Visita alla parrocchia di san Giuseppe all’Aurelio: “La vera gioia di Natale non è nel consumismo”
Alla vera gioia di Natale non basta un "bel pranzone", che pure è una cosa buona, nè il consumismo è la strada migliore per preparare la festa, così che arriviamo in ansia al 24 dicembre dicendo "mi manca questo, mi manca quello. Questa non è la vera gioia cristiana". A una manciata di giorni dal Natale papa Francesco, all' ottava visita in una parrocchia romana, lancia da S. Giuseppe all'Aurelio il suo appello per una festa che abbia più a che fare con la gioia cristiana che con la corsa ai regali.
Tre sono i passi per prepararsi in modo degno al Natale elenca Bergoglio: "preghiamo in questi giorni, rendiamo grazie a Dio e poi pensiamo 'Dove posso andare a portare sollievo a chi soffre?'. L'aiuto agli altri. Così arriveremo unti al Natale di Cristo, l'Unto". Bisogna ringraziare per tutte le cose buone che la vita ha donato e non fare come "suor Lamentela", sorride il papa ricordando il soprannome dato dalle consorelle a una religiosa da lui conosciuta, una di quelle persone che "non sanno ringraziare Dio" e "trovano sempre qualcosa di lamentarsi". Il cristiano non può vivere così, con "la faccia amareggiata, inquieta. Mai un santo o una santa ha avuto una faccia funebre".
La vera gioia il vescovo di Roma la manifesta proprio quando visita le parrocchie e incontra le persone. Si intravede il sorriso già dai finestrini della Ford Focus che si ferma davanti al cancello della parrocchia del quartiere di Primavalle, a poche fermate di metro da Città del Vaticano. Il pontefice passa carezzando i bambini e "intercedendo" per quelli che piangono: "piange perchè ha paura…". Prende molto sul serio la domanda di Luca, il "prescelto" tra i ragazzi del catechismo che affollano il cortile: "in primavera faremo la Prima Comunione: tu ricordi la tua?". La ricorda sì, 70 anni fa precisi, quando ancora si osservava un digiuno strettissimo, nemmeno una goccia d'acqua, prima di comunicarsi. E più tardi, incontrando i 60 bambini battezzati entro l'anno, ricorda anche il battesimo, 8 giorni dopo la nascita, com'era l'uso allora. Poichè il suo compleanno è il 17 dicembre – "Buon compleanno, Santità" augura uno dei cartelli preparati dalla parrocchia – , il suo battesimo è stato il proprio il giorno di Natale. "Non allontanate i bambini che 'disturbano' dalle chiese – dice ai genitori dei neonati -. Il pianto di un bambino è la migliore predica. Può essere come la voce di Dio".
Molti bambini anche nel breve incontro con alcune famiglie rom che fanno riferimento alla parrocchia e per le quali papa Francesco auspica lavoro, oltre che "pace e speranza". Nessun accenno, invece, alle vicende criminose di Mafia Capitale che in questi giorni hanno messo in luce gli affari e la corruzione che hanno speculato anche sulla pelle di nomadi e immigrati.
Ai 61 malati e ai loro accompagnatori che incontra nella Cappella degli Oblati di san Giuseppe, la Congregazione a cui è affidata la parrocchia, Bergoglio esprime il ringraziamento per "la testimonianza di pazienza e amore" che offrono alla Chiesa: "voi – afferma abbracciandoli tutti, uno per uno – siete la vera forza della Chiesa". Nel corridoio che separa la Curia Generalizia dagli edifici parrocchiali, Francesco saluta 20 religiosi oblati. "Qui siamo in maggioranza del secolo scorso ma dobbiamo guardare avanti con speranza" scherza il pontefice riferendosi all'età avanzata di alcuni dei presenti.
Tutti ringrazia dell'accoglienza "calorosa" e a tutti chiede di non dimenticarsi di pregare per lui, come lui porterà tutti nelle sue preghiere.
"Tenimm' o' core int' o' zzucchero" afferma nel saluto il parroco, padre Giuseppe Lai, per esprimere la grande gioia che la visita del pontefice reca a tutta la comunità parrocchiale e usa l'espressione della sua terra natia, la Sardegna, "benieniu siada", per dire l'augurio che l'incontro possa ancora ripetersi. Ricorda che il fondatore degli Oblati di san Giuseppe, Giuseppe Marello – "da cui abbiamo ereditato un grande amore per la Chiesa -, ha origini astigiane come Bergoglio: in effetti, il santo, canonizzato da Giovanni Paolo II nel 2001 e da lui additato come esempio di "instancabile e silenziosa operosità a favore dei giovani e degli abbandonati" ha trascorso la fanciullezza a san Martino Alfieri, paese nativo della bisnonna paterna dell'attuale pontefice, Maria Bugnano, e non lontano da Portacomaro, il paese da cui i Bergoglio emigrarono prima a Torino e poi in Argentina. Padre Lai sottolinea come le attività pastorali siano attente alle necessità di poveri e immigrati alle cui pressanti richieste si viene incontro anche grazie "al Suo aiuto, tramite la elemosineria, anche se non si riesce a raggiungere tutti".
"Pregate, rendete grazie, andate ad aiutare gli altri", ripete di nuovo papa Francesco prima di congedarsi al termine della celebrazione eucaristica ravvivata dal colore chiaro dei paramenti per la domenica Gaudete. E soprattutto: "Non dimenticate la gioia".