiese orientali, ma fin dall’inizio il celibato consacrato è stato considerato una ricchezza spirituale. Dopo alcuni secoli la Chiesa ne ha fatto una regola. C’è anzitutto un problema pedagogico, ovvero far capire bene ai seminaristi il valore della verginità: l’amore cristiano, in tutti i campi, non è senza sacrifici».

DONNE "INFERIORI" NELLA CHIESA
Senza peli sulla lingua è anche la posizione di Cottier sul ruolo delle donne nella Chiesa. Parla di un ruolo di «inferiorità». «Una sua riduzione ad ancella e custode c’è, il machismo è esistito, nella società, nella cultura, anche nel mondo ecclesiastico». Ma la condizione di inferiorità della donna «è un peccato, una deformazione della mentalità dovuta al peccato, non solo all’ignoranza. Cristo ha scelto come discepoli degli uomini, ma ha dato alle donne un ruolo immenso, in totale rottura con la mentalità del tempo: sono le predilette, le testimoni dei suoi miracoli, e del più grande, la Resurrezione».

COME MARIA E LA MADDALENA
Gesù, spiega, «ha reso onore a sua mamma, e con lei a tutte le donne, ha esaltato la Maddalena, e non l’ha fatto per caso… ma le ha donate alla Chiesa; la Chiesa cattolica senza la Madonna e senza la Maddalena è impensabile. Il ruolo di Maria è più alto di quello degli apostoli, di qualsiasi santo». Così, nella vita della Chiesa, il cardinale non esclude che «alcune responsabilità ecclesiali non sono legate al sacerdozio, all’ordine dell’episcopato e potrebbero essere affidate di più ai laici e alle donne».

LA SPIRITUALITA' DI PAOLO VI
Il teologo elogia Paolo VI: «Si sta scoprendo ora la sua spiritualità, la sua acuta intelligenza, la sua opera pastorale attenta e ricchissima a Milano, dove fu vescovo per dieci anni». Emblematici i suoi gesti ecumenici: «Lui ha voluto istituire i diversi dicasteri che ancora sussistono, per il dialogo tra cristiani, con gli Ebrei, i membri delle religioni non cristiane, i non credenti. Penso al viaggio a Gerusalemme, l’abbraccio con Atenagora».

WOYJTYLA E L'INGANNO DEL COMUNISMO
Mentre Giovanni Paolo II è più di un papa che l'ha voluto cardinale. «Aveva una forza morale speciale nel difendere i capisaldi della dottrina. Per esempio la sua posizione di fronte alla teologia della liberazione, che fu mal compresa. Aveva ben chiaro, lui che ci era passato, che il comunismo non era la soluzione ai problemi del mondo, ma un ulteriore inganno. Che non si trattava di amore per i poveri, ma di soggezione a un’ideologia che domina e sfrutta anche i poveri»

GIOVANNI PAOLO II E FRANCESCO
Per Cottier c’è una sintonia di modi e di intenti tra Giovanni Paolo II e Francesco. «Quanto a umanità, ma naturalmente ognuno ha un passato alle spalle, una storia propria. Anche papa Francesco ha lottato, con un altro tipo di lotta, per spostare l’attenzione della Chiesa da un’Europa considerata finora come centrale per aprirsi doverosamente ai problemi del resto del mondo. Pensiamo solo che oltre un miliardo di persone vive nelle favelas, in condizioni miserabili. Bisogna sopportare questa realtà come una fatalità o lottare? Il papa ha scelto la seconda strada».

IL CONSENSO DI BERGOGLIO
Su Francesco, però il cardinale fa un'analisi tutt'altro che superficiale. Sostiene che «gli applausi e il consenso non dureranno, o almeno, rischiano di non durare. Bisognerà approfondire quello che il papa dice e scrive, per capirlo e seguirlo davvero». La formula che ha usato spesso, dell’andare «verso le periferie esistenziali», mette in guardia i cristiani dal «ripiegamento su di sé».

NE' UN DEMAGOGO, NE' UN AGITATORE
«Il tempo che dedica ai sacerdoti – sentenzia Cottier – quel che dice del ministero loro e del vescovo, del suo, quanto a stile di vita, che dev’essere conforme al Vangelo, riprende un’idea manifestata con forza da Giovanni Paolo II, nella "Tertio millennio ineunte", quando parlava dello scandalo di comportamenti sbagliati e ammoniva che se non c’è testimonianza cristiana rimane solo controtestimonianza». Francesco, secondo il teologo, «sa parlare al popolo, ha un dono straordinario per predicare alla folla, ma non è un demagogo, un agitatore». I commenti agli Angelus, le catechesi del mercoledì «toccano davvero il cuore della fede».

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