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Qual è la storia dei regali di Natale?

A little girl with closed eyes on Christmas Day

© Natalia Deksbakh/SHUTTERSTOCK

Roberta Sciamplicotti - Aleteia - pubblicato il 18/12/14

Martyne Perrot ce lo spiega in un libro
“Il regalo di Natale. Storia di un'invenzione” è il libro scritto da Martyne Perrot per aiutarci a scoprire l'origine di questa usanza ormai diffusissima.
Nel testo, pubblicato dalle edizioni Dehoniane, l'autrice ricorda come il regalo di Natale sia stato “inventato” a metà del XIX secolo, nel momento in cui “l’industria nascente lascia i bambini poveri nelle strade e confina i piu ricchi in appartamenti signorili, pieni di oggetti e di tappezzerie”.
Apparentemente recente, questa storia affonda però le radici in un racconto molto antico: quello del periodo monarchico dell’antica Roma, quando nasce il termine “strenne”, strenae in latino, la festa  dell’anno nuovo che si celebrava alle calende di gennaio, in stretta relazione con Strenia, la dea 
A meta del XIX secolo, il termine “strenne” era onnipresente, convivendo con l’espressione  “regali di Natale” prima che quest'ultima prendesse il sopravvento a partire dalla fine del secolo. Le strenne, ricorda la Perrot, avevano “una particolarità poco comune nel mondo degli oggetti: cadono dal cielo! E quest’origine soprannaturale è importante. Rinvia a un mondo leggendario, quello nel quale, durante il pericoloso periodo del solstizio d’inverno, i bambini erano simbolicamente minacciati, come attestano il folclore e le credenze popolari. Accovacciato  nella grande notte occidentale, a volte il pericolo era incarnato dagli stessi donatori, la cui lunga schiera nasce nella mitologia europea e nella storia di alcuni santi cristiani”.
Il passaggio dalle strenne ai regali di Natale si è basato su un altro fenomeno sociale concomitante, il progresso della borghesia, che ha fatto del Natale uno dei grandi raduni annuali della famiglia, trasformando progressivamente la festa religiosa in una celebrazione profana.
La progressiva scomparsa delle strenne, ricorda a Perrot, ha avuto due conseguenze importanti: “da una parte, essa precisa la loro funzione, tradizionalmente offerte ai domestici e alle cosiddette 'professioni subalterne', nelle famiglie aristocratiche e borghesi – e i cui beneficiari sono oggi generalmente il postino o il portiere; dall’altra, permette di distinguere chiaramente le strenne dai regali di Natale, scambiati nell’intimita di famiglie riunite, per l’occasione, attorno al bambino, che diventa cosi il 'protagonista' della festa”.
A partire dalla meta del XIX secolo, la storia delle strenne diventa quella di una pratica commerciale, confondendosi con la storia dello sviluppo dei grandi magazzini.
Le strenne hanno i loro strumenti per imporsi alla clientela borghese, sottolinea la Perrot: “i cataloghi occupano un posto privilegiato. Ben illustrati, destinati soprattutto alle madri, costituiscono, con i cartelloni l’arma pubblicitaria preferita dai grandi magazzini”, “ma sono probabilmente le vetrine di Natale ad aver maggiormente contribuito, nell’ordine del dispositivo promozionale, alla nascita del rito dei regali di Natale”.
È poi “un’altra innovazione, materiale e simbolica al tempo stesso, a favorire il consolidamento e  il perfezionamento della nozione di regalo di Natale: la confezione, la cui introduzione risale alla  fine del XIX secolo. Prima di allora i regali erano visibili”, al massimo erano impacchettati con carta bianca o nocciola chiaro. L’invenzione della carta dipinta, del cellofan e dei nastri brillanti e colorati ha subito un enorme successo e assicura lo sviluppo di un’industria fiorente. “Offrire l’opportunità di uno svelamento improvviso e curare l’effetto sorpresa era voler accentuare  l’emozione prodotta dal regalo in quanto tale”.
Ma chi offre i regali di Natale? Dal XVI secolo questi doni, quando vengono fatti ai bambini dai loro familiari, fanno appello a “mediatori creati dalla fantasia degli uomini, dalle loro credenze pagane o religiose”, ricorda la Perrot.
Nonostante la varietà, questi personaggi si possono classificare in tre grandi gruppi: santi e personaggi biblici; fate e streghe; anziani, con alcune caratteristiche comuni come “la vecchiaia, la generosità, la capacità di viaggiare nell’aria, un animale che li porta e li accompagna (asino, renne, cavallo alato), la benevolenza e il suo contrario, la malevolenza (Père Fouettard [il castigamatti], l’orco), il mistero delle origini e quello della comparsa notturna”.
“In che modo, a partire da questi molteplici personaggi, nati nella grande notte dell’inverno occidentale, Babbo Natale è diventato l’ultimo avatar?” 
Gli storici, gli studiosi del folclore e gli antropologi che hanno tentato l’avventura concordano su alcuni punti, uno dei quali è San Nicola, che appare a tutti come uno dei principali distributori di regali, “dietro al quale si nascondono molte figure ancestrali, magiche e precristiane: fate, orchi, diavoli, streghe, santi dell’Asia Minore, dei antichi, celtici, e altri personaggi medievali”.
Dalla prima metà del XVI secolo, è San Nicola che nella notte tra il 5 e il 6 dicembre porta ai bambini buoni che lo aspettano in famiglia, portera noci, nocciole, mele e figure in pan di spezie, anche se a volte viene rappresentato anche come un personaggio cattivo e spaventoso.
Quando riesce ad abolire il culto dei santi, “la Riforma luterana mette fine alla tradizione dei regali  offerti ai bambini in quel giorno da San Nicola. Ormai, nelle regioni protestanti della Germania,  sarà Christkindl – di cui si attribuisce generalmente l’invenzione a Martin Lutero – a portare i regali, non più il 6 dicembre ma nella notte di Natale.
Naturalmente questo divieto di festeggiare San Nicola non si impone facilmente, e non impedisce al teologo tedesco di annotare, alla data del 6 dicembre 1535, nel suo quaderno delle spese per i bambini e i domestici: 'Regali di San Nicola'”. A sua volta, la Controriforma influenza l’abbandono di San Nicola, tollerando ormai unicamente Gesu Bambino, il Christkindl, come distributore di regali.
E Babbo Natale? Si impone nel XIX secolo, ma all'inizio è smunto, magro, a volte scalzo nella neve e spesso rivestito di un saio marrone e sbiadito, e “non resisterà a lungo ai grandi magazzini,  alla ferrovia e soprattutto a Santa Claus, la figura gioviale e generosa che si sta preparando nel  Nuovo Mondo”, che “beneficiando di una promozione commerciale fino ad allora inedita, si impone in tutta Europa all’indomani della seconda guerra mondiale”.
Ecco quindi l'omaccione che conosciamo tutti che porta i doni ai bambini, diventati i protagonisti del Natale, ritenuto “un diritto del bambino”, “quello di avere una vera festa familiare e quello di ricevere dei regali”.
Al giorno d'oggi i regali arrivano anche sotto altre forme, come Internet, che hanno sovvertito le regole dello scambio classico e il suo significato rituale. “Il regalo di Natale appena ricevuto può essere rivenduto su Internet, scambiato, lasciato in deposito in conto vendita”.
“È sorprendente”, conclude la Perrot, “vedere come le reti sociali impongano a poco a poco una logica completamente diversa del regalo e del contro-regalo fra partner anonimi, sparsi all’infinito sul web, che un giorno sostituirà forse in modo definitivo il cielo stellato della notte di Natale, dal quale cadono ancora, per i bambini sognatori, regali magici e meravigliosi”.

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