Nel libro di Giovanni Santambrogio si fondo insieme parole e immagini, riflessione teologica e bellezza artisticaProviamo a sederci accanto al presepe: un bambino, una madre e un padre riflettono tutta l’umanità. Un’esperienza umana, remota e intensa, ci spalanca la porta alla profondità dell’amore di Dio e soffia via la polvere dell’indifferenza quotidiana che lo nasconde. Ecco il miracolo del Natale: un bambino in una culla, davanti al mondo; l’Incarnazione che ci risveglia alla vita, dipana il groviglio dei fili della vita e ridona la luce ai colori originali del disegno di Dio.
Un salto indietro nel tempo ci riporta alle prime testimonianze sul Natale, nel IV secolo: fino al 354 infatti, la Natività veniva celebrata insieme alla festa dell’Epifania. A distinguerle, introducendo la data del 25 dicembre, sarebbe stato papa Liberio. A Roma, dove il pontefice aveva fatto erigere anni prima la basilica dell’Esquilino, s’iniziò a chiamare la chiesa di Santa Maria ad Praesepe, mentre la più antica raffigurazione natalizia si trova affrescata nelle catacombe di san Sebastiano. Esistono poi numerosi sarcofagi sui quali la scena della nascita di Gesù fa coppia con l’adorazione dei Magi. Fonte di ispirazione per gli artisti sono i Vangeli di Luca e Matteo e, in seguito, anche le narrazioni apocrife, in particolare il Protovangelo di Giacomo e dallo Pseudo-Matteo.
Il desiderio di entrare di persona nella trama del mistero suggerisce a Francesco d’Assisi l’idea di rappresentare l’incarnazione nella grotta di Greccio, dove il 25 dicembre del 1223 il presepe riproduce il teatro dell’evento: nella notte di Betlemme, in quel preciso momento, Cristo era un bambino, entrato nel mondo attraverso il grembo di una donna. Uno di noi. La Verità si veste della concretezza della vita e prende il respiro della quotidianità con forme comprensibili da tutti, tanto che ognuno può scoprirsi al centro della chiamata del Vangelo ed entrare nell’Avvenimento da protagonista. Nei secoli a venire il presepe si affermerà non solo come rappresentazione artistica, ma anche come manifestazione domestica: la Chiesa stessa invita a far nascere Cristo nella propria casa, per sentirlo più vicino.
L’annuncio a Maria, la nascita di Gesù nella mangiatoia, l’apparizione degli angeli ai pastori nelle campagne intorno a Betlemme, l’adorazione dei Magi: sono i momenti salienti dei Vangeli dell’infanzia, i testi forse più noti e amati dal popolo cristiano, ma anche i soggetti di innumerevoli cicli di affreschi, quadri e sculture che hanno illustrato e interpretato il mistero dell’incarnazione del Figlio di Dio e che nei secoli tra il Duecento e il Cinquecento trasformano le mura delle chiese in libri aperti. Mistero e teologia, quando parlano il linguaggio dell’arte, trovano nelle immagini la via più accessibile per arrivare al significato ultimo della vita e per mostrare all’uomo il volto dell’eternità. La verità appare nella concretezza della quotidianità con forme comprensibili da tutti, tanto che ognuno può scoprirsi al centro della chiamata del Vangelo.
In questa direzione, con una sapiente scelta nello sterminato repertorio disponibile, Giovanni Santambrogio propone nel suo libro “Lo stupore del Natale” (Àncora Editrice) opere di autori universalmente noti come Lotto, Caravaggio e Dürer, ma anche di “minori” come Sano di Pietro, e analizzandole a fondo, ne offre una rilettura intensamente teologica, in cui il linguaggio del bello diventa via verso la comprensione del mistero divino.
Nella prefazione al libro, firmata dal filosofo Umberto Galimberti, si legge: «Questo libro di Giovanni Santambrogio infrange la ripetizione di una festa, che ogni anno ricorre, con la dimensione estatica dello stupore. Uno stupore che ci sorprende nel gioco vertiginoso delle parole e delle immagini, dove la riflessione teologica viene accompagnata dalla bellezza dell’arte, che non sta alle scansioni del discorso, perché la bellezza, come scrive Thomas Mann, a differenza della teoria, “trafigge”».
E prosegue Santambrogio: «La bellezza è in tutta l’esistenza. Il cammino verso la bellezza parte da qualsiasi occasione. certo il Natale offre un’opportunità eccezionale. La bellezza avvolge tutto il mistero, ogni cosa ne parla con stupore e meraviglia. Beato Angelico, Lotto, Caravaggio, Gherardo delle Notti, Sano di Pietro, Tintoretto, Dürer hanno dipinto la verità fino nelle sfumature perché hanno dialogato con essa, l’hanno conosciuta e frequentata. con i loro quadri ci hanno regalato una presenza per affrettare i passi verso il cuore della bellezza. Accostiamoci senza timori al Natale, entriamo nella grande opera d’arte dipinta dal creatore. Lasciamoci rapire dalla bellezza che fa splendere la verità. Abbracciamo il Natale. Viviamo il nostro presepe».
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Giovanni Santambrogio è giornalista e scrittore. Laureato in Scienze politiche all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, vi ha insegnato “Teoria e tecniche del linguaggio giornalistico” nella Facoltà di Lettere e Filosofia; poi docente di “Storia del giornalismo” alla Scuola di Giornalismo della Cattolica e alla Scuola di Giornalismo di Perugia. È un collaboratore storico del quotidiano economico-finanziario Il Sole-24 Ore, dove ha lavorato a lungo e diretto il prestigioso supplemento culturale Il Sole-24 Ore Domenica. Ha pubblicato numerosi libri dedicati all’arte e all’inconografia cristiana editi da Àncora, De Agostini, Morcelliana. È autore di Lezioni di giornalismo (La Scuola) e coautore della Storia del giornalismo italiano (Utet).