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La comunicazione secondo Bergoglio

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ANDREAS SOLARO

Chiara Santomiero - Aleteia - pubblicato il 15/12/14

Nell’udienza agli operatori dell’emittente cattolica TV 2000 papa Francesco dà 3 criteri per il ruolo del comunicatore

I media cattolici hanno una missione molto impegnativa nei confronti della comunicazione sociale che devono cercare di preservare da “tutto ciò che la stravolge e la piega ad altri fini”. Propaganda, ideologie, fini politici o di controllo dell’economia e della tecnica sono spesso usate per manipolarla e in questo si gioca la responsabilità dei media cattolici e degli operatori: papa Francesco, nell’udienza al personale dell’emittente della Conferenza episcopale italiana TV 2000 ha dettato tre criteri per il ruolo del comunicatore.

RISVEGLIARE LE PAROLE ovvero del coraggio di parlare con franchezza
 “Ciò che fa bene alla comunicazione – ha affermato papa Francesco – è in primo luogo la parresia, cioè il coraggio di parlare con franchezza e libertà. Se siamo veramente convinti di ciò che abbiamo da dire, le parole vengono. Se invece siamo preoccupati di aspetti tattici, il nostro parlare sarà artefatto e poco comunicativo, insipido”. La libertà si esprime anche nella distanza da mode, luoghi comuni, formule preconfezionate, che “alla fine annullano la capacità di comunicare”. “Risvegliare le parole”: ecco, secondo Bergoglio, il primo compito del comunicatore.

APRIRE E NON CHIUDERE
La comunicazione, in secondo luogo, deve evitare sia di “riempire” che di “chiudere”. Si “riempie” quando si tende a “saturare la nostra percezione con un eccesso di slogan che, invece di mettere in moto il pensiero, lo annullano”. Si “chiude”, invece, quando, – e probabilmente il papa pensa anche al ruolo eccessivo che gli attribuiscono i media sia in positivo che in negativo – “invece di percorrere la via lunga della comprensione, si preferisce quella breve di presentare singole persone come se fossero in grado di risolvere tutti i problemi, o al contrario come capri espiatori, su cui scaricare ogni responsabilità”. Diventa allora frequente l’errore di “correre subito alla soluzione, senza concedersi la fatica di rappresentare la complessità della vita reale”, errore proprio di una comunicazione che è “sempre più veloce e poco riflessiva”. Il secondo compito del comunicatore, allora, è quello di “aprire enon chiudere”.

PARLARE ALLA PERSONA TUTTA INTERA

Parlare alla persona tutta intera”: ecco il terzo compito del comunicatore. Stando beni attenti a scansare quelli che il pontefice ha già indicato come “i peccati dei media”: la disinformazione, la calunnia e la diffamazione. Sembrerebbe più grave la calunnia, ha detto papa Francesco a braccio, ma nella comunicazione è "più grave la disinformazione perchè spinge a dire la metà delle cose, e questo porta a non potersi fare un giudizio preciso sulla realtà”. In assoluta controtendenza rispetto ai diktat odierni dei moderni comunicatori, secondo Bergoglio “una comunicazione autentica non è preoccupata di ‘colpire’”. “L’alternanza tra allarmismo catastrofico e disimpegno consolatorio, due estremi che continuamente vediamo riproposti nella comunicazione odierna – insiste il pontefice – , non è un buon servizio che i media possono offrire alle persone”. Occorre parlare “alle persone intere: alla loro mente e al loro cuore, perché sappiano vedere oltre l’immediato, oltre un presente che rischia di essere smemorato e timoroso del futuro”.

LA CULTURA DELL'INCONTRO

“Risvegliare le parole, aprire e non chiudere, parlare a tutta la persona – riassume papa Francesco che ha rivolto un incoraggiamento a Tv 2000 impegnata in una fase di ripensamento e riorganizzazione – rende concreta quella cultura dell’incontro, oggi così necessaria in un contesto sempre più plurale”. Con gli scontri, ha aggiunto ancora a braccio il papa "non si va da nessuna parte. La cultura dell'incontro è un bel lavoro per voi". Ma “ciò richiede – ha concluso il pontefice augurando Buon Natale a tutti gli operatori e alle loro famiglie riuniti in Aula Paolo VI ringraziandoli per l'onestà personale e professionale con la quale sono a servizio della Chiesa – di essere disposti non soltanto a dare, ma anche a ricevere dagli altri”. Bergoglio ha affidato, infine, tutti alla Madonna che, ha detto "è stata il comunicatore più importante perchè ha comunicato la notizia più importante".

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