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Il ruolo fondamentale della Vergine Maria nella vita di un omosessuale

A depressed man – it

© Lloyd Morgan / Flickr CC

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La Croce - Quotidiano - pubblicato il 16/12/14

Al seno di una madre, figli dello stesso Padre

di Eliseo del Deserto

Maria ha un ruolo fondamentale nella vita di ogni cristiano, ma specialmente in quella di un omosessuale.

Sia per chi non accetta la propria omosessualità, sia per chi ne va fiero, è possibile, se non necessario, un percorso di accettazione di sé, una riscoperta della propria identità e l’apprendimento di un modo equilibrato di relazionarsi sia con gli uomini sia con le donne.

Spesso nei percorsi psicologici a sostegno di persone omosessuali egodistoniche, che vivono con sofferenza le proprie pulsioni omosessuali e vorrebbero riscoprire la propria identità maschile ed eterosessuale, si pone come obiettivo primario quello di risanare il rapporto con le persone dello stesso sesso; i maschi dovrebbero quindi avere per psicoterapeuta un uomo, un gruppo di amici maschi, una figura di riferimento paterna, giocare a calcio, buttarsi a capofitto in attività maschili. A volte queste proposte sembrano a chi affronta questo cammino di conoscenza di sé, difficili come scalare l’Everest.

Se è vero che spesso nella persona con pulsioni omosessuali ci sono ferite che riguardano il rapporto con gli uomini, è altrettanto vero che in questa relazione c’è stata una figura femminile, a volte ansiosa e soffocante, altre volte castrante, spesso estremamente critica nei confronti della figura paterna. In ogni caso una protagonista assoluta (non a caso le icone gay sono sempre delle prime donne): la madre.

Ecco che Maria diventa fondamentale. Maria è la madre dell’umanità, la serva del Signore, la donna umile per eccellenza. Il suo compito è portarci al Padre. Lei viene a risanare il rapporto primario, sulla base dei quali si impronteranno tutti gli altri rapporti (anche quello con se stessi): quello con la madre.

Noi omosessuali per primi spesso concentriamo il nostro desiderio e la nostra attenzione sugli uomini pensando che da loro potremmo ricevere l’affetto che ci è mancato. Per anni ho desiderato un padre spirituale ed ho cercato uno psicoterapeuta maschio pensando che mi avrebbero aiutato, ma inizialmente quando li trovavo non ero a mio agio: con i maschi non ero abituato ad esprimermi, e nella relazione ero sottomesso e diffidente, questo non creava empatia, ma piuttosto antipatia. Successivamente, nel mio percorso di crescita, sono state fondamentali invece delle figure materne. Gradualmente queste donne mi hanno insegnato ad avere fiducia negli uomini dai quali mi sentivo ferito, mi hanno insegnato ad ascoltarli, quindi a conoscerli, sono state il punto di riferimento per creare nuove amicizie maschili e trattandomi da uomo mi hanno fatto scoprire chi ero.

Anche le sorelle sono figure molto importanti. Mi sono sempre identificato molto con mia sorella e mi sentivo sempre attratto dagli uomini di cui lei si innamorava. Il rapporto con mia sorella è cambiato quando lei si è sposata, quando ci siamo confidati e abbiamo scoperto di aver sofferto per le stesse dinamiche familiari, ripercorrendo insieme il nostro passato, alla luce del percorso terapeutico che stavamo facendo entrambi. L’uno a fianco all’altro senza sentirsi in competizione per un solo piatto di pasta. Anche Maria è madre e sorella, non solo ci partorisce a vita nuova, ma ci sta accanto come una sorella con cui confidarci.

Vi racconto un’altra cosa. I maschi omosessuali hanno spesso una fissazione per i pettorali. Mi ricordo che anch’io, nelle mie prime esperienze sessuali, ciò che cercavo immediatamente era il petto di un uomo. Un terapeuta mi disse: “Il gesto di attaccarsi al seno è tipico del neonato verso la madre. Lei sembra cercare in un uomo quello che il bimbo cerca nella madre”. Forse che a mancarmi sia stata prima di tutto una madre? Come i neonati, quando hanno fame, non trovando il seno della mamma, si attaccano alla prima cosa che incontrano vicino alla bocca, forse anch’io stavo cercando mia madre e non mio padre? Mia madre ha voluto inconsciamente difendermi da mio padre, molto duro e burbero, quando era lei la prima ad averne paura. Mi ha reso suo alleato contro mio papà facendoci diventare nemici. Così mi ha privato non solo di mio papà, ma anche di una mamma, perché non sono stato trattato da figlio: il mio affetto era la posta in gioco della loro battaglia privata.

Là dove gli inevitabili limiti umani dei nostri genitori, inconsapevolmente, non ci hanno donato ciò che ci sarebbe servito, Maria viene in nostro soccorso. La mia storia è costellata di episodi in cui la Madonna si è fatta presente in modo speciale, anche se io non ho mai avuto una grande sensibilità Mariana. Mi verrebbe più spontaneo ricercare Gesù, eppure nei momenti cruciali della mia vita era presente Lei. Gesù ovviamente non si nega, ma ripetutamente mi dona sua madre, una donna. È proprio dalla Croce e nel massimo della sua sofferenza che Lui fa all’apostolo che ama questo immenso regalo, quasi a ricordarci che nelle nostre croci anche noi possiamo appoggiarci a Maria.

Che il dono più bello per noi sia rinascere tra le braccia di Maria e nutrirci al suo seno, così da crescere in età, sapienza e grazia, come figli di un solo Padre.

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